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“Vorrei”, Tagore e la tenera insicurezza dell’amore

Nella poesia “Vorrei” Rabindranath Tagore esprime con grande delicatezza il timore del rivelare il proprio amore

Una poesia dolce e delicata quella di Tagore. “Vorrei” racconta i timori e le insicurezze vissute dal poeta che non sa se rivelarsi o meno alla donna amata. Per questo motivo, rivela Tagore, si comporta in modo opposto a quello che vorrebbe, la paura di non essere compreso o essere deriso fanno nascere in lui un dolore persistente che tenta di nascondere dietro alle parole.

“Vorrei”

Vorrei dirti le più profonde parole d’amore,
ma non oso, per timore che tu rida.
Ecco perché mi burlo di me stesso e del mio segreto.
Derido il mio dolore per paura che tu faccia lo stesso.
Vorrei dirti le parole più vere,
ma non oso, per paura che tu rida.
Ecco perché mento, dicendo il contrario
di quello che penso.
Rendo assurdo il mio dolore per paura che tu
faccia lo stesso.
Vorrei usare le parole più preziose
che ho riservato per te, ma non ne ho il coraggio;
temo che non si comprenda il loro valore.
Ecco perché ti parlo con durezza,
e vanto la mia forza brutale.
Ti faccio del male per paura che tu
non conosca mai cosa sia il soffrire.
Vorrei sedermi vicino a te in silenzio,
ma non ne ho il coraggio:
temo che il mio cuore mi salga alle labbra.
Ecco perché parlo stupidamente
e nascondo il mio cuore dietro le parole.
Tratto crudelmente il mio dolore
per paura che tu faccia lo stesso.

La paura di non essere ricambiati

Tagore in questa poesia parla del timore di non essere ricambiati in amore. Una relazione quella descritta nel componimento che non riesce a farsi capire, una comunicazione assente di sentimenti e sensazioni che trapelano fitti in questi versi. “Vorrei dirti le parole più vere, / ma non oso, per paura che tu rida” chi mai riderebbe di parole vere e profonde? Quanta insicurezza ci trasmette Tagore in questa poesia! E quanta tenerezza c’è nello scoprire che a volte, certi comportamenti sono dati semplicemente da un senso di inadeguatezza e paura. Ma l’amore è fatto anche di questo: incomprensioni e fraintendimenti, paure e imbarazzi. Il grande passo sta proprio nel superare tutto ciò, ponendo fiducia nell’altro.

Il dolore dell’incomprensione

Tagore, tuttavia, ci dice di soffrire. È un dolore che tiene nascosto e camuffa parlando con durezza e vantando la sua forza brutale. Un dolore dato dall’incapacità di agire, dall’incapacità e dalla paura di ammettere questo sentimento all’amata che riesce però a rivelare in poesia. Quanti di noi hanno vissuto una situazione simile? In quanti hanno taciuto per paura di non essere corrisposti o di non essere presi sul serio? I sentimenti hanno diritto d’espressione e dovremmo sempre prendere il giusto coraggio per riuscire ad esprimerli, chissà mai che non siano ricambiati.

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Rabindranath Tagore

Poeta, drammaturgo, musicista e filosofo indiano nato a Calcutta nel 1861 e morto a Śānti Niketan, Bolpur nel 1941, Rabindranath Tagore è considerato una delle figure più rappresentative dell’India moderna, si fece portavoce di un messaggio di armonia universale che valica i confini tra razze e popoli. Tra le sue opere più note Gītāñjali, e Śiśu. Nel 1913 ricevette il premio Nobel per la letteratura. La ricca e geniale produzione letteraria di Tagore comprende opere in bengali, tradotte in gran parte dall’autore stesso in lingua inglese. Ha trattato vari generi letterari, dalla lirica filosofica e religiosa a scritti di soggetto sociale e politico, dalla drammatica alla letteratura narrativa.

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