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Salvatore Quasimodo, “Uomo del mio tempo” poesia contro tutte le guerre

“Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo una poesia contro tutte le guerre e che nutre speranza nelle nuove generazioni.

In occasione della Giornata Mondiale contro i Test Nucleari, che si celebra il 29 agosto, vogliamo proporvi Uomo del mio tempo, la poesia di Salvatore Quasimodo.

La poesia vuole donare un segno di speranza contro la follia di coloro che ancora oggi non hanno compreso il pericolo della guerra, del nucleare.

Allo stesso tempo denuncia la barbarie umana che malgrado l’evoluzione non ha compreso il senso della distruzione.

Purtroppo, le armi e gli arsenali nucleari, anziché, essere dismessi, sono sempre al centro degli interessi delle super potenze internazionali e non solo. Stiamo assistendo alla continua minaccia di un conflitto nucleare.

Una geniale contemporanità

Uomo del mio tempo rivela una geniale contemporaneità. Siamo ancora oggi sull’orlo del baratro, dove gli uomini sembrano orientati all’auto distruzione. 

La poesia compare come ultimo componimento nella raccolta “Giorno dopo giorno” del 1946.

I versi di Uomo del mio tempo  nascono dalle atrocità della Seconda Guerra Mondiale.

Un monito alle nuove generazioni alla rinuncia della guerra, un appello di pace e fratellanza perché ciò che è accaduto non debba mai più ripetersi.

Uomo del mio tempo, Salvatore Quasimodo

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Il significato della poesia

Il tema centrale di Uomo del mio tempo è il fatto che la natura umana sia rimasta, nonostante millenni di evoluzione, la stessa di quella dell’uomo della pietra.

L’egoismo e le pulsioni distruttive sono la chiave del modo di agire che spinge l’uomo alla guerra. Sembriamo non renderci conto di cosa possa comportare.  

L’uomo utilizza la propria conoscenza per distruggere.

L’evoluzione della scienza che dovrebbe essere totalmente al servizio dell’Umanità e del Pianeta, viene sempre più utilizzata per generare macchine e dispositivi in grado di generare morte.

Impariamo dagli errori del passato

Non impariamo niente dagli errori del passato. Tutta sembra sfumare davanti alla forza egoistica degli umani.

L’”uomo del mio tempo” per Salvatore Quasimodo ha perso ogni tipo di considerazione per i suoi simili.

Solidarietà, fratellanza, religione sono valori utopici. la violenza sembra essere l’unica spinta evolutiva degli esseri umani.

Siamo come Caino e Abele

Caino e Abele sono l’eterna certezza dell’animo e della psiche umana.

Quasimodo, quindi con la poesia lancia un appello di speranza. Le nuove generazioni devono discostarsi di ciò che hanno fatto i loro predecessori, i quali è tangibile hanno la ferocia degli avvoltoi nel cuore, alla ricerca di cadaveri da generare..

La crudeltà umana nei secoli è sempre la se stessa: l’uomo era e rimane primitivo.

L’orrore e la sfiducia negli umani di Salvatore Quasimodo è presente anche in  altri suoi componimenti come Alle fronde dei salici e Ed è subito sera.

Ciò che di positivo trasmette la poesia è la speranza e la fiducia  nelle nuove generazioni: perché quanto accaduto possa, finalmente, non ripetersi.

“11 settembre”, la poesia di Mario Luzi sulla tragedia delle Torri Gemelle

“11 settembre”, la poesia di Mario Luzi sulla tragedia delle Torri Gemelle

Era l’11 settembre del 2001 quando due aerei dirottati si schiantarono contro le Torri Gemelle colpendo il cuore degli Stati Uniti

 

Salvatore Quasimodo

Salvatore Quasimodo nacque a Modica il 20 agosto del 1901. Dopo la scuola si trasferì a Roma nel 1919 per frequentare la facoltà di Ingegneria, ma non si laureò.

Nel 1929 iniziò a scrivere per la rivista “Solaria”. Il suo genere di poesia lo renderà il maggiore esponente dell’ermetismo italiano.

Nel 1934 si trasferì a Milano dove lavorò nel settore editoriale come segretario di Cesare Zavattini.

Il dramma della Seconda guerra mondiale lo scosse profondamente, fino a convincerlo alla necessità di una vita sociale più attiva.  

Nel 1959 ricevette il premio Nobel per la Letteratura. Morirà a Napoli il 14 giugno del 1968.

 

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