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“Una luce esiste in primavera” di Emily Dickinson e la forza di vivere di emozioni

Cerchiamo una spiegazione per ogni cosa. Ma, la logica uccide l'irrazionale. "Una Luce esiste In Primavera" ci invita a vivere seguendo le emozioni.

Una Luce esiste in Primavera di Emily Dickinson è una poesia che celebra la Primavera e il mese di marzo. Solo l’arrivo della primavera riesce a regalare emozioni che non si vivono durante il resto dell’anno.

Ma, Emily Dickinson vuole porre l’accento su quelle sensazioni che ci parlano ma che rischiano di non essere colte. Troppo spesso viaggiamo con la ragione, ma bisognerebbe cogliere ciò che ci viene da dentro, dal profondo. 

Non sempre c’è bisogno di dare una spiegazione alle cose, basta saperle cogliere e possibilmente lasciarsi guidare. Troppa ragione uccide l’ispirazione, fa fuggire via il coraggio di poter vivere in modo irrazionale. 

Emily Dickinson scrisse Una luce esiste in primavera intorno al 1834. La poetessa descrive una luce magica che appare solo all’inizio della primavera, illuminando i confini più remoti del paesaggio, trasmettendo sensazioni uniche.

Rapidamente, però, la luce “passa”, lasciando chi ne è stato testimone un profondo senso di smarrimento. La poesia esplora i limiti della percezione umana, il conflitto tra spiegazione scientifica e intuizione umana.

La poesia rivela un divario frustrante tra momenti di intensa spiritualità e monotona vita quotidiana. Come la maggior parte delle poesie di Dickinson, “Una luce esiste in primavera” è stata pubblicata postuma.

Una luce esiste in primavera di Emily Dickinson

Una Luce esiste in Primavera
Non presente nel resto dell’Anno
In nessun altro periodo –
Quando Marzo è appena arrivato

Un Colore sta là fuori
Su Campi Solitari
Che la Scienza non può cogliere
Ma la Natura Umana sente.

Aspetta sul Prato,
Mostra l’Albero più lontano
Sul più remoto Pendio che conosci
Quasi ti parla.

Poi quando oltre gli Orizzonti
i meriggi si replicano lontani
Senza Formula di suono
Passa e noi restiamo –

Un senso di perdita
Intacca la nostra soddisfazione
Come se gli affari s’insinuassero d’un tratto
In un Sacramento –

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A Light exists in Spring

A Light exists in Spring
Not present on the Year
At any other period —
When March is scarcely here

A Color stands abroad
On Solitary Fields
That Science cannot overtake
But Human Nature feels.

It waits upon the Lawn,
It shows the furthest Tree
Upon the furthest Slope you know
It almost speaks to you.

Then as Horizons step
Or Noons report away
Without the Formula of sound
It passes and we stay —

A quality of loss
Affecting our Content
As Trade had suddenly encroached
Upon a Sacrament.

Il Significato della poesia

In primavera c’è un certo tipo di luce che non si vede in nessun altro periodo dell’anno. Appare all’inizio della stagione, quando marzo è appena arrivato.

Un colore illumina i campi solitari. Questo colore non può essere spiegato dalla scienza; piuttosto, è qualcosa che gli esseri umani percepiscono in modo innato.

Si sofferma sull’erba, rivelando anche l’albero più distante sulla collina più distante a cui puoi pensare. Praticamente ti parla. Ma col passare dei giorni, senza neanche un rumore, questa luce avanza mentre noi restiamo indietro.

La sensazione di aver perso qualcosa rode la nostra felicità, come se all’improvviso gli affari si fossero intromessi in una cerimonia sacra.

Non tutto può avere una spiegazione

Emily Dickinson in Una luce esiste in primavera descrive le sensazioni che ci sconvolgono, che ci emozionano in primavera.

La poetessa si sente profondamente commossa da questa luce, come se stesse per rivelargli qualcosa di profondamente importante. Quella rivelazione, tuttavia, non arriva mai.

La luce se ne va sempre e non si riesce mai a trattenere ciò che sembrava rivelare.

In questo modo, la poesia suggerisce che la vita a volte presenta visioni di bellezza che sembrano misteriosamente ricche di significato. Ma, si finisce per non aver il coraggio di lasciarsi trasportare da quelle emozioni perché sfuggono alla comprensione umana.

Si finisce per perdere, inevitabilmente, qualcosa d’importante. La vita ci ha offre un dono speciale che appare incomprensibile e quindi finisce per sfuggire alla nostra realtà. 

Non sempre è possibile afferrare, spiegare, dare significato a ciò che sperimentiamo.

I colori dell’esistenza non hanno una ragione

Emily Dickinson descrive un paesaggio primaverile illuminato da un bellissimo “colore” che sfugge alla spiegazione o alla cattura. Tuttavia, la scrittrice non dubita mai della sua esistenza, né di ciò che questa luce gli fa sentire.

In questo modo, la poesia crea un contrasto tra rigide spiegazioni scientifiche ed emozione o intuizione umane. Le persone possono sperimentare cose, suggerisce la poesia, che non sempre possono trovare voce attraverso il linguaggio umano. 

La luce che si afferma con una forza innaturale non ha significato se non dentro noi stessi. È il cuore che viene conquistato, non il cervello. Simao attratti di un colore unico, perché troppo intimo da poter condividere.

La luce non può avere parole

 Il fatto che questa luce illumini l’intero paesaggio, rivelando anche “l’albero più lontano”, implica che conceda allo spettatore una prospettiva che va oltre le sensazioni umane.

C’è la sensazione di vedere oltre i propri limiti normali, si vola in alto riuscendo a respirare la magia del tutto con un semplice sguardo.

La luce non rende solo più bello il paesaggio,  il suo “Colore” è così intenso che “quasi ti parla”, ti entra dentro cercando di trasferirti un messaggio potente.

Molte volte però questo messaggio non è comprensibile per chi lo vive. Non c’è una spiegazione logica riguardo a ciò che si prova. Neppure la scienza è in grado di spiegare queste sensazioni forti. Non c’è nessuna misurazione in ciò che si sta vivendo. 

Un attimo che vola vi veloce

La poesia riconosce che l’uomo può sentire e sperimentare cose che esulano dall’ambito della ragione, della logica e della conoscenza quantificabile.

La luce passa così veloce che è difficile poterla afferrare. La luce passa e la vita continua, lasciandoci così come eravamo. Forse, abbiamo perso una possibilità,

Quella luce ci ha illuso per un momento, ma adesso non esiste più, è andata via e non incontreremo mai più una luce simile. 

Abbiamo perso qualcosa d’importante

La luce che sfugge ci fa sentire impotenti, abbiamo perso l’opportunità di vivere qualcosa che alla fine non abbiamo compreso perché volevamo spiegarla. 

Le emozioni hanno una marcia più veloce rispetto alla razionalità. Non si può contaminare qualcosa di così magico, al materiale che ci impone la ragione. 

La luce della poesia è come un sacramento, qualcosa di innaturale, di spirituale che non merita di essere contaminata dal materialismo.

La luce c’è da dire che in generale simboleggia tradizionalmente la verità, la comprensione, la conoscenza. La luce è sinonimo anche di fede religiosa.

La luce della poesia sembra, ad un certo livello, racchiudere tutte queste cose.

L’essere umano, per sua stessa “Natura”, può sentire questa luce, che a volte “quasi ti parla”. Ciò suggerisce che, testimoniando questa luce, chi vive questa esperienza si sente sul punto di apprendere qualche verità profonda o intuizione sul mondo o addirittura ha la sensazione di connettersi a Dio

La luce descritta nella poesia sembra rappresentare cose che vanno oltre il regno della percezione umana ordinaria o della spiegazione scientifica. Questa luce fa sembrare il mondo più significativo, più pieno di mistero e meraviglia, e il mondo sembra più vuoto quando la luce alla fine “passa”.

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