“Spesso il male di vivere ho incontrato” , così inizia una delle più celebri poesie di Eugenio Montale. Qui, come nell’intera opera, Montale indaga la sofferenza e la precarietà tipica dell’uomo novecentesco, facendosi anche portavoce della poetica ermetica post guerra. I malesseri intimi si riflettono nel paesaggio descritto e nei dettagli inseriti, utilizzando un linguaggio particolarmente evocativo. Ad esempio “l’incartocciarsi della foglia e cavallo stramazzato”. Il dolore che affligge l’uomo diventa così un dolore universale, che invade la natura e il mondo intero. La soluzione, per Montale, si può trovare nella divina indifferenza, come descritto nella seconda quartina. Il falco, la nuvola, la statua, rappresentano il distacco che l’uomo deve acquisire per poter vivere in un’apparente armonia con se stesso.
Eugenio Montale, le poesie più belle
Eugenio Montale è uno dei più grandi poeti del Novecento italiano, vincitore di un premio Nobel per la letteratura. Ecco alcune tra le sue poesie più belle
La poetica di Eugenio Montale
Eugenio Montale, nato nel 1896 e morto il 1981, è forse il poeta italiano più importantr del ‘900. Legato alla sua terra ligure, ha sempre saputo descrivere le inquietudini dell’uomo contemporaneo, rimanendo sempre coerente con le correnti del tempo. Al centro della sua poetica troviamo sempre un forte pessimismo, il tema della incomunicabilità e importanti legami con le figure femminili.
Spesso il male di vivere ho incontrato, la poesia
Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.