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“Se tu venissi in autunno” di Emily Dickinson, l’attesa snervante di un cuore innamorato

“Se tu venissi in autunno” è una poesia di Emily Dickinson che racconta il fluire del tempo e l'impazienza dell'attesa quando si è innamorati.

Se tu venissi in autunno” è una poesia di Emily Dickinson che mette in correlazione l’impazienza dell’attesa, l’atmosfera autunnale e il sentimento di un’innamorata che non desidera altro che rivedere la sua metà.

“Se tu venissi in autunno” di Emily Dickinson

Se tu venissi in autunno,
Io scaccerei l’estate,
Un po’ con un sorriso ed un po’ con dispetto,
Come scaccia una mosca la massaia.

Se fra un anno potessi rivederti,
Farei dei mesi altrettanti gomitoli,
Da riporre in cassetti separati,
Per timore che i numeri si fondano.

Fosse l’attesa soltanto di secoli,
Li conterei sulla mano,
Sottraendo fin quando le dita mi cadessero
Nella Terra di Van Diemen.

Fossi certa che dopo questa vita
La tua e la mia venissero,
Io questa getterei come una buccia
E prenderei l’eternità.

Ora ignoro l’ampiezza
Del tempo che intercorre a separarci,
E mi tortura come un’ape fantasma
Che non vuole mostrare il pungiglione.

L’attesa e l’illusione del tempo

Nella poesia “Se tu venissi in autunno” Emily Dickinson, che sta aspettando l’arrivo di una persona cara, ci racconta come sia difficile affrontare un’attesa quando hai un obiettivo da raggiungere.

Il tempo che passa, ma che in realtà sembra non passare mai, diventa quasi un nemico, che non dà certezze e porta allo sfinimento. Sin da quel primo verso da cui prende il titolo la poesia, “Se tu venissi in autunno”, troviamo interrogazione, dubbio, ipotesi senza risposta.

“Se tu venissi in autunno”, ci dice la poetessa… Se solo potesse esserci un modo per avere una data certa, un momento preciso dell’anno in cui dover aspettare, un giorno specifico per cui fare il conto alla rovescia… Il tempo diventa inquantificabile e immisurabile. Pesante e privo di vie di uscita.

Emily Dickinson

Emily Dickinson nasce il 10 dicembre del 1830 ad Amherst in una famiglia borghese di tradizioni puritane. Dopo studi irregolari continua a studiare come autodidatta e scopre il suo grande amore per la poesia.

La sua vita fu segnata dall’inquietudine sia per motivi religiosi sia a causa dei noti disturbi nervosi che le impedirono spesso di uscire di casa. Forse soffrì anche di una forma genetica di epilessia.

Muore di nefrite nel 1886, nella sua città natale. Le sue poesie, trovate nella sua camera da letto dalla sorella, che si occuperà personalmente di pubblicarle con l’aiuto di un’amica, erano scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo. Altre poesie sono state ricavate dalle sue corrispondenze private o dai biglietti di accompagnamento ad alcuni regali per parenti e amici.

Un riconoscimento mancato in vita

Emily Dickinson viene considerata una delle maggiori poetesse moderne, eppure per tantissimo tempo rimase nell’ombra.

Durante la sua vita “silenziosa” non ebbe alcun riconoscimento; il suo stille, infatti, venne giudicato dai contemporanei inusuale e stravagante. La sua scrittura, poco convenzionale per lo standard del tempo, non venne apprezzata; la sua sensibilità non venne compresa.

Sicuramente questa non è una storia nuova, difficile enumerare l’enorme quantità di artisti che in vita non ottenne alcun riconoscimento, raggiungendo grande fama solo post mortem…basti citare Dante Alighieri, esiliato dalla sua amata Firenze, o uno scrittore più contemporaneo come Kafka.

L’intensità e la profonda sensibilità degli scritti della Dickinson furono rivoluzionarie, divenne una guida brillante per poeti e poetesse successivi. L’amaro debito da pagare in vita, come spesso accade, fu il mancato riconoscimento dei contemporanei, accompagnato da una dolorosa delusione e dall’isolamento.

È noto che, durante la sua vita, furono pubblicati solo 7 componimenti rispetto all’enorme quantità dei suoi scritti. La prima completa edizione americana delle sue poesie arriverà nel 1955.

Oggi la fama Emily Dickinson, annoverata tra le più grandi e talentuose poetesse americane, illumina la strada di tutti quegli artisti che in vita sperimentano l’amarezza e la solitudine, spesso vittime di una società troppo impegnata per ascoltarli.

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