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Salvatore Quasimodo e la voce dell’estate nella poesia “S’ode ancora il mare”

Anche a voi il mare suscita ricordi d'altri tempi? “S’ode ancora il mare” è una poesia di Salvatore Quasimodo in cui la voce dell’estate evoca le dolci memorie del poeta.

Salvatore Quasimodo è uno dei poeti più importanti del Novecento italiano. Le sue opere hanno conosciuto un’eco straordinaria perché pregne di emozioni e ricordi legati allo sradicamento dalla terra d’origine.

La poesia che vi proponiamo, “S’ode ancora il mare”, fa parte della raccolta “Giorno dopo giorno”, la cui prima edizione è stata pubblicata nel 1947, ed esplora il tema dell’estate in chiave malinconica: Salvatore Quasimodo, infatti, si rivolge alle memorie antiche, in cui l’isola di cui è originario si fa mito e l’estate acquista dei colori e dei suoni che rimangono impressi nel cuore del poeta.

S’ode ancora il mare di Salvatore Quasimodo

Già da più notti s’ode ancora il mare,
lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce.
Eco d’una voce chiusa nella mente
che risale dal tempo; ed anche questo
lamento assiduo di gabbiani: forse
d’uccelli delle torri, che l’aprile
sospinge verso la pianura. Già
m’eri vicina tu con quella voce;
ed io vorrei che pure a te venisse,
ora di me un’eco di memoria,
come quel buio murmure di mare.

“Giorno dopo giorno”

La raccolta da cui è tratta “S’ode ancora il mare” è la prima pubblicazione che segna il distacco di Salvatore Quasimodo dall’Ermetismo, che aveva contraddistinto le prime opere dell’autore.

Poesie come “Ed è subito sera”, “Autunno” e “Antico inverno” sono emblematiche del periodo ermetico dell’artista, così come lo sono l’uso della rarefazione lessicale, dell’analogia sopra tutte le altre figure retoriche e della poetica dello straniamento.

La poesia estiva che abbiamo appena letto, invece, sembra essere meno legata all’Ermetismo, così come al mondo elegiaco che ha caratterizzato l’opera di Salvatore Quasimodo prima degli anni ’40.

“S’ode ancora il mare”, infatti, ed in egual modo tutte le liriche contenute in “Giorno dopo giorno”, costituiscono la prima tappa di un percorso che porta Quasimodo a prendere le distanze dalle opere ermetiche giovanili e ad avvicinarsi ad una poetica più trasparente, in cui l’uomo, inteso come singolo individuo che è parte della società, è al centro dell’esperienza vissuta.

La causa scatenante di tale cambiamento è da ricercare nell’esperienza della guerra, che ha segnato, in maniera più o meno visibile, tutte le opere degli artisti che l’hanno vissuta. Il percorso avviato con “Giorno dopo giorno” continua con le raccolte successive: “La vita non è sogno”, del 1949; “Il falso e vero verde”, del 1956; “La terra impareggiabile”, del 1958; “Dare e avere”, del 1966.

 Salvatore Quasimodo

Salvatore Quasimodo nasce a Modica nel 1901. Il padre è capostazione, quindi da piccolo Salvatore viaggia molto e anche la sua adolescenza trascorre serena all’insegna degli spostamenti in diversi paesi siciliani per via del lavoro paterno.

Eclettico per natura, Quasimodo si stanca subito delle attività cui si dedica. Nel corso dell’età adulta si destreggia con vari mestieri, fra cui il commesso, il disegnatore tecnico, il contabile, l’impiegato al genio civile…tutte mansioni che può svolgere grazie al suo diploma da geometra. Ma ciò che non lo stanca mai è lo studio delle lettere, a cui si dedica parallelamente alle attività saltuarie. Si appassiona così tanto ai classici e all’arte della scrittura che ben presto comincia a scrivere.

Intanto, a Milano ottiene una cattedra per l’insegnamento della letteratura. Il cognato Elio Vittorini ha un grande ruolo nella carriera di Salvatore Quasimodo: è proprio lui che presenta lo scrittore agli intellettuali legati alla rivista letteraria Solaria, dove vengono pubblicate le prime poesie dell’autore.

Presto, Quasimodo si lega ai poeti ermetici e fa dell’ermetismo la sua cifra poetica. Le sue raccolte affrontano i temi più disparati ma, soprattutto dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, larga parte della sua produzione è dedicata esclusivamente alla tematica bellica e all’impegno civile.

Nel 1959 gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Muore improvvisamente a Napoli, nel 1968.

photocredits: Alfonso Minervino

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