Sei qui: Home » Poesie » La luna che parla d’amore in una bellissima poesia di Saffo

La luna che parla d’amore in una bellissima poesia di Saffo

Questa sera, i timidi raggi della luna crescente stanno illuminando i nostri passi. Se volgiamo gli occhi al cielo, i pensieri corrono subito verso cose belle, magari un po' malinconiche, proprio come racconta Saffo nella sua splendida poesia dedicata all'amore lontano.

Se potete, fermatevi un istante ad ammirare il cielo, questa sera: vi accorgerete che fra le stelle brillanti della notte invernale campeggia una timida luna sorridente, che coi suoi raggi luminosi invita a sua volta al sorriso, alla riflessione, alla riscoperta di quei momenti semplici, in cui non occorre altro che la nostra attenzione ai dettagli che ci circondano ogni giorno e di cui non avvertiamo mai la presenza, per cogliere la straordinarietà della vita.

Oggi, ispirati da questa meravigliosa luna crescente, vogliamo farvi scoprire una poesia di Saffo, che vi proponiamo qui tradotta dal poeta siciliano Salvatore Quasimodo, in cui la luna è protagonista di un dolce e malinconico ricordo d’amore. “Ad Attide, ricordando l’amica lontana” ci mostra con delicatezza le memorie di un amore lontano, a cui Saffo ritorna col pensiero e col cuore grazie alla visione della luna che si specchia sul mare lasciando nei suoi riflessi cangianti i frammenti del ricordo.

La luna parla d’amore

Nella poesia “Ad Attide, ricordando l’amica lontana”, sentiamo tutto il trasporto che Saffo prova ammirando la luna. Lo sentiamo perché sarà accaduto centinaia di volte anche a noi, di guardare il satellite e rimanere estasiati, persi nei meandri di pensieri troppo profondi per essere espressi a parole.

Così, in tutta la sua magica poesia, la luna ci ammalia, ci rende sensibili al fascino della natura, più vicini alla verità, alla consapevolezza autentica di ciò che eravamo, che siamo e che vorremmo essere.

In questa meravigliosa visione notturna e naturalistica, la luna è al tempo stesso il tramite che innesca il ricordo della donna amata da Saffo e la metafora della donna stessa, di Attide, la cui bellezza illumina il mondo:

“Forse in Sardi
spesso con la memoria qui ritorna

nel tempo che fu nostro: quando
eri Afrodite per lei e al tuo canto
moltissimo godeva.

Ora fra le donne Lidie spicca
come, calato il sole,
la luna dai raggi rosa

vince tutti gli astri, e la sua luce
modula sull’acque del mare
e i campi presi d’erba”

“Ad Attide, ricordando l’amica lontana” di Saffo

“Forse in Sardi
spesso con la memoria qui ritorna

nel tempo che fu nostro: quando
eri Afrodite per lei e al tuo canto
moltissimo godeva.

Ora fra le donne Lidie spicca
come, calato il sole,
la luna dai raggi rosa

vince tutti gli astri, e la sua luce
modula sull’acque del mare
e i campi presi d’erba:

e la rugiada illumina la rosa,
posa sul gracile timo e il trifoglio
simile a fiore.

Solitaria vagando, esita
a volte se pensa ad Attide:
di desiderio l’anima trasale,
il cuore è aspro.
E d’improvviso: “Venite!” urla;

e questa voce non ignota
a noi per sillabe risuona
scorrendo sopra il mare”.

Chi era Saffo

Saffo è stata una poetessa greca vissuta fra il 630 a.C. e il 570 a.C. circa. Già nell’antichità Saffo, a causa della bellezza dei suoi componimenti poetici e della conseguente notorietà acquisita presso gli ambienti letterari dell’epoca, fu oggetto di vere e proprie leggende, poi riprese e amplificate nei secoli a venire, specie nel momento in cui, a partire dal XIX secolo, la sua poesia divenne paradigma dell’amore omosessuale femminile, dando origine al termine “saffico”.

Gli studiosi della biblioteca di Alessandria suddivisero l’opera della poetessa greca in otto o forse nove libri, organizzati secondo criteri metrici: il primo libro, ad esempio, comprendeva i carmi composti in strofe saffiche, ed era composto da circa 1320 versi. Di questa produzione ci sono rimasti oggi pochi frammenti: l’unico componimento conservatosi integro, immune dal passare del tempo, è il cosiddetto Inno ad Afrodite (fr. 1 V.), con cui si apriva il primo libro dell’edizione alessandrina della poetessa.

In questo testo, composto secondo i criteri dell’inno cletico, Saffo si rivolgeva alla dea Afrodite chiedendole di esserle alleata riguardo a un amore non corrisposto.

© Riproduzione Riservata