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“La notte nell’isola” di Pablo Neruda, la poesia più passionale dell’autore cileno

Uomo, donna e natura si fondono in una sinfonia che canta la passione e l'amore che unisce due innamorati. Di questo parla la meravigliosa poesia di Pablo Neruda, "La notte nell'isola".

Pablo Neruda è uno dei poeti più amati di tutti i tempi. Ci ha lasciato versi meravigliosi sui temi più disparati ma, di certo, le sue poesie più belle sono quelle dedicate al tema dell’amore.

Il componimento che vi proponiamo, “La notte nell’isola”, ne è un magnifico esempio. Qui, il tema sentimentale si intreccia con la magnificenza degli elementi naturali: l’isola, il mare, la terra, tutto concorre a rendere ancor più profonda l’esperienza romantica degli amanti protagonisti del componimento di Pablo Neruda. “La notte nell’isola” è tratta dall’intima e passionale raccolta “I versi del Capitano“, dedicata all’adorata Matilde Urrutia.

“La notte nell’isola” di Pablo Neruda

Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare, nell’isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l’acqua.

Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell’alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.

Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava,
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano
ciò che ora
– pane, vino, amore e collera –
ti do a mani piene,
perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.

Ho dormito con te
tutta la notte, mentre
l’oscura terra gira
con vivi e con morti,
e svegliandomi d’improvviso
in mezzo all’ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
Né la notte né il sonno
poterono separarci.

Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d’acqua marina, di alghe,
del fondo della tua vita,
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall’aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda.

“La noche en la isla”

Toda la noche he dormido contigo
junto al mar, en la isla.
Salvaje y dulce eras entre el placer y el sueño,
entre el fuego y el agua.

Tal vez muy tarde
nuestros sueños se unieron
en lo alto o en el fondo,
arriba como ramas que un mismo viento mueve,
abajo como rojas raíces que se tocan.

Tal vez tu sueño
se separó del mío
y por el mar oscuro
me buscaba
como antes
cuando aún no existías,
cuando sin divisarte
navegué por tu lado,
y tus ojos buscaban
lo que ahora
—pan, vino, amor y cólera—
te doy a manos llenas
porque tú eres la copa
que esperaba los dones de mi vida.

He dormido contigo
toda la noche mientras
la oscura tierra gira
con vivos y con muertos,
y al despertar de pronto
en medio de la sombra
mi brazo rodeaba tu cintura.
Ni la noche, ni el sueño
pudieron separarnos.

He dormido contigo
y al despertar tu boca
salida de tu sueño
me dio el sabor de tierra,
de agua marina, de algas,
del fondo de tu vida,
y recibí tu beso
mojado por la aurora
como si me llegara
del mar que nos rodea.

“I versi del capitano” e la magia dell’amore

La raccolta da cui è tratta questa poesia di Pablo Neruda ha una storia particolare: l’autore cileno, infatti, inizialmente non intendeva legare il suo nome a questi versi. Fu lui stesso, nella prefazione alla seconda edizione dell’opera, a motivare questa forte indecisione:

“L’anonimato di questo libro è stato molto discusso. Quello che nel frattempo discutevo dentro di me era se toglierlo o meno dalla sua origine intima: rivelare la sua progenie significava mettere a nudo l’intimità della sua nascita. E non mi sembrava che un’azione del genere sarebbe stata fedele agli scoppi d’amore e di furore, al clima sconsolato e infuocato dell’esilio che lo aveva fatto nascere”.

In effetti, leggendo “La notte nell’isola”, ci accorgiamo di quanto potenti e passionali siano le immagini concepite da Pablo Neruda per raccontare l’amore e l’oggetto della sua devozione, Matilde Urrutia.

I versi di Neruda ci fanno immergere in un universo in cui l’uomo, la donna e la natura si completano a vicenda ed, entrando in contatto, si fondono come fossero un’entità sola. In questo, la poesia ci ricorda un po’ il leitmotiv della dannunziana “Pioggia del pineto”, e ci fa scoprire quanto intimi e personali siano “I versi del Capitano”.

Pablo Neruda

Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, meglio noto con lo pseudonimo Pablo Neruda, nasce in Cile nel 1904 da un’umile famiglia, che cerca di garantirgli una vita serena e felice nonostante le difficoltà economiche. Pablo va a scuola e si iscrive persino all’università ma, alla fine, non riesce a portare a termine gli studi, così decide di arruolarsi nel corpo diplomatico cileno.

Così, il giovane viaggia molto, poiché presta servizio in diversi paesi negli Stati Uniti, in Europa e in Asia. Appassionato di lettere e scrittura, Pablo in Spagna fa la conoscenza di García Lorca e di Alberti, che diventano quasi una fonte di ispirazione per l’uomo, che si avvicina alla poesia modernista.

Allo scoppio della guerra civile, Neruda prende una netta posizione contro Franco, e si colloca sempre di più fra quegli intellettuali impegnati che guardano con favore al socialismo. Perciò, rientrato in Cile, aderisce al Partito Comunista Cileno e si impegna politicamente. Sono questi gli anni in cui Neruda, infatti, viene eletto senatore. Quando la situazione politica cambia in Cile, e gli esponenti del Partito Comunista vengono esiliati, Pablo Neruda è costretto a lasciare nuovamente il suo paese per poi rientrarvi, grazie ad un’amnistia, nel 1952.

Nel frattempo, la sua produzione poetica diventa sempre più amata e celebrata, tanto che nel 1971 viene insignito del Nobel per la Letteratura. Pablo Neruda, che viene riabilitato politicamente con l’elezione del presidente Allende, muore in Cile nel 1973.

 

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