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Pablo Neruda, l’amore e i “Cento sonetti” dedicati a Matilde Urrutia

"Non t’amo se non perché t’amo". Qualcuno saprebbe spiegare meglio l'origine del sentimento amoroso? Si ama senza un perché. Succede, e basta. Ce lo racconta Pablo Neruda, di cui il 12 luglio ricorre l'anniversario della nascita.

Perché amiamo? Come accade che ci innamoriamo perdutamente di qualcuno e che questo qualcuno diventi il punto fisso dei nostri pensieri e dei nostri sogni? Pablo Neruda, che nasceva il 12 luglio 1904, ce lo racconta nella poesia che stiamo per leggere, il “Sonetto LXVI”, contenuto nella raccolta “Cento sonetti d’amore“.

“Sonetto LXVI” di Pablo Neruda

Non t’amo se non perché t’amo
e dall’amarti al non amarti giungo
e dall’attenderti quando non t’attendo
passa dal freddo al fuoco il mio cuore.

Ti amo solo perché io te amo
senza fine io t’odio e odiandoti ti prego,
e la misura del mio amor viandante
è non vederti e amarti come un cieco.

Forse consumerà la luce di Gennaio,
il raggio crudo, il mio cuore intero,
rubandomi la chiave della calma.

In questa storia solo io muoio
e morirò d’amore perché t’amo,
perché t’amo, amore, a ferro e fuoco.

I “Cento sonetti d’amore” di Pablo Neruda

I “Cento sonetti d’amore” rappresentano lo sviluppo, in forme di accentuata originalità e autonomia, di un motivo che viene di lontano. Il filone da cui scaturisce quest’opera affonda non solo in Stravagario, ma anche e soprattutto nei Versi del Capitano, documento di un’epoca turbolenta in cui l’amore si manifesta in raffiche improvvise, appare dominato da accese note di passione, insidiato da furori e gelosie, agitato da rinunce e ritorni, da condanne e proteste disperate, fino alla definitiva affermazione. Matilde equivale, per Neruda, alla terra; il bacio dato alla donna rappresenta l’unione con il mondo. Per il poeta l’amore è elemento che ravviva il mondo, miracolo che si verifica attraverso la presenza della donna.

“A ferro e fuoco”

Il sonetto LXVI, anche noto come “Non t’amo se non perché t’amo” è stato composto da Pablo Neruda per l’adorata moglie, la cantante Matilde Urrutia. Si tratta di uno dei cento componimenti racchiusi in “Cento sonetti d’amore”, opera in cui il tema sentimentale ricorre in modo passionale e creativo, ma prendendo ispirazione dalle forme classiche del poetare.

Nei versi che abbiamo appena letto colpisce il ritmo incalzante che ricorda una danza e ci fa sperimentare la potenza e la quasi follia che investe l’io lirico, un uomo innamorato che “ama perché ama”. Quello di Pablo Neruda è un amore talmente forte da non trovare spiegazioni od origini al di fuori da se stesso. Un sentimento dotato di forza soprannaturale, che vive di armonia e di contrasti.

Pablo Neruda

Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, meglio noto con lo pseudonimo Pablo Neruda, nasce in Cile nel 1904 da un’umile famiglia, che cerca di garantirgli una vita serena e felice nonostante le difficoltà economiche. Pablo va a scuola e si iscrive persino all’università ma, alla fine, non riesce a portare a termine gli studi, così decide di arruolarsi nel corpo diplomatico cileno. Così, il giovane viaggia molto, poiché presta servizio in diversi paesi negli Stati Uniti, in Europa e in Asia. Appassionato di lettere e scrittura, Pablo in Spagna fa la conoscenza di García Lorca e di Alberti, che diventano quasi una fonte di ispirazione per l’uomo, che si avvicina alla poesia modernista.

Allo scoppio della guerra civile, Pablo Neruda prende una netta posizione contro Franco, e si colloca sempre di più fra quegli intellettuali impegnati che guardano con favore al socialismo. Perciò, rientrato in Cile, aderisce al Partito Comunista Cileno e si impegna politicamente. Sono questi gli anni in cui Neruda, infatti, viene eletto senatore.

Quando la situazione politica cambia in Cile, e gli esponenti del Partito Comunista vengono esiliati, Pablo Neruda è costretto a lasciare nuovamente il suo paese per poi rientrarvi, grazie ad un’amnistia, nel 1952. Nel frattempo, la sua produzione poetica diventa sempre più amata e celebrata, tanto che nel 1971 viene insignito del Nobel per la Letteratura. Pablo Neruda, che viene riabilitato politicamente con l’elezione del presidente Allende, muore in Cile nel 1973.

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