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“Il ramo rubato” di Pablo Neruda, una dolce poesia d’amore

“Il ramo rubato” è una bellissima poesia d’amore scritta da Pablo Neruda, in cui la natura è la metafora della bellezza del sentimento amoroso..

Pablo Neruda è uno dei più grandi poeti del Novecento, un autore in grado di parlare ai nostri cuori, di esprimere i sentimenti più reconditi, quelli che molto spesso nascondiamo agli altri e, forse, anche a noi stessi. Le sue poesie d’amore sono meravigliose, incredibili nella loro capacità di descrivere tanto minuziosamente un sentimento così forte e così importante per ciascuno di noi. “Il ramo rubato”, il cui titolo originale è “La rama robada” è una poesia di rara bellezza, in cui il tema sentimentale è il protagonista, ma lo è attraverso la rappresentazione della natura.

Si tratta di un componimento contenuto nella raccolta “I versi del Capitano”, pubblicata anonima a Napoli nel 1952. È stato lo stesso Pablo Neruda a raccontare le circostanze della stesura di questi versi: le poesie sono state scritte per celebrare l’amore dell’autore per Matilde Urrutia, una donna conosciuta durante il suo soggiorno a Capri. “I versi del Capitano” è stata pubblicata omettendo il nome dell’autore perché Pablo Neruda all’epoca era ancora legato sentimentalmente ad un’altra donna, che voleva evitare di ferire pubblicamente.

Il ramo rubato, la poesia di Pablo Neruda

Nella notte entreremo
a rubare
un ramo fiorito.

Passeremo il muro,
nelle tenebre del giardino altrui,
due ombre nell’ombra.

Ancora non se n’è andato l’inverno,
e il melo appare
trasformato d’improvviso
in cascata di stelle odorose.

Nella notte entreremo
fino al suo tremulo firmamento,
e le tue piccole mani e le mie
ruberanno le stelle.

E cautamente
nella nostra casa,
nella notte e nell’ombra,
entrerà con i tuoi passi
il silenzioso passo del profumo
e con i piedi stellati
il corpo chiaro della Primavera.

La rama robada

En la noche entraremos
a robar
una rama florida.

Pasaremos el muro,
en las tinieblas del jardín ajeno,
dos sombras en la sombra.

Aún no se fue el invierno,
y el manzano aparece
convertido de pronto
en cascada de estrellas olorosas.

En la noche entraremos
hasta su tembloroso firmamento,
y tus pequeñas manos y las mías
robarán las estrellas.

Y sigilosamente,
a nuestra casa,
en la noche y en la sombra,
entrará con tus pasos
el silencioso paso del perfume
y con pies estrellados
el cuerpo claro de la primavera.

Pablo Neruda

Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, meglio noto con lo pseudonimo Pablo Neruda, nasce in Cile nel 1904 da un’umile famiglia, che cerca di garantirgli una vita serena e felice nonostante le difficoltà economiche. Pablo va a scuola e si iscrive persino all’università ma, alla fine, non riesce a portare a termine gli studi, così decide di arruolarsi nel corpo diplomatico cileno. Così, il giovane viaggia molto, poiché presta servizio in diversi paesi negli Stati Uniti, in Europa e in Asia. Appassionato di lettere e scrittura, Pablo in Spagna fa la conoscenza di García Lorca e di Alberti, che diventano quasi una fonte di ispirazione per l’uomo, che si avvicina alla poesia modernista. 

Allo scoppio della guerra civile, Pablo Neruda prende una netta posizione contro Franco, e si colloca sempre di più fra quegli intellettuali impegnati che guardano con favore al socialismo. Perciò, rientrato in Cile, aderisce al Partito Comunista Cileno e si impegna politicamente. Sono questi gli anni in cui Neruda, infatti, viene eletto senatore.

Quando la situazione politica cambia in Cile, e gli esponenti del Partito Comunista vengono esiliati, Pablo Neruda è costretto a lasciare nuovamente il suo paese per poi rientrarvi, grazie ad un’amnistia, nel 1952. Nel frattempo, la sua produzione poetica diventa sempre più amata e celebrata, tanto che nel 1971 viene insignito del Nobel per la Letteratura. Pablo Neruda, che viene riabilitato politicamente con l’elezione del presidente Allende, muore in Cile nel 1973.

 

 

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