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“Orlo” di Sylvia Plath, una poesia contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Per l’occasione, vogliamo condividere con voi “Orlo”, l’ultima poesia scritta da Sylvia Plath prima di morire. Un componimento che denuncia la violenza sulle donne e la loro condizione subalterna nella società.

Le poesie di Sylvia Plath sono uniche nel loro genere. Essenziali, taglienti, in pochi versi emanano una carica di energie ed emozioni che conduce il lettore dentro un vortice intenso, in un viaggio nell’universo della talentuosa scrittrice e poetessa statunitense.

In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999, vogliamo proporvi l’ultima poesia di Sylvia Plath, “Orlo”, composta nel giorno in cui l’autrice si è tolta la vita costringendo la testa dentro il forno a gas.

“Orlo” racconta la donna così come la maggior parte degli uomini la pensano, la disegnano, la plasmano. Una donna la cui “perfezione” rasenta gli ideali greci, che fa parte della società in quanto angelo del focolare, madre e nutrice, e niente di più.

Le immagini che Sylvia Plath sceglie sono molto forti, e mostrano come la poetessa non riesca a vedere una via d’uscita alla violenza riservata alle donne: i figli paragonati ai serpenti, la toga che rimanda alla perfezione dell’antichità greca ma anche al sudario della morte e tutti i termini legati al campo lessicale del ciclo mestruale, con il sangue, la luna, gli odori. Tutto concorre a creare un profondo contrasto fra ciò che ci si aspetta da una donna e ciò che ella vorrebbe essere, e non potrà mai essere.

Sylvia Plath trascorre larga parte della sua esistenza affetta da forti crisi depressive. Il culmine arriva con il marito, Ted Hughes: dopo un periodo di matrimonio felice e spensierato, infatti, arrivano i primi problemi. Hughes tradisce la moglie con una conoscenza in comune, e da alcune testimonianze sembra anche che l’uomo usi violenza nei confronti di Sylvia Plath. L’ultima crisi depressiva non lascia scampo alla scrittrice che, dopo aver preparato la colazione per i figli e aver composto “Orlo”, si lascia morire servendosi del gas del forno.

Orlo di Sylvia Plath

La donna è la perfezione.
Il suo morto
Corpo ha il sorriso del compimento,
un’illusione di greca necessità
scorre lungo i drappeggi della sua toga,
i suoi nudi
piedi sembran dire:
abbiamo tanto camminato, è finita.
Si sono rannicchiati i morti infanti ciascuno
come un bianco serpente a una delle due piccole
tazze del latte, ora vuote.
Lei li ha riavvolti
Dentro il suo corpo come petali
di una rosa richiusa quando il giardino
s’intorpidisce e sanguinano odori
dalle dolci, profonde gole del fiore della notte.
Niente di cui rattristarsi ha la luna
che guarda dal suo cappuccio d’osso.
A certe cose è ormai abituata.
Crepitano, si tendono le sue macchie nere.

 

Edge di Silvia Plath

The woman is perfected.   
Her dead

Body wears the smile of accomplishment,   
The illusion of a Greek necessity

Flows in the scrolls of her toga,   
Her bare

Feet seem to be saying:
We have come so far, it is over.

Each dead child coiled, a white serpent,   
One at each little

Pitcher of milk, now empty.   
She has folded

Them back into her body as petals   
Of a rose close when the garden

Stiffens and odors bleed
From the sweet, deep throats of the night flower.

The moon has nothing to be sad about,   
Staring from her hood of bone.

She is used to this sort of thing.
Her blacks crackle and drag.

Sylvia Plath

Sylvia Plath nasce a Boston il 27 ottobre del 1932. Dimostra passione e talento precoci per la scrittura, pubblicando la sua prima poesia all’età di otto anni. Nello stesso periodo, il padre subisce l’amputazione di una gamba e muore, in seguito alle complicazioni di un diabete mellito diagnosticato troppo tardi, il 5 ottobre 1940.

La perdita del padre lascia un segno indelebile nella vita della poetessa. Sylvia Plath soffre durante tutta la sua vita adulta di una grave forma di depressione che si alterna a periodi di intensa vitalità. Le sue poesie sono intrise, infatti, di elementi cupi e destabilizzanti frammisti a momenti di sincera meraviglia e forte dinamismo.

Il 26 Agosto del 1953 Sylvia Plath tenta per la prima volta il suicidio. A Cambridge, conosce il poeta inglese Ted Hughes, che sposa nel 1956. Dall’unione dei due autori nascono due figli, ma la separazione è dietro l’angolo: Sylvia e Ted divorziano infatti pochi anni dopo le nozze, nel 1962. Dalle testimonianze rinvenute, sembra che Hughes avesse una relazione extraconiugale con la moglie di un suo amico e che, inoltre, avesse assunto diverse volte un comportamento molto violento nei confronti di Plath.

Sylvia Plath muore poco dopo il divorzio con il marito. Si suicida l’11 febbraio del 1963: dopo aver preparato la colazione per i figli, si chiude in cucina e mette la testa nel forno a gas. Alcuni studiosi sostengono che la poetessa non avesse veramente intenzione di togliersi la vita, ma di attirare l’attenzione per chiedere un aiuto disperato.

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