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“Lunga è la notte”, una poesia di Peppino Impastato per la Giornata della legalità

"Troppo lunga è la notte,/ e senza tempo". Questa poesia, scritta da Peppino Impastato, racchiude in sé il lirismo della notte e l'inquietudine dei tempi bui in cui la mafia terrorizzava l'Italia tutta. La scopriamo insieme in occasione della Giornata Nazionale della Legalità.

“Lunga è la notte
e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle”.

Il 23 maggio del 1992 veniva assassinato Giovanni Falcone, il magistrato che, insieme a Paolo Borsellino, ha contribuito a fare breccia nel muro del sistema mafioso italiano. La data di questo terribile omicidio, conosciuto come “strage di Capaci“, da allora ha assunto un valore importantissimo nella lotta alla mafia. Il 23 maggio ricorre infatti la Giornata Nazionale della Legalità, un’occasione per riflettere su quanto ancora “Lunga è la notte” e per sensibilizzare una collettività che forse ritiene il fenomeno mafioso debellato, o quantomeno sopito.

“Lunga è la notte” di Peppino Impastato

Lunga è la notte
e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle.
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
né il canto del gallo,
né il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo,
infinita.

La lunga notte italiana

La caratteristica di questa bella poesia scritta da Peppino Impastato risiede nella sua doppia natura: lirica e sociale al tempo stesso. “Lunga è la notte” ci parla infatti di un momento particolare, quello della notte, che dai poeti viene cantato sin dai tempi antichi in quanto simbolo del mistero, della morte, dell’ignoto che ci spaventa eppure ci attrae.

E poi c’è il motivo della mafia, del buio metaforico che ha investito la Sicilia e l’Italia degli anni ’80-’90, un buio difficile da debellare e che dobbiamo ricordare anche oggi, perché anche se pare sopito, il fenomeno mafioso esiste ancora, e ne abbiamo avuto la dimostrazione qualche mese fa, alla scoperta che il più ricercato dei boss di Cosanostra si nascondeva praticamente a casa sua e, indisturbato, usciva e conduceva la sua vita in modo del tutto normale.

Auguriamoci che prima o poi, con l’impegno di ciascuno di noi, la lunga notte cantata da Peppino Impastato abbia fine.

Peppino Impastato

Giuseppe Impastato, conosciuto come Peppino, nasce a Cinisi (Palermo) il 5 gennaio 1948. La sua è una famiglia facente parte del sistema mafioso locale, sistema che lo stesso Peppino tenterà di scardinare nell’arco di tutta la sua breve vita, mediante una temeraria lotta condotta pubblicamente, tramite iniziative politiche e sociali a sostegno della legalità.

Questo suo attivismo contro la mafia lo porta a scontrarsi spesso col padre, fino all’inevitabile allontanamento da casa già da giovanissimo. Nel 1965 fonda “L’idea socialista”, un giornale di denuncia che dopo poco verrà sequestrato, evidentemente in quanto ritenuto “scomodo” per qualche personaggio influente.

Durante il 1976 promuove la formazione di un’associazione culturale denominata “Musica e cultura” e un anno dopo fonda “Radio Aut”, un’emittente radiofonica libera dai cui microfoni Peppino opera un’audace azione di denuncia nei confronti dei boss locali, in particolare del capomafia Gaetano Badalamenti.

Nel 1978 Peppino Impastato si candida alle elezioni comunali di Cinisi nella lista di Democrazia Proletaria, ma nella notte tra l’8 e il 9 maggio di quello stesso anno viene barbaramente ucciso, legato ai binari ferroviari con una carica di tritolo sotto il suo corpo. Inizialmente, la stampa e la magistratura lo dipingono come un possibile attentatore rimasto vittima del suo stesso atto terroristico, o ipotizzano al massimo un suicidio.

Nei giorni successivi all’assassinio di Giuseppe Impastato i suoi concittadini di Cinisi votano il suo nome e lo eleggono simbolicamente nel consiglio comunale.

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