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“La strada non presa” di Robert Frost, una poesia sulle scelte che determinano il nostro destino

"Cosa sarebbe successo se...?" Una domanda che tutti ci siamo posti almeno una volta nella vita. Robert Frost la racconta nella poesia "La strada non presa".

Non scegliamo dove e quando nascere, cosa sognare, di chi innamorarci. Siamo padroni, tuttavia, di imboccare una strada piuttosto che un’altra. E questo, spesso, fa la differenza. Ce lo racconta Robert Frost in una delle sue poesie più celebri, che si intitola “La strada non presa” (1916) ed è contenuta nella raccolta Mountain Interval.

Il gioco del destino

Vite possibili

scélta s. f. [der. di scelto, part. pass. di scegliere]. – 1. a. Libero atto di volontà per cui, tra due o più offerte, proposte, possibilità o disponibilità, si manifesta o dichiara di preferirne una (in qualche caso anche più di una), ritenendola migliore, più adatta o conveniente delle altre, in base a criterî oggettivi oppure personali di giudizio, talora anche dietro la spinta di impulsi momentanei, che comunque implicano sempre una decisione.

La prima accezione del lemma “scelta” presente sul Vocabolario Treccani condensa in quattro righe il significato di una parola che più volte nella vita di un uomo fa la differenza.

C’è chi, guardando alla definizione sopra, penserà a un evento in particolare. Chi, invece, ricorderà molte delle scelte che ha fatto; anche quelle in apparenza più insignificanti. In entrambi i casi, la domanda sorge spontanea: cosa sarebbe successo se…? Dove sarei adesso? Con chi? Come? Ma soprattutto: sarei più felice?

Sono interrogativi senza risposta. Rimangono appesi al filo di un gomitolo che, per decisione nostra o per coincidenze contingenti, non abbiamo avuto l’occasione di dipanare. Sono le nostre molte, innumerevoli, vite possibili. Che esistono, a modo loro; in un mondo parallelo, incompiuto e irrealizzato. E se un po’ ci impensieriscono e ci immalinconiscono, dall’altro lato ci rassicurano anche. A modo loro.

La metafora della strada

La poesia di Robert Frost si intitola “La strada non presa”.

La parola “scelta”, così come il suo sinonimo “decisione”, non appare mai. Eppure è la protagonista dell’intero componimento.

È una metafora a parlare. Due strade si presentano dinanzi agli occhi dell’io lirico in un bosco autunnale. Trovandosi a un bivio, l’uomo scruta l’orizzonte, in cerca di un indizio impossibile da trovare. L’unica differenza che riscontra fra i due sentieri risiede nel fatto che uno appaia meno battuto dell’altro.

Sceglie. E imbocca proprio quello, consapevole che non sarebbe riuscito, probabilmente, a tornare indietro.

Lo scarto del tempo

L’ultima strofa de “La strada non presa” ci proietta in un futuro possibile, in cui l’io lirico racconta la sua scelta. Non ci sono valutazioni a fare da sfondo al biforcarsi della strada. Non si menziona un sentiero migliore dell’altro. L’unico dettaglio che ci fornisce il poeta è costituito dal distico che chiude il componimento, e che risuona nelle nostre orecchie anche dopo aver concluso la lettura:

“io presi la [strada] meno battuta,
e questo ha fatto tutta la differenza”.

Di certo, ne “La strada non presa” Frost ci invita a valutare il sentiero meno battuto. Tuttavia, non ci sarà mai dato di sapere quale sia la strada migliore da imboccare, quale arrechi più serenità o più amore. Sappiamo però che, qualunque decisione abbiamo preso, ha segnato il nostro destino, in un modo o nell’altro.

“La strada non presa” di Robert Frost

Due strade divergevano in un bosco d’autunno
e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe,
essendo un solo viaggiatore, a lungo indugiai
fissandone una, più lontano che potevo
fin dove si perdeva tra i cespugli.

Poi presi l’altra, che era buona ugualmente
e aveva forse l’aspetto migliore
perché era erbosa e meno calpestata
sebbene il passaggio le avesse rese quasi uguali.

Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie
che nessun passo aveva annerito
oh, mi riservai la prima per un altro giorno
anche se, sapendo che una strada conduce verso un’altra,
dubitavo che sarei mai tornato indietro.

Lo racconterò con un sospiro
da qualche parte tra molti anni:
due strade divergevano in un bosco ed io –
io presi la meno battuta,
e questo ha fatto tutta la differenza.

“The road not taken”

Two roads diverged in a yellow wood,
And sorry I could not travel both
And be one traveler, long I stood
And looked down one as far as I could
To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair,
And having perhaps the better claim,
Because it was grassy and wanted wear;
Though as for that the passing there
Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay
In leaves no step had trodden black.
Oh, I kept the first for another day!
Yet knowing how way leads on to way,
I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh
Somewhere ages and ages hence:
Two roads diverged in a wood, and I —
I took the one less traveled by,
And that has made all the difference.

Robert Frost

Robert Frost nacque a San Francisco il 26 marzo 1874 e morì a Boston il 29 gennaio 1963.

Considerato l’erede di William Wordsworth, è stato un prolifico poeta. Per comporre i suoi versi si ispirava principalmente all’ascolto della natura, cercando di sublimare in parole la bellezza e la ricchezza che solo chi è dotato di una sensibilità non comune riesce a cogliere attraverso i sensi.

L’autore de “La strada non presa” studiò al Dartmouth College e successivamente ad Harvard, senza tuttavia conseguire la laurea. Dopo aver abbandonato l’università, Frost si dedicò a diversi impieghi: fu insegnante, calzolaio, e persino editore dell’opera “Sentinel” di D. H. Lawrence.

La sua fortuna letteraria arrivò solo più tardi, quando con la moglie si trasferì in Inghilterra: negli anni Venti, Robert Frost era il più celebre poeta degli Stati Uniti. Con le sue raccolte poetiche ottenne ben 4 Premi Pulitzer.

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