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“La guerra che verrà”, la poesia di Bertolt Brecht per dire no alla guerra

Facciamo nostri i versi della poesia "La guerra che verrà" di Bertolt Brecht una poesia che mette in guardia sui rischi della guerra e le gravi conseguenze per i più poveri.

La guerra che verrà di Bertolt Brecht è una poesia che mette in scena l’amarezza della guerra e i disastri che devono sopportare soprattutto i più poveri. 

In ogni guerra, in qualsiasi guerra sono sempre i meno abbienti a dover subire la barbarie dei conflitti. Si tocca sempre poco questo argomento, ma come abbiamo potuto vedere in Ucraina e in Palestina sono migliaia le persone che non avendo le dovute possibilità sono costrette a subire il peggio. 

“A fare la fame è sempre la povera gente” afferma con forza Brecht. Un verità che pochi hanno segnalato e messa in evidenza. Guardiamo ai conflitti da molteplici punti di vista ma poche volte si tocca questo aspetto.

Le conseguenze delle guerre le pagano sempre i più poveri.

Banalmente, non avendo i soldi non possono neppure fuggire dalla guerra. Sono costretti a vivere di stenti nell’attesa che gli aiuti umanitari arrivino.

Ma leggiamo i versi illuminanti di Bertolt Brecht.

La guerra che verrà di Bertolt Brecht

La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente.

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Der Krieg, der kommen wird, Bertolt Brecht

Der Krieg, der kommen wird
Ist nicht der erste. Vor ihm
Waren andere Kriege.
Als der letzte vorüber war
Gab es Sieger und Besiegte.
Bei den Besiegten das niedere Volk
Hungerte. Bei den Siegern
Hungerte das niedere Volk auch.

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Le contraddizioni della guerra

Bertolt Brecht aveva presagito l’imminente scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver visto bruciare i suoi libri da Hitler sulla storica Bebelplatz, davanti alla Humboldt Universität a Berlino, era stato costretto a scappare dalla Germania nazista.

La guerra che verrà è contenuta nella raccolta le Poesie di Svendborg(Svendborger Gedichte, 1939), il punto più alto della lirica brechtiana. 

Poesia nata, come le altre contenute nella raccolta, durante l’esilio in Danimarca di Bertolt Brecht. L’intellettuale tedesco lasciò la Germania all’indomani dell’incendio del Reichstag (27 febbraio 1933).

Brecht si rifugiò in una casa contadina della provincia di Svendborg iniziando una proficua attività poetica. 

Il conflitto di classe si amplifica con la guerra

In La guerra che verrà, Brecht manifesta sia il suo pacifismo sia, in linea con i suoi ideali socialisti, la sua preoccupazione per gli strati più poveri della società, che secondo l’autore soffriranno in egual misura sia fra i vincitori sia fra i vinti le conseguenze dovute al conflitto.

In ogni guerra è inutile dirlo sono proprio le persone più povere a dover affrontare le conseguenze della guerra. Il poeta tedesco in modo rivoluzionario riesce ad introdurre il conflitto di classe in ius territorio quasi mai affrontato, appunto la guerra.

Stiamo tutti assaggiando il significato del pensiero di questa poesia vivendo la guerra in Ucraina e le gravi conseguenze economiche che ha scatenato nei primi 2 anni del conflitto. 

Ancora oggi le conseguenze per i più poveri sono davvero importanti. Stessa cosa è accaduta in ogni guerra a piangere le conseguenze sono sempre coloro che hanno meno possibilità economiche. 

Basta vedere cosa sta cadendo in Palestina per rendersi conto che la fame rischia di uccidere come le armi, La guerra è una follia e seguendo Brecht è anche classista. 

Una situazione che purtroppo si ripete nel corso della storia, ogni qual volta le nazioni ricorrono alle armi.

Non importa se si vince o si perde la guerra. I poveri sconteranno sempre le pene del conflitto. La guerra rende tutti più poveri, questa è una realtà. 

Bertolt Brecht

Scrittore, drammaturgo, regista teatrale e saggista, Bertolt Brecht nacque in una famiglia agiata della borghesia tedesca di Augusta, in Baviera.

Abbandonati gli studi di medicina, si dedicò per l’intera vita all’attività letteraria, entrando in contatto con le avanguardie artistiche di Monaco e Berlino, e allo studio teorico e politico del marxismo.

Dopo l’esilio del 1933, visse in diversi stati, tra cui Svizzera, Danimarca, Finlandia e Stati Uniti. Nel 1948 fece rientro a Berlino Est, dove istituì, insieme alla moglie Helene Weigel, il teatro Berliner Ensemble, al quale si dedicò fino alla morte, avvenuta il 14 agosto 1956. 

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