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“I vostri figli” di Khalil Gibran, una poesia sulla bellezza dell’essere genitori

L'amore è un sentimento meraviglioso in ogni sua forma e sfaccettatura, ma l'amore per i figli ha qualcosa di immenso, incommensurabile. Ce lo racconta Khalil Gibran nella sua splendida poesia, "I vostri figli".

Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire,
dove a te non è dato di entrare,
neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro
ma non volere che essi somiglino a te.

“I vostri figli” è una toccante poesia di Khalil Gibran dedicata al rapporto fra genitori e figli. La scopriamo insieme per riflettere su quanto meraviglioso e al contempo delicato sia il ruolo dei genitori, che mettono al mondo il futuro di questo pianeta.

“I tuoi figli non sono figli tuoi”

“I tuoi figli non sono figli tuoi”

Recita così il primo verso di questo componimento che Khalil Gibran inserisce nel suo capolavoro, “Il Profeta”. I nostri figli non sono nostre creature, né piccoli uomini e piccole donne da plasmare a nostra immagine e somiglianza, o da modellare a seconda dei nostri sogni del passato, o dei nostri rimpianti non del tutto sopiti.

“Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Perché loro hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
non alla loro anima”.

L’amore che proviamo nei confronti dei figli è probabilmente il più forte e viscerale che proveremo mai nel corso della nostra esistenza, ed è anche uno dei più difficili da spiegare a parole. Khalil Gibran non solo ci riesce, ma lo fa con una poesia toccante, che ci ricorda quale sia il ruolo del genitore, custode di un piccolo tassello dell’avvenire.

“I vostri figli” di Khalil Gibran

I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.

Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Perché loro hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
non alla loro anima.

Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire,
dove a te non è dato di entrare,
neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro
ma non volere che essi somiglino a te.

Perché la vita non ritorna indietro,
e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.

Khalil Gibran

Nato in Libano nel 1883 ed emigrato negli Stati Uniti per ragioni economiche, Khalil Gibran è stato un importante scrittore e poeta divenuto celebre per “Il Profeta”, la bellissima raccolta poetica pubblicata per la prima volta nel 1923 in lingua inglese e in seguito tradotta in moltissime lingue.

Quello di Khalil Gibran è un testo in cui si intrecciano immagini e simboli di ogni religione e filosofia, dove civiltà occidentale e orientale si mescolano, dando vita a una poesia di grande suggestione caratterizzata dall’uso del verso libero.

“Il Profeta”

Dopo alcuni anni trascorsi in terra straniera, Almustafa (ovvero l’eletto di Dio), sente che è giunto il momento di fare ritorno all’isola nativa. In procinto di salpare egli affida al popolo della città di Orphalese un prezioso testamento spirituale: una serie di riposte intorno ai grandi temi della vita e della morte, dell’amore e della fede, del bene e del male.

Pubblicato a New York nel 1923, “Il Profeta” viene subito accolto con grande favore di pubblico soprattutto presso i giovani, i quali vedono in Gibran un maestro di saggezza. A distanza di tanti anni l’interesse è rimasto immutato: silloge che abbraccia i problemi fondamentali dell’esistenza, il capolavoro del poeta libanese è anche libro di notevole fascino. Il clima sospeso e rarefatto, il ritmo incantatorio di una scrittura lirica di presa immediata, incisiva e visionaria, l’incontro tra due opposte culture, l’orientale e l’occidentale, sono la cifra di uno stile inconfondibile.

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