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“Sul bene e sul male” (1923) di Khalil Gibran vibrante poesia che definisce la vera bontà

Scopri le regole della bontà grazie a "Sul bene e sul male" di Khalil Gibran è una poesia che definisce i valori dei buoni e dei cattivi.

Sul bene e sul male di Khalil Gibran è una poesia che svela la vera natura della bontà, una sorta di tavola delle regole su ciò che significa essere buoni. Si fanno sempre dei grandi propositi, ma per potersi considerare meritevoli di essere definiti brave, o meglio buone persone bisogna essere dotati dell’umiltà e della considerazione del prossimo.

Allo stesso modo non si è cattivi, interpreti del male, semplicemente perché si fa parte di una data classe sociale, cultura, appartenenza religiosa o politica, provenienza, colore della pelle, genere sessuale. La vera bontà non è la perfezione ma piuttosto lo sforzo di vivere in armonia con se stessi e con gli altri.

Il Natale ci sembra il momento ideale per poter parlare di bene e male, ma soprattutto della capacità di saper comprendere e accettare il prossimo. Farsi giudici o peggio carnefici nella vita è l’errore più grande.

Sul bene e sul male (On good and evil) fa parte della raccolta di poesie in prosa Il Profeta (The Prophet) di Khalil Gibran, pubblicata a New York, dall’editore Knopf per la prima volta nel 1923. Il Profeta fino ad oggi è stata tradotta in oltre 100 lingue e non è mai andata fuori catalogo.

Leggiamo questa stupenda poesia in prosa di Khalil Gibran per cogliere il profondo significato di cosa dovrebbe essere per tutti noi la vera bontà.

Sul bene e sul male di Khalil Gibran

E uno degli anziani della città disse: Parlaci del Bene e del Male.Ed egli rispose:
Del bene che è in voi, posso parlare, ma non del male.
Perché cos’è il male se non il bene tormentato dalla fame e dalla sete?
Quando il bene è affamato cerca cibo nella più nera caverna, e quando è assetato beve anche acqua morta.

Voi siete buoni quando siete in unione con voi stessi.
Ma anche quando non siete in unione con voi stessi, voi non siete cattivi.
Perché una casa divisa non è un covo di ladri; è soltanto una casa divisa.
E una nave senza timone può vagare alla deriva in mezzo a isole pericolose senza colare a fondo.

Voi siete buoni quando vi adoperate per dare qualcosa di voi stessi.
Ma non siete cattivi se cercate profitto per voi stessi.
Perché quando cercate il profitto, voi siete come una radice che si aggrappa alla terra e succhia il suo seno.
Il frutto non può dire alla radice: «Sii come me, maturo e pieno, e pronto a dare la tua ricchezza».
Perché donare è necessario al frutto, come per la radice è necessario ricevere.

Voi siete buoni quando siete pienamente coscienti di quello che dite.
Ma non siete cattivi quando dormite, e la lingua farfuglia senza ragione.
Anche un discorso che incespica può rafforzare una debole lingua.

Siete buoni, quando vi indirizzate alla meta fermamente e con passo gagliardo.
Ma non siete cattivi se vi andate zoppicando.
Anche chi zoppica non cammina a ritroso.
Ma voi che siete forti e veloci, non zoppicate davanti allo zoppo, credendo d’esser cortesi.

Voi siete buoni in infiniti modi, ma non siete cattivi quando non siete buoni.
Siete solo pigri e bighelloni.
È un peccato che il cervo non possa insegnare alla tartaruga a diventare veloce.

La vostra bontà è nel desiderio del gigante ch’è in voi; e quel desiderio è in ciascuno di voi.
Ma in alcuni è un torrente che scorre impetuoso verso il mare, trasportando i segreti dei pendii delle colline, e i canti della foresta;
In altri è un’acqua piatta che si perde in angoli e curve e indugia a lungo prima di raggiungere la spiaggia.
Ma chi desidera molto non dica a chi desidera poco: «Per quale ragione sei così lento ed esitante?».
Perché chi è buono davvero non chiede al nudo: «Dov’è il tuo vestito?» né al senzatetto: «Che cosa è accaduto alla tua casa?»

Il significato della vera bontà

Sul bene e sul male è una poesia di Khalil Gibran è una poesia che ci condivide che il male è semplicemente il bene corrotto dai suoi stessi desideri. L’autore suggerisce che la vera bontà non è la perfezione, ma piuttosto lo sforzo di vivere in armonia con se stessi e con gli altri.

Khalil Gibran ci invita a non pensare il bene e il male come due opposti assoluti, ma come aspetti diversi della stessa essenza umana.

Si è buoni quando si è un tutt’uno con se stessi. Gibran suggerisce che esiste solo il bene, perché è la natura intrinseca di ognuno, e ciò che chiamiamo male è semplicemente essere persi e non ispirati.

Tutti possediamo la bontà

Gibran tende subito a sottolineare “Del bene che è in voi, posso parlare, ma non del male.” È la disperazione, l’arroganza, l’avidità a indirizzare gli essere umani verso il male. Il poeta utilizza la metafora della fame e della sete. Quando si è “affamati” o “assetati” si è disposti a qualsiasi cosa pur di soddisfare le proprie necessità.

Per Khalil Gibran la bontà significa essere in armonia con la propria interiorità. Tuttavia, anche quando siamo divisi o smarriti, non siamo necessariamente malvagi. La bontà è vista come uno stato naturale, mentre l’allontanamento da essa è una condizione temporanea, non una condanna.

La bontà è equilibrio tra il dare e l’avere

La bontà non dipende dall’essere altruisti o dall’evitare di pensare a fare profitto. Gibran utilizza una stupenda metafora quella della radice e del frutto. Bisogna sempre avere equilibrio tra il dare e il ricevere. Non si è cattivi se si cerca di nutrire sé stessi, così come non c’è virtù assoluta nel solo donare. Sono entrambi modi di esprimere la propria personalità, sono due modi d’intendere la vita.

Sbagliare non è sinonimo di cattiveria

Essere coscienti delle proprie azioni è una virtù. Ma non si diventa cattivi quando si possono fare o dire delle cose fuori dalla propria esplicita volontà. Il poeta libanese utilizza la metafora del “farfugliare senza ragione” mentre si dorme. Come si può essere rei di una situazione simile. Quindi, sbagliare non sinonimo di cattiveria, ma semplicemente un modo per comprendere i propri errori.

Bisogna tollerare i limiti altrui

Sul bene e sul male ci dona un grande insegnamento ovvero di saper accettare i limiti degli altri e allo stesso tempo di non dover a tutti i costi doversi limitare nei riguardi di chi non ha le stesse capacità.

Non tutti si muovono con la stessa velocità o forza verso la bontà, ma questo non significa che chi è più lento o esitante sia meno degno. Ogni percorso ha il suo ritmo, e la vera bontà non giudica né sminuisce.

I cattivi sono solo dei buoni con dei limiti

Khalil Gibran ci dona un’altra lezione che tutti possiamo essere buoni, anche quando non ci ci comporta correttamente. Il poeta dice “siete solo pigri e bighelloni.” Quando non si dimostra bontà è semplicemente che non si hanno le caratteristiche per eccellere da un punto di vista dell’umanità.

La comprensione è l’essenza della vera bontà

“Il Profeta” chiude la poesia affermando “La vostra bontà è nel desiderio del gigante ch’è in voi; e quel desiderio è in ciascuno di voi.” Gibran celebra il desiderio umano di crescere e migliorarsi, paragonandolo a un torrente o a un’acqua stagnante. Anche in coloro che sembrano meno attivi o determinati, quel desiderio di bene esiste, sebbene si manifesti in modi diversi.

L’importante conclude Khalil Gibran non farsi giudici degli altri, comprendere il prossimo à la vera bontà assoluta.

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