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“È finita la notte” di Rabindranath Tagore, una poesia per illuminarci di speranza

In questi giorni di buio, paura e lutto vogliamo regalarvi un minuto di speranza con "È finita la notte", di Rabindranath Tagore.

I versi di Rabindranath Tagore tratti da È finita la notte, così vibranti e suggestivi, comunicano un senso di legame universale tra gli esseri umani che, compiuto un percorso fatto di oscurità e momenti difficili, finiscono per incontrarsi e riconoscersi.

Una poesia che infonde luce e speranza, per sé stessi e per un mondo migliore, che oggi piange per tutte le guerre che vi infuriano.

“È finita la notte” di Rabindranath Tagore

È finita la notte
Spegni la lampada fumante
nell’angolo della stanza.
Sul cielo d’oriente
è fiorita la luce dell’universo:
è un giorno lieto.
Sono destinati a conoscersi
tutti coloro che cammineranno
per strade simili.

La fine e l’inizio

In questa poesia, l’autore si rivolge all’interlocutore – che è anche protagonista dei versi – avvisandolo della fine della notte, metafora di qualcosa che trova la sua conclusione, e dell’arrivo di una novità.

“È finita la notte
Spegni la lampada fumante
nell’angolo della stanza”.

Dopo il buio, affrontato con coraggio e con “la lampada fumante nell’angolo della stanza”, arriverà la luce. Perché l’oscurità non può durare per sempre.

Con il nuovo giorno comincia anche un nuovo cammino, durante il quale sono destinati a conoscersi “coloro che cammineranno su strade simili”. “È finita la notte” è una poesia di pace e speranza, in cui Tagore racconta il destino di chi, sperimentando il proprio percorso di vita, alla fine trova il suo equilibrio e la sua pace, insieme ai cuori a lui affini.

La ricerca dell’armonia

Nelle sue liriche, come nella sua vita, Rabindranath Tagore espresse la propria passione e la sua convinta ricerca dell’armonia e della bellezza nonostante le difficoltà.

Per “la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, Rabindranath Tagore riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell’ovest”, nel 1913 Rabindranath Tagore venne insignito del premio Nobel per la Letteratura.

Rabindranath Tagore

Rabíndranáth Thákhur, in Occidente meglio noto con il nome anglicizzato Rabindranath Tagore, nasce a Calcutta il 7 maggio 1861 da una nobile famiglia bengalese. Ultimo di quattordici fratelli, Rabindranath non segue degli studi regolari, viene bensì educato dal padre, che si occupa a trecentosessanta gradi del figlio, con cui condivide anche esperienze di viaggio.

Nel 1874, la famiglia vive un momento tragico: la madre di Rabindranath muore, e il giovane va a vivere con il fratello Dwijendranath, che è poeta, musicista e filosofo, e con la cognata.

Già in questo periodo, Rabindranath comincia a scrivere e comporre poesie – a questi anni risale anche “Il lamento della natura” –, che subito vengono pubblicate in diverse riviste. Nel 1878 compie il suo primo viaggio in Inghilterra e vi rimane 17 mesi. Henry Morley diviene il suo insegnante di letteratura e musica. Al ritorno in patria, Tagore compone il dramma musicale “Il genio di Valmiki” e “I canti della sera”.

Nel 1883 sposa Mrinalini Devi, che ha solo dieci anni e da cui Rabindranath Tagore avrà cinque figli. I due vanno a vivere a Ghazipur. Risale al 1890 un secondo viaggio in Europa, durante cui il poeta visita L’Inghilterra, l’Italia e la Francia. Al ritorno, compone numerose opere, fra drammi, raccolte poetiche e diari di viaggio.

Dal 1902, comincia per l’autore di “È finita la notte” un grande dramma: muore la moglie. Poco dopo, muoiono anche la figlia e il figlio minore. Tagore è devastato dal dolore del lutto, che si riflette nelle poesie scritte in questo periodo.

Nel 1913, dopo un terzo viaggio in Europa e moltissime poesie pubblicate, Rabindranath Tagore viene insignito del Nobel per la Letteratura.
L’uomo, che nell’ultimo periodo della sua vita si dedica alle arti figurative creando più di 2000 disegni e dipinti, muore il 7 agosto 1941.

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