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“Corrente” di Federico García Lorca, la poesia che insegna la speranza

"Corrente" di Federico Garcia Lorca è una poesia che ci parla di speranza, di consapevolezza, di vita e di calma. Tutte cose su cui riflettere per rendere più vivibile la nostra quotidianità, fatta di movimenti rapidi e frenetici.

Federico García Lorca, uno dei poeti più importanti del ‘900, ci regala una poesia sulla speranza, sulla vita e sulla calma. “Corrente”, come preannuncia il titolo del componimento, descrive quello che è il flusso della vita. Un flusso fatto di sogni e illusioni, emozioni, paure, ma comunque qualcosa che dobbiamo imparare a vivere al massimo. Per farlo però, dobbiamo saper riconoscere il nostro “io” più sincero.

La scopriamo insieme per ricordare Federico García Lorca in occasione dell’anniversario della scomparsa, avvenuta il 18 agosto 1936.

Imparare a vivere con la giusta calma

Corrente. Già dal titolo possiamo comprendere perfettamente il tema e dell’opera. Questa parola, evocativa e forte, fa riferimento a più campi del reale. Oltre all’acqua e alla sua caratteristica dello “scorrere”, il titolo della poesia preannuncia e descrive benissimo il tema dell’opera.

La parola “corrente” non è da riferire soltanto all’acqua, ma anche a quello che significa “seguire la massa”, andare incontro all’omologazione. Questo perché secondo il poeta che cammina senza capire la propria forza e vocazione interiore, in realtà si perde. Molto spesso è più importante rimanere fermi e riflettere su se stessi, piuttosto che camminare inseguendo qualcosa di vago.

Oppure qualcosa che non ci appartiene, che non alimenta la nostra anima e la nostra persona. Annientare il proprio “io”, significa rimanere intorpiditi in uno stallo della vita. Nella bellissima seconda strofa, Lorca scrive “chi cammina non vede le stelle”. Questo significa che, spesso, quando andiamo avanti senza fermarci a riflettere, non ci diamo tempo per pensare.

Non ci diamo neanche tempo di sognare. Cosa che viene fatta quando ci prendiamo del tempo per stare “fermi” (e chi si ferma sogna). Se ci pensiamo bene, nella sua negatività, il lockdown che abbiamo vissuto ormai tre anni fa ci ha permesso di riflettere su noi stessi. Ci ha fatto fermare e ci ha fatto guardare più in profondità. C’è un proverbio che dice: “Chi si ferma è perduto”. Lorca invece ribalta il concetto. In fondo, in questo mondo corriamo sempre, non ci sappiamo più regalare la giusta calma per vivere.

Federico García Lorca, le poesie più belle

Federico García Lorca, le poesie più belle

Federico García Lorca è stato uno dei poeti più importanti della letteratura spagnola. Ecco le sue poesie più celebri

“Corrente” di Federico García Lorca

Chi cammina
s’intorbida.
l’acqua corrente
non vede le stelle.
chi cammina
dimentica.
e chi si ferma
sogna.

Federico García Lorca

Federico García Lorca nasce a Fuente Vaqueros, in Andalusia, il 5 giugno 1898 da una famiglia agiata. Da giovane, trascorre un’infanzia spensierata sul piano intellettuale ma travagliata su quello fisico: Federico è molto cagionevole e si ammala spesso.

Studia a Granada, dove si iscrive alla facoltà di giurisprudenza e passa poi a quella di lettere. In questo periodo, il giovane García Lorca si interessa soltanto alle lettere, all’arte e alla musica, sua grande passione sin da quando il padre gli ha fatto conoscere il pianoforte in tenera età.

Nel 1919, si trasferisce a Madrid per proseguire gli studi. Qui incontra intellettuali del calibro di Luis Buñuel e Salvador Dalí. A questo periodo risalgono le prime fatiche letterarie del giovane, che nel 1920 pubblica il “Libro des poemas” e mette in scena per la prima ed ultima volta “El maleficio de la maríposa”, un dramma teatrale che non ha il successo sperato.

Seguono altri esperimenti letterari che spaziano dalla poesia al genere teatrale, e inseguono la via del surrealismo. L’età adulta è, per Federico García Lorca, un periodo fatto di alti e bassi, in cui spesso si trova faccia a faccia con la depressione dovuta principalmente all’impossibilità di vivere con serenità la sua omosessualità.

È l’esperienza statunitense che, a partire dal 1930, ridà linfa vitale all’esistenza del poeta: interfacciandosi con la società e la cultura d’oltreoceano, si rende conto della disparità che esiste nel mondo e matura la consapevolezza della necessità di un nuovo mondo, più giusto ed equo nei confronti di tutti, indistintamente.

Anche durante il periodo trascorso a Cuba, García Lorca riesce a vivere piuttosto serenamente. Le nuove amicizie e gli impegni letterari lo tengono occupato e gli fanno sentire meno il peso dell’esistenza.

Rientrato in Spagna nel 1930, il poeta intraprende il progetto del teatro popolare ambulante e continua a scrivere e pubblicare opere di successo fino alla morte, avvenuta nel 1936 a causa della sua appartenenza politica. L’intellettuale viene infatti fucilato e gettato in una fossa comune dalle forze franchiste.

Con la dittatura, l’intera produzione del poeta viene messa al bando. È solo con la morte di Franco, nel 1975, che García Lorca ritorna finalmente nell’olimpo della letteratura spagnola.

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