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“La mia vita segreta”, conoscere Salvador Dalì attraverso la sua autobiografia

Oggi ricorre l'anniversario di nascita di Salvador Dalì, grande artista spagnolo che ricordiamo attraverso "La mia vita segreta", una splendida autobiografia che rivela il vero volto del poliedrico intellettuale.

Conoscere Salvador Dalì, le sue avventure e il suo pensiero attraverso la sua voce? Amanti dell’arte e delle personalità estrose, questo è il libro che fa per voi: “La mia vita segreta“, l’autobiografia in cui, con incredibile maestria, Dalì racconta la sua vita.

“La mia vita segreta” di Salvador Dalì, la sinossi

«Ho trentasette anni. È il 30 giugno 1941, giorno in cui promisi di consegnare questo manoscritto all’editore. Ho appena finito di trascriver qui i segreti della mia vita; la mia vita soltanto, infatti, mi conferisce l’autorità di farmi ascoltare. Desidero essere ascoltato. Sono l’incarnazione più rappresentativa del dopoguerra europeo, ne ho vissuto tutte le avventure, tutti gli esperimenti, tutti i drammi.

Protagonista della rivoluzione surrealista, ho seguito giorno dopo giorno gli incidenti intellettuali e le ripercussioni che il materialismo dialettico di dottrine pseudofilosofiche ha fondato sui miti del sangue e della razza del nazionalsocialismo. Ho studiato teologia seriamente. Ho pagato caro, con le monete nere del mio sudore e della mia passione, il diritto alle diverse scorciatoie che mi sono state necessarie per giunger sempre primo.

E mentre partecipavo a ogni ricerca, con il lucido fanatismo dello spagnolo, ho sempre d’altra parte rifiutato di iscrivermi a un qualsiasi partito politico. E come potrei farlo ora, quando la politica sta per essere annientata dalla religione? Sin dal 1929 ho instancabilmente studiato le scoperte delle scienze, che caratterizzano il nostro tempo. Se anche non ho potuto esplorare tutti gli anfratti di così mostruose specializzazioni, ne ho compreso tuttavia perfettamente il significato.

Una cosa è certa: nulla, assolutamente nulla, nelle scoperte filosofiche, estetiche, morfologiche, biologiche, morali del nostro tempo nega la religione. Al contrario, il tempio consacrato alle “scienze specifiche” spalanca tutte le sue finestre per accogliere il cielo. E cos’è il cielo? Dove trovarlo? “Il cielo non si trova né sopra, né sotto, né a destra, né a sinistra, ma esattamente nel centro del petto di chi ha fede”. In questo momento non ho ancora fede e temo di dover morire senza cielo».

Salvador Dalì

Salvador Dalì (Figueres, 11 maggio 1904 – Figueres, 23 gennaio 1989) è stato un artista e un intellettuale dall’intelligenza poliedrica: disegnatore, scultore, pittore, sceneggiatore e cineasta, scrittore, fotografo e designer. Considerato uno dei membri più importanti del movimento surrealista, è conosciuto non solo per le sue straordinarie opere d’arte ma anche per la sua indole anticonformista e stravagante.

Amico e collaboratore di molte delle personalità artistiche più importanti dell’epoca, tra Madrid e Parigi, allora capitali dell’arte e della sperimentazione, è noto per la spontaneità della sua arte e come promotore del potere del subconscio come mezzo per sbloccare l’immaginazione.

La carriera e le ispirazioni

Salvador Dalì intraprese molto presto la carriera artistica. Scoprì la pittura moderna nel 1919, durante una vacanza a Cadaqués con la famiglia di Ramon Pichot, un artista locale che faceva regolarmente dei viaggi a Parigi. L’anno seguente, incoraggiato da suo padre, espose in una mostra organizzata nella residenza di famiglia dei suoi disegni a carboncino. Ma la prima vera esposizione pubblica avvenne nel 1919 al Teatro Municipale di Figueres.

Nel 1921 si iscrisse all’Accademia di belle arti di San Fernando a Madrid, dove strinse un forte legame di amicizia con il regista Luis Buñuel e il poeta Federico Garcìa Lorca. L’anno successivo, soggiornando a Parigi, ebbe modo di incontrare Pablo Picasso. Da quell’incontro Dalì maturerà  uno stile particolarissimo lasciandosi influenzare dallo stile futurista, dallo stile cubista e dalle opere di Giorgio De Chirico. Negli anni successivi il suo sodalizio artistico e intellettuale con Lorca e Buñuel produsse lavori di scenografia teatrale e cinematografica, come i due celebri film “Un chien andalou” e “L’âge d’or”.

Sul piano pittorico la sua attenzione fu attirata dalle riproduzioni di dipinti di Max Ernst, Miró e Tanguy, maestri dell’inconscio tradotto su tela. Nel 1929 entrò finalmente nel gruppo dei surrealisti e nel 1931, insieme a Breton, elaborò gli “oggetti surrealisti a funzione simbolica”. Ma il surrealismo di Salvador Dalì fu comunque fortemente personalizzato e riconoscibile.

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