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“Cercavo te nelle stelle”, la poesia d’amore di Primo Levi da rileggere ammirando il firmamento

La notte di San Lorenzo si avvicina. Per l'occasione, vi proponiamo “Cercavo te nelle stelle” di Primo Levi, una delle più belle poesie d'amore mai scritte.

Primo Levi scrisse la poesia “Cercavo te nelle stelle”, contenuta nella raccolta “Ad ora incerta” nel febbraio del 1946. Questo componimento rappresenta una delle più alte e belle dediche d’amore di sempre. La riscopriamo insieme questa sera, limpida e brillante di stelle, in attesa della notte di San Lorenzo.

“Cercavo te nelle stelle” di Primo Levi

Cercavo te nelle stelle
quando le interrogavo bambino.
Ho chiesto te alle montagne,
ma non mi diedero che poche volte
solitudine e breve pace.

Perché mancavi, nelle lunghe sere
meditai la bestemmia insensata
che il mondo era uno sbaglio di Dio,
io uno sbaglio del mondo.

E quando, davanti alla morte,
ho gridato di no da ogni fibra,
che non avevo ancora finito,
che troppo ancora dovevo fare,
era perché mi stavi davanti,
tu con me accanto, come oggi avviene,
un uomo una donna sotto il sole.
Sono tornato perché c’eri tu.

L’amore come salvezza

La poesia “Cercavo te nelle stelle” racchiude una potenza incredibile. La sentiamo sin dai primi versi, che ci riconducono ad un’infanzia primordiale, in cui l’io lirico rintraccia le origini dell’amore che lo lega alla donna cui è dedicato il componimento.

Molti fra noi, disillusi e induriti da esperienze dolorose, dicono di non credere all’amore. “Cercavo te nelle stelle”, così come altri meravigliosi versi di altri autori più o meno noti, e come emozionanti opere d’arte, dimostra che l’amore esiste, e che rappresenta una via d’uscita al peso del mondo.

Per Primo Levi l’amore è salvezza, la forza che libera dal male, scioglie le catene della monotonia, irrompe nella nostra vita quando meno ce lo aspettiamo ma è scritto da sempre, sin da quando siamo nati, nelle stelle del firmamento. Non servono altre parole per descrivere “Cercavo te nelle stelle”. Quella di Levi è una poesia che parla al nostro cuore ed entra in ogni fibra del nostro corpo, curandoci e cullandoci in questa commovente volta trapunta di astri.

Primo Levi

Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio 1919, da una famiglia di origini ebraiche sefardite. Il padre, ingegnere elettronico, lavora lontano da casa ma, pur essendo praticamente assente nella vita del figlio, gli infonde la passione per le scienze e la letteratura. Trascorre un’infanzia tranquilla, eccezion fatta per i problemi di salute che arrivano di frequente. Si iscrive al ginnasio e poi all’università, portando a termine il percorso di studi in chimica e laureandosi nel 1941.

A questo punto, la Storia entra prepotente nell’esistenza di Primo Levi, un giovane con tutta la vita davanti. Come tante altre persone innocenti, anche lui viene deportato in uno dei campi di concentramento ideati da Hitler. Prima viene mandato a Fossoli, uno dei due campi esistenti in Italia. Poi, viene trasferito a Buna-Monowitz-Auschwitz, dove resterà fino al 26 febbraio 1945, giorno in cui avviene la liberazione dei detenuti superstiti dal campo.

Ciò che permette a Primo Levi di sopravvivere alle sofferenze – fisiche e morali – di cui è testimone ogni giorno, è proprio la laurea in chimica. Il giovane, infatti, viene adoperato in qualità di “specialista” in una fabbrica di gomma. Al termine di questa terribile esperienza, l’uomo torna in Italia dopo un viaggio estenuante – raccontato nel libro “La tregua” – e sente l’urgenza di dover comunicare a tutti ciò che ha visto e provato durante gli anni di detenzione. Dalla penna di Primo Levi è uscito, così, “Se questo è un uomo”, un capolavoro della letteratura mondiale che è stato tradotto in moltissime lingue e ha commosso chiunque lo abbia letto.

Così, Levi ha continuato a scrivere e scrivere, raccontando le sue esperienze ma rendendole universali. “La tregua”, “Il sistema periodico”, “I sommersi e i salvati”, “L’ora incerta” sono solo alcune delle opere che ha scritto esplorando, sempre con successo, diversi generi letterari ma non riuscendo mai a superare del tutto la terribile sofferenza vissuta ad Auschwitz.

Muore l’11 aprile 1987 nell’atrio del palazzo in cui ha sempre vissuto.

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