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“Candele”, la poesia sulla nostalgia di Konstantinos Kavafis

Oggi vi proponiamo “Candele”, una poesia di Konstantinos Kavafis attraverso cui vogliamo ricordare il grande poeta greco conosciuto anche come “il più antico dei poeti moderni”.

Il 29 aprile 1863 nasceva ad Alessandria d’Egitto Konstantinos Kavafis, grande poeta e giornalista greco che ha rivalutato i temi e le forme della poesia antica per giungere a nuove mete espressive. Scomparso esattamente 70 anni dopo la sua nascita, il 29 aprile 1933, Konstantinos Kavafis ci ha lasciato versi di impareggiabile bellezza, che affrontano tematiche classiche quali l’amore, la malinconia, l’incertezza del futuro, la nostalgia e la morte.

Oggi, vogliamo ricordare il poeta greco condividendo con voi la poesia “Candele” nella traduzione di Filippo Maria Pontani.

Candele

Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese,
dorate, calde e vivide.
Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.
Non le voglio vedere: m’accora il loro aspetto,
la memoria m’accora il loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.
Non mi voglio voltare, ch’io non scorga, in un brivido,
come s’allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.

La nozione del tempo e la malinconia

Con “Candele”, ci immergiamo nei temi e nelle forme care a Kavafis. Il poeta greco ha cercato, con la sua produzione, di riproporre le tematiche e i valori cari ai poeti classici per trasmetterli ai lettori dell’età moderna: operazione più che riuscita, se pensiamo a quanto sia apprezzata la sua poesia oggi in tutto il mondo!

“Candele”, in particolare, è il frutto di una visione malinconica e nostalgica della vita, descritta come un percorso lineare che si consuma via via che si va avanti. La metafora utilizzata da Konstantinos Kavafis è quella delle candele: nella lunga fila di candele che si stagliano dinanzi e dietro all’io lirico, quelle spente rappresentano la vita svanita, il passato, mentre quelle ancora accese rappresentano l’avvenire, quel pezzo di tempo che rimane da vivere.

I versi di Konstantinos Kavafis sviluppano la tematica del tempo affiancando all’immagine delle candele quella della morte, che non è mai nominata ma la cui aura è ben presente in tutto il componimento: l’io lirico non vuole voltarsi, perché non vuole vedere tutte le candele spente che si è lasciato indietro. Non è pronto a constatare quanta vita sia trascorsa, quanti eventi siano già accaduti, quanti anni siano passati.

Si accontenta, perciò, di osservare le candele ancora accese, “dorate, calde e vivide”, che si stagliano dinanzi a lui e che gli ricordano che ha ancora del tempo da vivere. Ci si proietta verso il futuro, per quanto incerto e sconosciuto, per non annegare nella paura del tempo che passa inesorabile, mentre noi, distratti, ci avviciniamo sempre di più alla morte. Una poesia malinconica ed evocativa che parla di una sensazione che, probabilmente, molti fra noi hanno sperimentato e sperimentano ogni giorno.

Konstantinos Kavafis

Konstantinos Petrou Kavafis nasce ad Alessandria d’Egitto il 29 aprile 1863 da genitori greci originari di Istanbul. Il padre è un ricco commerciante che non fa mancare nulla alla famiglia ma, purtroppo, muore inaspettatamente nel 1870, quando Konstantinos è ancora solo un bambino.
A seguito dell’evento luttuoso, la famiglia è costretta a trasferirsi nel Regno Unito, prima a Liverpool e poi a Londra. L’ennesimo trasferimento avviene nel 1879, quando Konstantinos ritorna ad Alessandria d’Egitto.

Pochi anni dopo, la famiglia è obbligata a lasciare Alessandria per rifugiarsi in un luogo più sicuro: le rivolte nazionaliste del 1885, infatti, infuriano e preoccupano tutti. Kavafis si trasferisce perciò per un breve periodo a Istanbul, ma ben presto rientra nella sua città natale, dove rimane per tutta la vita.

Ad Alessandria, Konstantinos scrive ininterrottamente e sperimenta diverse professioni: fa il giornalista, poi diventa agente di Borsa, e infine ottiene un incarico al Ministero egiziano dei lavori pubblici, dove esercita la professione di interprete.

Fra il 1891 e il 1904, Konstantinos Kavafis scrive e pubblica molte poesie, che nell’immediato non lo rendono celebre, ma che concorreranno a farlo divenire uno fra i poeti greci più conosciuti e amati dal grande pubblico – greco e non – dopo la sua morte, avvenuta il 19 aprile 1933 a seguito di un tumore alla laringe.

 

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