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“Abbi cura” di Raymond Carver, un canto di resistenza al dolore e alla morte

"E poi la chiamo, contro/ quel che avverrà"...
"Abbi cura" di Raymond Carver è una meravigliosa poesia, un canto di resistenza al dolore e alla morte, che oggi scopriamo insieme in occasione dell'anniversario della nascita del grande scrittore americano.

“Abbi cura”. Si intitola così la poesia che vogliamo condividere con voi questa sera per ricordare Raymond Carver, grande scrittore e poeta americano, nato il 25 maggio del 1938 in Oregon.

Due parole brevi. Semplici ed essenziali come il concetto che Carver vuole trasmettere con questi toccanti versi, che veicolano paura, certo, ma anche resistenza, consapevolezza, forza e amore.

“Abbi cura”, sopravvivere alla morte

La vita di Raymond Carver non è semplice: l’infanzia segnata dalla guerra è seguita da una giovinezza precaria, dovuta alle difficoltà economiche che investono la famiglia ed il giovane stesso, che non riesce subito a trovare la sua strada. La condizione di Carver è resa ancor più complicata dall’abuso di alcol e dalle gravi conseguenze sugli incarichi professionali da poco ottenuti, quello di insegnante universitario e di giornalista.

L’opera dello scrittore statunitense è multiforme tanto quanto il suo autore. Fra prosa e poesia ci imbattiamo nel Carver debilitato dall’alcol, in quello rassegnato e pessimista, in quello che resiste ed insiste, perfino in quello maturo e consapevole.

“Abbi cura” è opera di un Carver indebolito dalla vita ma rinforzato dagli affetti e dalla consapevolezza, di un uomo che ritrova se stesso ed il mondo proprio nel momento di più alta disperazione. Carver ha infatti composto “Abbi cura” negli ultimi mesi di vita, ormai sicuro di trovarsi alla chiusura della sua esperienza sulla terra per via delle gravi complicazioni del cancro.

E invece di soccombere alla paura e alla disperazione, lo scrittore si aggrappa al sentimento più nobile e potente che l’uomo ha a propria disposizione: l’amore, cura ad ogni male, salvezza del tempo, resistenza al dolore e alla morte.

“Abbi cura” ci insegna a rinascere anche nel dolore, a guardare al tempo che abbiamo con rinnovata tenerezza, a non abituarci mai a ciò che abbiamo, ai nostri affetti più intimi, ai giorni che si schiudono dinanzi ai nostri occhi come petali di rose a maggio. Una poesia meravigliosa, che infonde speranza e coraggio.

“Abbi cura” di Raymond Carver

Dalla finestra la vedo chinarsi sulle rose
reggendole vicino al fiore per non
pungersi le dita. Con l’altra mano taglia, si ferma e
poi taglia ancora, più sola al mondo
di quanto mi sia mai reso conto. Non alzerà
lo sguardo, non subito. È sola

con le rose e con qualcosa che riesco solo a pensare, ma non
a dire. So bene come si chiamano quei cespugli
regalatici per le nostre nozze tardive: Ama, Onora e Abbi Cura…

è quest’ultima la rosa che all’improvviso mi porge, dopo
essere entrata in casa tra uno sguardo e l’altro. Ci affondo
il naso, ne aspiro la dolcezza, lascio che mi s’attacchi addosso – profumo
di promessa, di tesoro. Le prendo il polso perché mi venga più vicina,

i suoi occhi verdi come muschio di fiume. E poi la chiamo, contro
quel che avverrà: moglie, finché posso, finché il mio respiro, un petalo
affannato dietro l’altro, riesce ancora a raggiungerla.

“Cherish”

From the window I see her bend to the roses
holding close to the bloom so as not to
prick her fingers. With the other hand she clips, pauses and
clips, more alone in the world
than I had known. She won’t
look up, not now. She’s alone
with roses and with something else I can only think, not
say. I know the names of those bushes

given for our late wedding: Love, Honor, Cherish–
this last the rose she holds out to me suddenly, having
entered the house between glances. I press
my nose to it, draw the sweetness in, let it cling–scent
of promise, of treasure. My hand on her wrist to bring her close,
her eyes green as river-moss. Saying it then, against
what comes: wife, while I can, while my breath, each hurried petal
can still find her.

Raymond Carver

Scrittore, poeta e saggista, Raymond Clevie Carver Jr. nasce il 25 maggio del 1938 a Clatskanie, nell’Oregon, in una famiglia di umili origini. Nel 1973 pubblica su “Voices in American Poetry” alcune sue poesie, mentre l’anno successivo è redattore di “Spectrum”, rivista dell’Università di California a Santa Barbara, dove insegna. Nel 1987 Raymond Carver, con il racconto “Errand” vince il Prize Stories, ma lo stesso anno si vede diagnosticare delle metastasi al cervello partite dal cancro ai polmoni di cui soffriva. Entra a far parte dell’American Academy and Institute of Arts and Letters. Carver morirà il 2 agosto del 1988 nella sua casa di Port Angeles.

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