Italiano: “flagizioso”, il significato del raro aggettivo

7 Luglio 2025

Scopriamo assieme, tramite questo articolo, il significato di un aggettivo che ormai nel panorama linguistico italiano si sente e legge poco: flagizioso.

Italiano flagizioso, il significato del raro aggettivo

Nel vasto e articolato bacino linguistico dell’italiano contemporaneo, vi sono parole ormai desuete che conservano un fascino particolare per la loro forza espressiva, per la ricchezza della loro etimologia e per la pregnanza semantica. Una di queste parole è “flagizioso”, aggettivo ormai relegato all’uso letterario o arcaico, ma che un tempo aveva una notevole potenza evocativa. Significava “malvagio”, “infame”, “disonorevole”, connotando una condizione morale profondamente negativa, un marchio di vergogna, un’ombra sull’onore di una persona o di un’azione.

Come arriva “flagizioso” nell’italiano contemporaneo?

Il termine italiano “flagizioso” deriva dal latino flagitiosus, a sua volta derivato da flagitium, parola che indicava il disonore, la colpa, la vergogna. Flagitium era usata dai latini per descrivere comportamenti contrari alla morale pubblica, azioni indegne che suscitavano scandalo e riprovazione. Nella cultura romana, dove l’onore personale e familiare aveva un peso fondamentale, il flagitium rappresentava una macchia incancellabile.

Il suffisso -osus (che in italiano diventa -oso) in flagitiosus ha valore intensivo, come in gloriosus (glorioso) o vitiosus (vizioso): indica quindi una qualità posseduta in abbondanza, o che si manifesta con evidenza. Così, flagitiosus significa “ricolmo di infamia”, “pieno di vergogna”. Il passaggio nella lingua italiana ha mantenuto questa forza semantica, sebbene l’uso si sia rarefatto nel tempo.

Significato: infame, malvagio, disonorevole

“Flagizioso” è un aggettivo che descrive una persona o un’azione profondamente immorale, infamante, riprovevole. Non si tratta semplicemente di “malvagità” in senso generico, ma di un comportamento che offende la dignità umana e che si pone in aperto contrasto con le norme etiche e civili della comunità.

Per comprendere appieno il peso semantico di questa parola, si può accostarla a termini come “ignominioso”, “scellerato”, “turpe”, tutti aggettivi che evocano un giudizio morale negativo, ma con sfumature differenti. “Flagizioso” ha una tonalità drammatica e solenne, come se la colpa non fosse solo individuale ma pubblica, una macchia che grida vendetta o giustizia.

Esempio letterario (ipotetico):
«Nel cuore della notte, compì il suo gesto flagizioso, e la città si svegliò l’indomani col peso di un’onta che nessuno avrebbe potuto lavare.»

In questo contesto, “flagizioso” qualifica un atto non solo criminale, ma anche moralmente intollerabile, oggetto di condanna collettiva.

Nel corso dei secoli, “flagizioso” è stato utilizzato soprattutto nella prosa filosofica, giuridica o teologica, dove il linguaggio tendeva ad attingere al latino per rafforzare la solennità del discorso. È presente anche in alcuni testi del Rinascimento e dell’età barocca, epoche in cui l’eloquenza e il lessico dotto erano valorizzati.

Tuttavia, a partire dall’Ottocento, la parola ha cominciato a perdere terreno a favore di termini più comuni e accessibili, come “infame”, “disonesto”, “scandaloso”. Il mutamento del gusto linguistico, la spinta verso una lingua più sobria e vicina al parlato, e l’allontanamento progressivo dal latino hanno contribuito al suo declino.

Oggi “flagizioso” sopravvive nelle pagine dei dizionari come una voce arcaica o letteraria, spesso accompagnata dalla sigla “ant.” (antico), e viene raramente impiegato nella comunicazione quotidiana. Tuttavia, il suo significato resta chiaro e il suo impatto forte, proprio perché è raro e inatteso.

Perché recuperare parole come “flagizioso”?

La riscoperta di termini come “flagizioso” non ha solo un valore filologico o antiquario: è anche un’opportunità per arricchire il nostro lessico e affinare le sfumature espressive del pensiero. In un’epoca in cui il linguaggio tende spesso alla semplificazione, reimparare a distinguere tra un “errore”, una “colpa”, un “crimine” e un “atto flagizioso” può restituire alla parola il suo potere etico, civile, persino poetico.

Inoltre, “flagizioso” è una parola che porta con sé un’eredità culturale: quella del mondo romano, con le sue idee di onore, vergogna, virtù pubblica. È un termine che racconta di un’umanità attenta al giudizio morale, e che sentiva il bisogno di nominarlo con precisione.

“Flagizioso” è un aggettivo raro ma prezioso, nato dal latino flagitiosus, che descrive un comportamento o una persona macchiati da colpa grave e disonore. Significa “malvagio”, “infame”, ma con un’intensità morale e sociale che pochi altri aggettivi condividono. Sebbene oggi sia poco usato, rappresenta una risorsa linguistica significativa, un frammento del passato capace di restituire profondità e forza alla nostra espressione. In un’epoca che spesso diluisce il linguaggio nel generico o nel banale, riscoprire parole come “flagizioso” è un piccolo gesto di resistenza e di bellezza.

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