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Contagiato, la parola della lingua italiana che non deve far paura

Il contagiato non è un criminale, ma una vittima di una nuova influenza che sarà sconfitta

Il contagiato nella percezione generale di questo periodo è un problema. È pericoloso per la sicurezza personale e della famiglia. Fa paura, deve essere rinchiuso e tenuto a distanza. Tutto ciò è assurdo. Chi si occupa di informazione e intrattenimento dovrebbe avere maggiore responsabilità nell’affrontare il tema e nel saper misurare le parole. Il sensazionalismo, la caccia agli ascolti o contatti non deve generare a tutti i costi dei mostri. Non c’è bisogno. 

 

Perché si chiama Coronavirus? L'origine della parola

Perché si chiama Coronavirus? L’origine della parola

Cosa significa Coronavirus? Qual è la corretta pronuncia? Lo abbiamo chiesto a Salvatore Claudio Sgroi professore ordinario di Linguistica generale

 

Non criminalizziamo il contagiato

Il contagiato attuale è la vittima di un virus, il cui nome è COVID 19 o, come ormai è arcinoto a tutti, Coronavirus. Il contagiato va trattato con il massimo rispetto, in quanto è un malato o suscettibile di malattia. Il contagiato non ha scelto di farsi contagiare (evito di riportare alla memoria l’HIV negli anni 80/90).

Il contagiato da Coronavirus non ha nessuna responsabilità. Ha preso l’influenza. Non va criminalizzato, va tutelato e considerato una persona che richiede la nostra massima attenzione. Pensare di tenerlo a distanza o addirittura trattarlo come un reietto è pura follia. È Medioevo.

Mi ha colpito la cronaca riguardo al contagiato zero e al contagiato uno. La ricerca dell’origine del contagio, necessaria dal punto di vista medico per limitare la diffusione del virus, si è trasformata in una vera caccia all’uomo. Sembrava la caccia ai terroristi, ai criminali, ai serial killer.

Semplicemente, non potevano sapere di aver in corpo un batterio così cattivo. Erano e sono delle vittime. È stato sbagliato affrontare mediaticamente in questo modo il tema del Coronavirus. Non sono un giurista, ma, penso che  non ci sia stato nessun rispetto del diritto alla privacy, che dovrebbe garantire chi è vittima di malattia.

 

Coronavirus, è giusto utilizzare la parola "contagiato"?

Coronavirus, è giusto utilizzare la parola “contagiato”?

Abbiamo chiesto al Presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini se è corretto l’utilizzo delle parole “contagio” e contagiato” nell’attuale contesto sociale legato al Coronavirus

 

I medici e gli infermieri dei veri eroi

Penso a quei medici e infermieri che con coraggio e professionalità stanno dando assistenza alle migliaia di persone vittime del Coronavirus. Penso ai medici che sono stati contagiati. Per noi sono degli eroi. Finita questa emergenza, speriamo prima possibile, meriterebbero il pubblico encomio: più degli eroi di guerra. Stanno rischiando la loro vita e ne sono consapevoli. Ma sono in corsia, in reparto ad aiutare chi ha bisogno di aiuto.

Come non avere a cuore i medici e gli infermieri degli ospedali delle zone rosse. Sono chiusi all’interno delle strutture ospedaliere e continuano a dare assistenza senza sosta. Penso pure ai medici e agli infermieri che in questi giorni sono richiamati in servizio per offrire il loro aiuto per arginare la crisi ricoveri. Meritano massimo sostegno e la nostra infinita riconoscenza, perché ciascuno di noi potrà aver bisogno del loro aiuto. 

 

Il contagiato è una vittima del virus

Non è un malato. È inutile comportarsi da incivili e da vigliacchi. Chi pensa che il Coronavirus arrivi per colpa dei contagiati è un ignorante, nell’accezione peggiore della parola. L’Italia intera, le singole regioni, le città, i paesi, i villaggi della penisola, devono fare sistema. Non esistono quelli del nord, del centro, del sud. Siamo un Paese solo che lotta unito contro un nemico così piccolo che non può sconfiggerci. Non c’è motivo di mostrare paura. Si troverà il modo di debellare il virus e come dicono ormai in tanti, approfitteremo di questo incidente per ripartire più forti di prima.

Fa riflettere che gli italiani non possano viaggiare per il Mondo. Siamo considerati 60 milioni di contagiati, anche se non lo siamo. Che peccato, anni di apertura e di visione globale buttati via. La chiusura, le barriere e i confini sono tornati. Il tutto in un momento di grande debolezza, insicurezza, incertezza. Dobbiamo essere consapevoli che il Mondo non può tornare indietro. Sarebbe una catastrofe, non solo dal punto di vista economico, ma, psicologico e sociologico. 

Bisogna prendere coscienza che seguire le linee guida della World Health Organization, del Governo, del Ministero della Salute, è utile e necessario per limitare il propagarsi del contagio. Ma i limiti non devono farci cadere nell’isteria generale. Siamo nel 2020 e siamo ottimisti nell’immaginare che c’è e ci sarà l’assistenza adeguata per chi si ammala. La ricerca medica troverà a breve i rimedi per sconfiggere questo infinitesimale nemico. Quindi, non facciamoci prendere dal panico e dalla paura del contagiato.

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