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Viaggio a Oslo, la capitale dark di Jo Nesbø

Il viaggio a Oslo da parte di una nostra collaboratrice, appassionata dei romanzi gialli di Jo Nesbø e attenta alle tematiche green

MILANO – Oslo è una città incredibile: moderna, all’avanguardia, romantica, artistica e dalle atmosfere insolite. La nostra corrispondente Alessandra Pavan ha riportato il proprio personale ritratto della città, soffermandosi sui continui riferimenti ai libri gialli di Jo Nesbø che si possono intravedere tra le strade di Oslo.

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Harry Hole, il detective protagonista dei gialli di Jo Nesbø,  viene spesso da Schroder al numero 8 di Waldemar Tharnes Gate, uno dei ristoranti più vecchi di Oslo, un po’ démodé, in linea con le atmosfere hard boiled descritte dallo scrittore norvegese. Allo Schroder si può provare la cucina locale – le polpette di renna– ma soprattutto si ha la sensazione di essere nella Oslo autentica e vera di qualche tempo fa. I posti in cui si muove Hole sono molti: dalla residenza in Sofies Gate vicino al maestoso Bislett Stadion fino all’Under Water Pub, testimone di molte sue esagerazioni alcoliche. E poi ci sono i luoghi meno privati: la Karl Johans Gate arteria della città che collega la piazza su cui si affaccia la Stazione Centrale al Palazzo Reale. Qui vibra il cuore moderno e multietnico della città, schiacciata tra scenografiche colline e un mare punteggiato da una moltitudine di isole.
Il 17 maggio di ogni anno,  ricorrenza nazionale in cui si festeggia l’anniversario dell’entrata in vigore della Carta Costituzionale, la Karl Johans Gate diventa il percorso di una parata, cui partecipano moltissime persone. È abitudine indossare il costume tradizionale – il bunad. Ecco proprio in una di queste giornate di festa Harry Hole –ne Il Pettirosso del 2000 – si trova a lottare contro il tempo per sventare un attentato. Il cecchino si è appostato nella lussuosa suite panoramica dell’Hotel Radisson Sas in Holbergs Gate, la strada che costeggia il parco del Castello: nel mirino telescopico del fucile di precisione Marklin c’è un bersaglio eccellente e nel cuore dell’attentatore un rancore che risale al 1945.

Aker Brygge

Poco lontano da Holbers Gate, sulle placide acque del fiordo, si affaccia il quartiere trendy di Aker Brygge, nato dalle ceneri dell’industria cantieristica navale della città, andata irreversibilmente in crisi negli anni ‘80. Il restyling di questa zona marittima è caratterizzato dall’avveniristico museo Astrup Fearnley firmato da Renzo Piano, in perfetto equilibrio tra mare, armonia ed architetture che coniugano vetro e acciaio con le strutture preesistenti. In Nemesi del 2002 Harry Hole, la cui personalità è chiaramente poco in linea con questo quartiere sofisticato, irrompe bruscamente nell’elegante Louise Restaurant (al numero 3 del lungomare Stranden), per parlare ad Arne Albu che si trova qui per un pranzo d’affari, e che sembra essere implicato nella misteriosa morte di Anna Bethsen.

Bigdoy

Dai moli di Aker Brygge è possibile imbarcarsi su uno dei piccoli traghetti che fanno la spola tra le tante isolette del fiordo e la penisola di Bigdoy. Bigdoy è una zona residenziale, raggiungibile anche via terra che, oltre ad offrire diverse spiagge, ospita molti musei legati al mondo delle esplorazioni. Qui, infatti, oltre al Museo del folklore norvegese e al Museo delle navi vichinghe, troviamo il museo Kontiki (che contiene la zattera in legno di balsa a bordo della quale nel 1947 un equipaggio norvegese raggiunse la Polinesia dal Perù, lasciandosi portare alla deriva dalla corrente), il Norsk Maritimt Museum, ed il Frammuseet. Nell’edificio dalla facciata triangolare del Frammuseet è stata collocata la nave Fram, la robustissima imbarcazione di quercia e rame, ( realizzata per resistere alla pressione del ghiaccio) con cui nel 1893 l’esploratore Nansen partì da Oslo e tentò di raggiungere il Polo Nord senza riuscirci. Arrivò però nel punto più settentrionale mai raggiunto da un uomo e riuscì a tornare indietro vivo e con l’imbarcazione intatta. L’interno della nave, grazie ad una serie di impalcature, è interamente visitabile e lungo il percorso ci sono tantissime gallerie fotografiche dedicate agli esploratori norvegesi e non solo ed alle loro scoperte geografiche.

La fortezza di Akerhus

A dominare Oslo è la fortezza di Akershus, costruita nel 1299 da Re Hakon V. Nel corso del XVII secolo, durante il regno di Kristian IV – periodo durante il quale la città assunse il nome di Christiania- il castello subì una drastica ristrutturazione in chiave rinascimentale. Oggi, l’Akershus Slott non è più dimora dei regnanti, ma viene utilizzata per eventi mondani ed è anche luogo della cerimonia del cambio della guardia che avviene tutti i giorni alle 13,30. Ma alla fortezza è anche legata una triste fama, quando, durante la seconda guerra mondiale,  diventò sede del comando tedesco che governò la città dopo la precipitosa e rocambolesca fuga del Re e dei vertici dello Stato. Tra queste mura venne pronunciata ed eseguita la condanna a morte di quarantadue esponenti della Resistenza e dopo la liberazione, qui venne fucilato come traditore della patria anche Vidkun Quisling, fondatore del Nasjonal Samling, il partito fascista norvegese.
Non a caso ne Il pettirosso, la cui trama è legata al periodo della Resistenza norvegese ritroviamo Harry Hole, chino sul cadavere di una vecchia signora.

Munch museet e Operahuset

Il museo intitolato ad Edvard Munch si trova nella parte orientale della città di Oslo, nel quartiere di Toyen. L’edificio è opera degli architetti Gunnar Fougner e Einar Myklebust. Iniziato nel 1946, fu inaugurato nel 1963 in occasione del centenario della nascita di Munch, per accogliere le 1150 tele, le 13 sculture e le migliaia di stampe, disegni, libri e oggetti donati alla città dal celebre pittore. Ma un nuovo e ardito Museo sarà pronto nel 2020, opera dello spagnolo Estudio Herreros, ed è stato oggetto di molte critiche: “inclinato” sul’Opera House con il suo profilo verticale parrebbe stonare con lo skyline orizzontale della città. Nelle sale dell’attuale museo di Munch non troviamo Harry Hole, ma due personaggi che complottano alle sue spalle. Siamo ne Il Leopardo del 2009 e un serial killer sta seminando orrore e morte in Norvegia: proprio davanti alle tele di Munch ed in particolare davanti alle opere Donna Vampiro e Fanciulla Malata e i due complottisti si scambiano informazioni cruciali per distruggere Harry.  Due anni più tardi Hole , ne Lo spettro, ormai quarantacinquenne torna ad Oslo dopo tre anni trascorsi ad Hong Kong e non riconosce quasi più la sua città.  Si trova infatti di fronte al teatro dell’Opera di Oslo, sede del Norwegian National Opera and Ballet, la cui struttura avveniristica emerge come un iceberg di vetro e candido marmo di Carrara. L’edificio, completato nel 2008, costituisce il tassello finale di un complesso piano riassetto urbanistico delle aree portuali che si completerà il prossimo anno con il nuovo Museo Munch ,la Biblioteca Nazionale e il Museo nazionale per l’arte e il design.  Il teatro dell’Opera ha proporzioni mastodontiche: al suo interno si trovano 1100 stanze, un auditorium con 1365 posti e due sale da concerto da 200 e 400 posti, il tetto degrada dolcemente fino alla superficie del mare e funge da camminamento da cui godere del panorama sull’Oslofjord.

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Il lato green di Oslo

Ma Oslo non rivela solo il lato dark raccontato da John Nesbø. Oslo è anche nel 2019 la capitale green dell’Europa. Oltre i dati – ridurre del 50% le proprie emissioni di CO2 entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990 e arrivare a un meno 95% nel 2030 – ci sono i suoi numerosi parchi e le foreste circostanti, in sintonia con la recente pianificazione urbana sostenibile. Un esempio è rappresentato dal quartiere Vulkan, inserito in un ex sito industriale vicino al fiume Akerselva, un vero e proprio manifesto per la pianificazione eco-compatibile. Un quartiere contraddistinto da una centrale energetica locale con pozzi geotermici, edifici con vasti sistemi di riscaldamento solare dell’acqua e alberghi che riciclano energia da refrigeratori e ascensori. A Sørenga, un altro nuovo quartiere di Oslo, quello che un tempo era un ponte pesantemente trafficato è stato trasformato in un parco nello stesso stile di Highline a New York. Un’attenzione green che i turisti possono cogliere appieno ed apprezzare, perché composta e sobria, in linea con la personalità di questa città. Lo dimostrano i numerosi ristoranti eco-compatibili, a cominciare dal pluripremiato Maaemo, che serve pasti gourmet di livello mondiale basati su prodotti locali e biologici. E i poli culturali non faranno eccezione: punti di riferimento come il nuovo Munch Museum, la biblioteca Deichman e il nuovo National Museum saranno tutti costruiti con una particolare attenzione rivolta all’ambiente. Benvenuti a Oslo, capitale green.

 

Alessandra Pavan

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