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Pordenonelegge inaugura con i doveri della letteratura

Pordenonelegge parte con la scrittrice ceca Radka Denemarková e l’autrice italiana Silvia Avallone, intervistate de Alessandro Catalano e impegnate nel “Dialogo sul presente, sull’orlo dell’Europa”.

Pordenonelegge si inaugura ispirandosi alla rivoluzione di velluto del ’89 e lancia un ponte con Praga attraverso tre incontri: a Pordenone si parte con la scrittrice ceca Radka Denemarková e l’autrice italiana Silvia Avallone, intervistate de Alessandro Catalano e impegnate nel “Dialogo sul presente, sull’orlo dell’Europa”, a Trieste Mauro Covacich e Josef Panek sono intervistati da Valentina Gasparet: Con il corpo qui, con la mente ovunque e a Lignano Matteo Bussola e Markéta Pilatovà sono Alla ricerca di storie vere.

Nuovo programma culturale

Questi tre incontri segnano l’inizio di un nuovo programma culturale della rassegna – come è stato sottolineato da Paolo Petiziol, console onorario della Repubblica Ceca – destinata a diventare, attraverso una nuova fitta rete di aperture e di collaborazioni un faro culturale per il centro Europa e per i Balcani . Si comincia da Praga per ritrovare le suggestioni che rinsaldano il legame con le radici democratiche dell’Europa, nella città di una “primavera” che resta emblematica e identitaria per i popoli del continente e che, nei giorni della guerra, è anche una sorta di simbolo della libertà per l’Ucraina.

Radka Denemarková a Pordenonelegge

La scrittrice Radka Denemarková rappresenta una delle voci più lucide dell’attuale letteratura ceca, internazionali e si è espressa più volte in modo molto esplicito sui temi dibattuti negli ultimi mesi. In italiano sono stati tradotti i romanzi I soldi di Hitler, sul complesso processo di denazificazione dopo la Seconda guerra mondiale (Keller 2012), e Contributo alla storia della gioia, sulla onnipresente violazione del corpo femminile nella storia (Sovera 2018).

L’editore Miraggi ha ora affidato a Laura Angeloni la traduzione del suo ultimo romanzo, il monumentale Ore di piombo, che riflette tra le altre cose i soggiorni della scrittrice in Cina. A Pordenonelegge dialoga con Silvia Avallone, autrice di una raccolta di poesie, Il libro dei vent’anni e di quattro romanzi di successo, Acciaio, Marina bellezza, Da dove la vita è perfetta, Un’amicizia. A condurre la doppia intervista è Alessandro Catalano

I doveri della letteratura

L’incontro inaugurale di Pordenonelegge inizia subito con una domanda importante: dopo tre anni di pandemia quale è diventato oggi il potere della letteratura? “La letteratura – risponde Avallone – é un fatto politico in quanto aprire un libro vuol dire uscire da se stessi per aprirsi agli altri ; dentro ogni libro c’è chi ha bisogno della nostra solidarietà , in un certo modo .noi diventiamo loro e così diventiamo solidali e ci liberiamo dal nostro orticello. Leggendo impariamo che c’è un mondo diverso dal nostro dove vivono persone che possiamo aiutare anche concretamente tendendo le mani senza più voltare le spalle”.

“La letteratura – continua Denemarková – ha funzione salvifica perché può davvero salvare la vita perché può dare la voce a chi non ce l’ha anche alle persone introverse e che rimangono paralizzate da quello che sta succedendo. E’ importante per noi scrittori avere una forte empatia e mettere le persone in guardia sulle malattie della nostra epoca e lo possiamo fare perché siamo indipendenti”. Ecco cosa hanno in comune queste due scrittrici che non si erano mai incontrate prima: la capacità di leggere la realtà e di sentire anche quello che sta per accadere come succede in Acciaio di Silvia Avallone e ne I Soldi di Hitler di Radka Denemarková

Un’Europa senza muri

Il secondo tema che le due scrittrici affrontano a Pordenonelegge ha a che fare con la coscienza dell’essere europei e il ruolo dell’Europa oggi. “ Ragiono prima di tutto da cittadina e da lettrice – risponde Avallone – mi sono formata su Madame Bovary , sulla letteratura tedesca e inglese, appartengo alla generazione Erasmus perciò mi sono sentita sempre europea. Ed ho sempre percepito l’ Europa come luogo della pace, perciò lo scoppio della guerra per me è stato un evento traumatico inaspettato che mi ha fatto volere con più forza un mondo senza muri dove la politica è forgiata sull’empatia, usando però l’utopia e lo slancio. Cosi come ho imparato da Elsa Morante che mi anche insegnato come la Storia calpesti le storie minime, quelle che la letteratura cerca invece di salvare e di togliere dall’oblio”.

“Lo svantaggio dell’Europa – dice Radka Denemarková é di non avere una lingua comune ma allo stesso tempo questo é anche la nostra ricchezza perché siamo diversi e conviviamo in una realtà comune, ma in questo periodo della guerra dobbiamo ripensare tutto con chiarezza. I politici europei non sono in grado di renderci indipendenti dai grandi imperi (Cina , Russia e Stati Uniti ), perciò solo pensando a quello che ci unisce non a quello che ci divide possiamo sperare di salvaguardare la nostra identità europea”.

Le donne: dal femminismo ai diritti civili

I rapporti femminili sono molto forti in entrambe le scrittrici che hanno affrontato, nei loro romanzi, questo tema , sviscerandolo nel profondo e approfondendo in particolare il tema della violenza sulle donne , che purtroppo è un dato costante della cronaca contemporanea.
“La violenza ha tante sfumature per me – dice Avallone – da bambina e da adolescente avevo una serie di messaggi di cui non mi rendevo conto: che dovevo piacere, che ricevevo principesse e non regine regnanti, poi in età adulta ho realizzato di essere una vittima, perché come tutte le donne subisco delle discriminazioni. Il punto di passaggio per me è stata la maternità in quanto credo faccia emergere un doppio stereotipo culturale e materiale a discapito delle donne, ma la società non può volare con un’ala sola”.

“In certi contesti culturali – conclude amaramente Radka Denemarková il suo intervento a Pordenonelegge – bisogna ancora dimostrare che la violenza sessuale è un crimine, perciò la strada da percorrere è ancora molto lunga e quindi anziché di femminismo bisognerebbe parlare di diritti umani e considerare con molta attenzione anche le microstorie di quotidiana discriminazione”.

Alessandra Pavan

 

 

 

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