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Paolo Vitolo, ”Le librerie antiquarie in Italia non hanno una gran porzione di mercato”

Attenzione alla qualità culturale dei libri presenti negli scaffali, prezzi non collezionistici e possibilità di trovare le prime edizioni dei testi. Sono queste le caratteristiche principali della libreria ''L'Atalante''...

Il responsabile della libreria “L’Atalante” di Milano illustra perché le librerie antiquarie occupino un piccolo spazio all’interno del mercato e distingue all’interno della sua clientela tra studiosi e collezionisti

 

MILANO – Attenzione alla qualità culturale dei libri presenti negli scaffali, prezzi non collezionistici e possibilità di trovare le prime edizioni dei testi. Sono queste le caratteristiche principali della libreria “L’Atalante”. Fondata a Milano nel marzo 2000 da Vilma Bruno e Paolo Vitolo, la libreria nasce con l’intento di rendere disponibili libri esauriti di cultura umanistica dell’ultimo secolo: letteratura, poesia, cinema, teatro, musica, arte, politica, filosofia, scienze umane e sociali. Il responsabile Paolo Vitolo illustra perché le librerie antiquarie occupino un piccolo spazio all’interno del mercato e distingue all’interno della sua clientela tra studiosi e collezionisti.

 

All’interno della distribuzione e della vendita dei libri in Italia, quale porzione occupa il mercato dell’antiquariato dei libri?
Per quanto ci sia da distinguere tra libro usato e libro antiquariale, credo che in Italia le librerie cosiddette antiquarie non abbiano in genere una gran porzione di mercato. Perché il libro usato lo cerca un lettore che ha interessi precisi e non lo trova nuovo, cioè uno studioso, mentre il libro antiquariale (comprese prime edizioni di libri moderni) lo cerca il collezionista, e sono entrambe figure non poi così diffuse. In Italia, purtroppo, ma anche non a caso, la seconda lo è un po’ più della prima.

 

A quale pubblico vi rivolgete?
Da almeno cinque o sei anni, appunto, il mio pubblico si divide tra studiosi e collezionisti. Quasi scomparso il lettore “qualsiasi” che compra il libro usato perché non lo trova nuovo o perché gli piace di più una vecchia edizione – senza farsi il problema che sia la prima o no. E questa è comunque una conseguenza chiarissima del fatto che i lettori sono diminuiti; che ai superstiti sta bene leggere quello che passa il convento, che viene presentato in TV e cose simili. Ma non credo di vaneggiare se confido in un’almeno modesta inversione di tendenza: addirittura in reazione alla comparsa dell’e-book.

 

In che modo la sua libreria si differenzia dall’offerta delle librerie tradizionali?
Parlo per me: la mia libreria si differenzia dalle altre cosiddette antiquarie per una – presunta –attenzione alla qualità culturale dei libri che metto nei miei scaffali e per i prezzi non collezionistici che metto – con piacere – alle prime edizioni di testi che si trovano. Infatti ho molti clienti tra i colleghi. Per il resto, differenziarsi in sé non è tra i miei scopi.

 

5 dicembre 2012

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