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Nel mezzo del cammin di nostra vita

Fu così che cominciai a leggere Inferno, l'ultima fatica di Dan Brown. Molto criticato, come ogni best seller che vende a prezzi irragionevolmente alti. Non sono una grande fan del genere, ma dopo Il codice da Vinci, Angeli e demoni e Crypto, dovevo chiudere il cerchio...

Questa volta il libro che mi è capitato fra le mani era un prestito di un’amica.

‘Io ti presto questo e tu mi presti Lolita. Andata?’

Andata!

 

Fu così che cominciai a leggere Inferno, l’ultima fatica di Dan Brown. Molto criticato, come ogni best seller che vende a prezzi irragionevolmente alti. Non sono una grande fan del genere, ma dopo Il codice da Vinci, Angeli e demoni e Crypto, dovevo chiudere il cerchio.

 

Questa volta Robert Langdon si sveglia in Italia, ha perso due giorni della sua vita, una grossa amnesia gli impedisce di ricordare il motivo che l’ha portato a Firenze, è certo solo di una cosa, deve correre più forte di quella donna che lo sta inseguendo ovunque con una pistola e che non si fa scrupoli ad ammazzare il primo che passa.

 

Così, anche noi, insieme a lui, scopriamo cosa lo ha portato ad allontanarsi da Cambridge.

Come al solito l’umanità è in pericolo, e solo un professore in giacca di tweed può salvarla.

 

Ci inoltriamo in una Firenze che, nonostante il protagonista sia in fuga, nota con dovizia di particolari e ce la imprime bene nella mente. I musei, palazzo vecchio, il giardino di Boboli, palazzo Pitti. Fortunatamente abito ad un’ora di treno dalla città di Dante, perchè Langdon mi ha fatto venire voglia di andarci!

Dante, sì perchè il filo conduttore che lega tutto in questo caso è la Divina Commedia. Gli enigmi fanno riferimento soprattutto all’inferno, già, perchè quello che stanno per scoprire non sarà niente di celestiale.

 

E qui Dan Brown ci mette davanti a un considerevole bivio. La terra è sovrappopolata, siamo troppi e le risorse a breve finiranno, entro un secolo non ci sarà più nessuno, ci saremo estinti. Ma se, esistesse da qualche parte, un bottone in grado di decimare 1/3 della popolazione (come fece la peste nera), continuando così a vivere per altri svariati millenni? Sacrificarne molti per salvarli tutti. Giusto? Sbagliato? Il professore e l’organizzazione mondiale della sanità a quanto pare hanno a che fare con un pazzo, un genio, ma comunque pazzo, che vuole rievocare la morte nera sulla terra, per il bene dell’evoluzione. E ci sta riuscendo benissimo.

 

Lo scrittore ci pone davanti un bivio etico non da poco, fa riflettere ma comunque intrattiene, argomenta i suoi discorsi e emana cultura a profusione. Un bel romanzo che si lascia divorare, unica nota dolente a poche pagine dalla fine: gli spaghetti alla bolognese non esistono in Italia, caro Mister Brown.

 

Francesca Marchesani

 

29 aprile 2015

 

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