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Gianrico Carofiglio e l’esempio della politica, il confronto con Matteo Salvini

Ieri a Di Martedì lo scrittore Gianrico Carofiglio si è rivolto a Matteo Salvini, criticando il metodo di comunicazione in tv del leader della Lega.

“Non rispondete a nessuna domanda, ripetete in modo ossessivo quello che state dicendo all’inizio, perché l’argomento deve essere quello.” Così ieri a Di Martedì, il salotto televisivo di Giovanni Floris, lo scrittore Gianrico Carofiglio si è rivolto a Matteo Salvini. L’ex magistrato rimprovera al al leader della Lega una mancanza di risposte nei suoi interventi, anche di fronte ad accuse, che denotato “immaturità politica.” 

Il duello verbale fra i due è ruotato intorno all’elusione delle risposte da parte del segretario del Carroccio, a domande puntuali nel merito delle vicende giudiziarie che vedono coinvolto il suo partito. Per Salvini sarebbe invece di ben altra importanza discutere di scuola e scadenze fiscali in arrivo.

Cos’è la gentilezza

Carofiglio è intervenuto a Di Martedì anche per parlare del suo nuovo libro, “Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose“, un saggio che parla di politica e di buone maniere. Intervistato da Floris, Carofiglio ha spiegato cosa sia per lui la  gentilezza. “Non sono le buone maniere, il garbo, doti comunque auspicabili e gradevoli. La gentilezza è una virtù guerriera, è un modo per andare incontro al conflitto che è inevitabile, e di gestirlo in modo non distruttivo. Una maniera per affrontare la complessità. Non ci sarebbe progresso senza conflitto, è parte della politica. E’ possibile farlo accettando che esista un punto di vista alternativo. Tutte le opinioni sono tollerabili, anche se non sono condivisibili.”

 

Capire la violenza per combatterla

Carofiglio è intervenuto anche per commentare i tragici fatti di violenza che stanno colpendo il nostro Paese, in primis la tragedia di Colleferro. “L’epoca in cui viviamo è molto meno violenta rispetto al passato. Spesso è un luogo comune amare il passato dicendo che era un posto migliore. La società da questo punto di vista è migliorata, ma non possiamo tollerare gli atti di violenza che ancora oggi accadono. Bisogna però prima di tutto capirli, cosa che i populisti non fanno, e poi cercare degli antidoti da distribuire nella società.” Concettualmente, per Carofiglio l’omicidio di Willie è stato volontario con dolo eventuale. “Culturalmente emerge una totale assenza di contenuti, di significato nelle vite di questi ragazzi-dementi. Un vuoto riempito esclusivamente dal fracasso della violenza. Non dobbiamo cedere a impulsi assurdi: di fronte a certi casi occorre capire.”

Capire il punto di vista altrui

Secondo Carofiglio la violenza è anche figlia dell’ottusità che si ha nel capire concetti essenziali del vivere insieme. “Se c’è qualcosa che mi spaventa interiormente, perché mette in dubbio le mie convinzioni fragili, non avendo coraggio o gli strumenti linguistici e culturali per affrontare questa sofferenza, elimino fisicamente l’oggetto che la rappresenta ai miei occhi.” Una società meno violenta può essere anche dovuta all’esempio che la classe politica può dare. “Occorre chiedere ai politici anche una funzione pedagogica, una capacità di astenersi dai comportamenti che dovrebbero orientare e filtrare le pulsioni peggiori, e trasformarle in azione politica. Certi comportamenti e modi di esprimersi dei politici, soprattutto populisti, alla ricerca del consenso banale, svolgono e producono un effetto spaventoso, splancando il vaso di pandora dei peggiori istinti delle persone. Una società in cui la politica non pensa alla responsabilità di ciò che dice, favorisce la possibilità che certi comportamenti violenti si realizzino.”

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