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I 5 libri da leggere sul Libano per conoscere il suo passato doloroso

Per comprendere meglio il passato doloroso del Libano e del suo popolo, vi suggeriamo dunque 5 libri da leggere

È salito a più di 100 morti, oltre 4 mila feriti e un centinaio di dispersi il bilancio della doppia devastante esplosione di ieri nei pressi del porto di Beirut. La prima stima del governatore della capitale libanese, Marwan Abboud, parla di danni per 3-5 miliardi di dollari, il disastro ha lasciato senza casa 250-300 mila persone. Ma non è la prima volta che la città viene ferita così atrocemente. Tra guerra civile, crisi economiche e attentati a Beirut si alternano palazzi scintillanti a edifici martoriati dalla violenza. Per comprendere meglio il passato doloroso del Libano e del suo popolo, vi suggeriamo dunque 5 libri da leggere su questo splendido e complicato paese. 

San Giorgio guardava altrove di Jabbour Douaihy 

Di nuovo sulle sue montagne ma anche a Tripoli e a Beirut, Jabbour Douaihy narra in questo romanzo la storia di Nizam, nato in una famiglia sunnita di Tripoli. E allevato in un paesino di villeggiatura montana, Haoura, da un’abbiente famiglia maronita. Ventenne, a Beirut, frequenta la gioventù rivoluzionaria sessantottina. È qui che lo sorprende lo scoppio della guerra civile. Ed è qui che affronta la sua duplice appartenenza, musulmana e cristiana, di cui lui non si è mai crucciato ma che nessuno, nelle due comunità, ha mai accettato. Nell’epilogo, tragico e al contempo demenziale, Nizam diventa metafora di un paese diviso dalla follia identitaria dei suoi abitanti. 

Scintille di Gad Lerner

Gilgul, nella Qabbalah ebraica, è il frenetico movimento delle anime vagabonde che ruotano intorno a noi quando la separazione dal corpo è dovuta a circostanze ingiuste o dolorose. Tanto violenti possono essere i conflitti che attendono gli spiriti rimasti sulla terra, che la tradizione parla addirittura di “scintille d’anime” prodotte dalla loro frantumazione. Gad Lerner si addentra nel suo gilgul familiare, nelle “scintille d’anime” della sua storia personale. Suo padre Moshé reca il trauma della Galizia yiddish spazzata via dalla furia della guerra. Dietro di lui si staglia enigmatica la figura di nonna Teta, incompresa e dileggiata perché estranea alla raffinatezza levantina della Beirut in cui è cresciuta Tali, la moglie di Moshé. Ma anche la Beirut degli anni Quaranta si rivela un recinto di beatitudine illusoria. Vano è il tentativo di rimuovere lo sterminio degli ebrei d’Europa e la Guerra d’indipendenza nella nativa Palestina.

La casa di Pietra di Anthony Shadid

Si comincia con una casa da rimettere in sesto, nel sud del Libano, una casa di famiglia in cui sono passati i propri avi accumulando oggetti, sentimenti, culture. Per un anno intero Anthony Shadid abita e ristruttura quella casa, scoprendo in quelle stanze, attraversate con il passo del cronista, la storia della propria famiglia e di tutto il Medio Oriente. Muovendosi tra le grandezze e le meschinità dell’uomo, Shadid racconta come si mischiano tra loro e come si scontrano le culture. E perché ognuno di noi è inscindibilmente legato alle proprie radici.

Donne di Beirut di Iman Humaydan Younes

Durante gli ultimi giorni della guerra civile che ha sconvolto il Libano tra il 1975 e il 1991, quattro donne condividono le loro esperienze di vita in un edifìcio di Beirut. Dall’intreccio delle loro storie emerge la complessità di un conflitto che vede fronteggiarsi drusi, cristiani e musulmani, prima uniti da una storia comune e ora ferocemente nemici. Specchio dell’assurdità del conflitto è Beirut, la capitale, divisa in due da posti di blocco e barricate che le protagoniste del romanzo si ostinano ad attraversare, con la volontà di ribellarsi a ogni costo alla forza bruta, alla violenza che invade le strade, le case, le vite di ognuno.

Pioggia di giugno di Jabbour Douaihy

“Pioggia di giugno” non è soltanto la storia di un uomo, Elia, che torna nel suo paese arroccato in cima alla montagna libanese per indagare sui motivi che lo hanno costretto, vent’anni prima, a partire per gli Stati Uniti. Né soltanto la storia di sua madre, Kamleh, che in quel paesello del Libano ha consumato tutta la propria vita. Non è nemmeno soltanto la storia della faida tra due famiglie maronite che hanno condiviso un territorio angusto pur essendo separate da ataviche rivalità. Né soltanto la storia di un fatto di sangue avvenuto nel 1957. “Pioggia di giugno” è anche una profonda indagine sulle cause e sugli effetti di ogni scontro fratricida. 

 

 

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