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“Scuola è socialità, non tablet”, l’appello di Cacciari con altri 15 intellettuali

Il filosofo ricorda che per la scuola l’elemento socialità è fondamentale nella formazione dei ragazzi. La risposta della ministra Azzolina

“Liquidare la scuola nella sua configurazione tradizionale, sostituendola con modalità telematiche, rischia di snaturarla.” L’allarme è lanciato dal filosofo Massimo Cacciari sulle pagine de La Stampa. Insieme ad altri 15 intellettuali, Cacciari ha firmato un appello per sottolineare la necessità della scuola classica “in presenza”, con la socialità che non può essere rimpiazzata da monitor e tablet. 

Scuola è socialità

Cacciari pone l’accento sul fatto che con la didattica a distanza si rischi di “appiattire il complesso processo dell’educazione sulla dimensione riduttiva dell’istruzione”. Lo fa citando gli altri Paesi europei, i quali “hanno già riaperto (o stanno riaprendo) le scuole, pur permanendo condizioni sanitarie analoghe a quella italiana”. Secondo Cacciari, dare superficialmente per assodata l’intercambiabilità fra le modalità di insegnamento in presenza o da remoto vuol dire “non aver colto il fondamento culturale e civile della scuola, dimostrandosi immemori di una tradizione che dura da più di due millenni e mezzo”. La didattica tradizionale a scuola non può essere rimpiazzata dai monitor dei computer o dalla distribuzione di tablet. Scuola vuol dire anzitutto “socialità, in senso orizzontale (fra allievi) e verticale (con i docenti), dinamiche di formazione onnilaterale.”

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La risposta dell’Azzolina

Non si è fatta attendere la risposta della ministra Azzolina, chiamata in causa dalla lettera aperta pubblicata su La Stampa. Secondo la ministra del Miur il dibattito che la scuola quotidianamente alimenta è un’occasione unica, ma serve collaborazione. “Dobbiamo cercare tutti di orientarlo nella direzione giusta. Serve un confronto franco, lucido, ma che soprattutto sia da stimolo per raggiungere soluzioni che guardino al bene degli studenti.” La ministra sottolinea come abbia tenuto e reagito alle difficoltà grazie alla  didattica a distanza, indicata come “unica vera alternativa, per settimane, all’abbandono degli studenti.” Secondo la ministra, occorre ammettere che la cosiddetta “Dad” ha tamponato un’emergenza e sta accompagnando un settore ferito dall’emergenza verso la convalescenza.” Secondo la ministra, ignorare il digitale sarebbe pericoloso, perciò conclude: “Riapriremo le scuole. Ma sarà anche necessario avere scuole più aperte.”

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