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“La canzone dell’amore perduto” di De André, una passione che svanisce

"La canzone dell'amore perduto" di De André è una poesia d'amore, che con i suoi versi descrive la malinconia di una relazione perduta e finita

Per l’amore diamo tutto e le nostre gesta sono spesso molto più eclatanti di quelle dei protagonisti di libri e film. L’amore è quel sentimento che dà forma alla nostra vita ed è capace di condizionare tante delle nostre scelte, da come vestirci a dove abitare.

Ed è forse proprio per questa ragione che quando una storia finisce e perdiamo un amore siamo colti da quella malinconia che così bene racconta Fabrizio De André ne La canzone dell’amore perduto. Ricordiamo questa canzone in occasione dell’anniversario del celebre cantautore genovese, nato il 18 febbraio 1940 e scomparso esattamente 25 anni fa, l’11 gennaio 1999.

Perché "La canzone dell'amore perduto" di De André è da considerarsi poesia

Perché “Amore che vieni, amore che vai” di De André è da considerarsi poesia

Dopo “Hallelujah” di Cohen e “Blowin’ in the wind” di Dylan, è l’ora di spiegare perché anche le canzoni di De André sono da considerarsi poesia

L’amore che strappa i capelli

Il brano è stato inciso nel 1966 in un 45 giri insieme a La ballata dell’amore cieco (o della vanità) e tre anni più tardi, nel 1969, nell’LP Nuvole barocche. Si tratta di una canzone potente, ampiamente ispirata alla biografia stessa del poeta, che ha composto il brano quando si è accorto che la passione tra lui e Enrica Rignon stava svanendo. “L’amore che strappa i capelli è perduto ormai – canta De André – non resta che qualche svogliata carezza e un po’ di tenerezza“. La stessa Enrica dichiarò che il marito scrisse la canzone quando il fiore del loro amore era ormai appassito.

"Mi sono innamorato di te" di Luigi Tenco una poesia sull'amore

“Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco una poesia sull’amore

L’amore “capita”, forse è l’unica cosa che spesso ci è dato sapere. “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco in pochi versi offre una spiegazione su come nasce l’amore

L’amore secondo De André

De André amava parlare d’amore, come testimoniano molti dei suoi capolavori, un amore che sa essere un sentimento travolgente, tanto che i baci non bastano mai e non è mai sufficiente il tempo trascorso assieme. L’amore però, secondo Faber, è tanto intenso quanto fugace, come spesso canta. Se infatti “Amore che vieni, amore che vai” è un inno alla caducità del sentimento, nella Canzone dell’amore perduto il poeta racconta come un amore finisce.

La vita va avanti

Velocemente può succedere di passare dal Non ci lasceremo mai, mai e poi mai, dall’amore che strappa i capelli, all’addio: vorrei dirti ora le stesse cose ma come fan presto, amore, ad appassire le rose. Ma la vita, canta De André, va avanti: sarà la prima che incontri per strada che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato per un amore nuovo. Spesso non abbiamo altra scelta che credere fermamente che sia così.

 

Il testo

Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole
“Non ci lasceremo mai, mai e poi mai”,
vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto, amore, ad appassire le rose
così per noi
l’amore che strappa i capelli è perduto ormai,
non resta che qualche svogliata carezza
e un po’ di tenerezza.
E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti al sole
di un aprile ormai lontano,
li rimpiangerai
ma sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.
E sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.
 

Fabrizio De André

Fabrizio Cristiano De André, noto come Fabrizio De André, è nato a Genova il 18 febbraio 1940 e si è spento a Milano il 11 gennaio 1999. Cantautore  considerato uno dei più importanti, influenti e innovativi del panorama italiano italiani, è conosciuto anche con l’appellativo di Faber che gli dette l’amico Paolo Villaggio, con riferimento alla sua predilezione per i pastelli e le matite della Faber-Castell, oltre che per l’assonanza con il suo nome.
 

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In quasi quarant’anni di attività artistica, De André ha inciso quattordici album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi riedite in antologie. Molti testi delle sue canzoni raccontano storie di emarginati, ribelli e prostitute, e sono considerate da alcuni critici vere e proprie poesie, tanto da essere inserite in varie antologie scolastiche di letteratura già dai primi anni settanta[20][21] e da ricevere gli elogi anche di grandi nomi della poesia come Mario Luzi.

Fabrizio De André è per questo considerato anche uno dei maggiori poeti italiani del Novecento oltre che una figura di riferimento nel panorama musicale italiano, appellato talvolta come “il cantautore degli emarginati” o il “poeta degli sconfitti”. Ha venduto 65 milioni di dischi nella sua carriera, guadagnando un posto nella classifica degli artisti italiani di maggior successo. La rivista Rolling Stone Italia, inoltre, ha inserito il suo disco Creuza de mä al quarto posto nella classifica dei migliori album italiani.

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