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“Il mio corpo era come un’arpa e le parole e gesti di lei come dita sulle sue corde” di James Joyce

La frase del giorno è tratta dal racconto “Arabia”, contenuto nella raccolta “Gente di Dublino” di James Joyce, pubblicato nel 1914 dopo diciotto rifiuti da parte di quindici case editrici diverse

La citazione con cui vi proponiamo di iniziare la giornata è “Il mio corpo era come un’arpa e le parole e gesti di lei come dita sulle sue corde” di James Joyce, del quale oggi ricordiamo la nascita avvenuta il 2 febbraio 1882.

La colonna sonora di oggi è “L’amante” di Ivano Fossati   

James Joyce

James Joyce è uno degli autori più importanti del Novecento. Dopo gli studi in collegi di gesuiti, si distinse all’Università di Dublino per la sua preparazione e arguzia come linguista. Dopo essersi allontanato dalla religione cattolica, lasciò l’Irlanda alla volta di Parigi, dove studiò medicina qualche mese, prima di far ritorno a Dublino per la morte della madre. Dal 1904 si trasferì prima a Trieste, dove insegnò alla Berlitz School e dove fece amicizia con Italo Svevo; poi a Zurigo e infine a Parigi, che lasciò poco prima di morire a causa dell’invasione nazista e di una forte depressione. Fatto ritorno a Zurigo, fu operato di ulcera e morì in ospedale il giorno successivo.

Dopo un primo approccio alla scrittura, in cui segue le forme espressive tradizionali della prosa narrativa, Joyce inizia a sperimentare, ispirato dalle prime teorie sulla psicanalisi. Nel 1922 pubblica “Ulisse”, opera di straordinaria importanza per tutta la letteratura futura, nella quale inizia a utilizzare la tecnica del “flusso di coscienza”, che consiste nella libera espressione di pensieri così come si affacciano alla mente del protagonista.

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Gente di Dublino

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Considerati tra i capolavori della letteratura del Novecento, questi quindici racconti – terminati nel 1906 ma pubblicati soltanto nel 1914 perché per la loro audacia e realismo gli editori li rifiutarono – compongono un mosaico unitario che rappresenta le tappe fondamentali della vita umana: l’infanzia, l’adolescenza, la maturità, la vecchiaia, la morte. Fa da cornice a queste vicende la magica capitale d’Irlanda, Dublino, con la sua aria vecchiotta, le birrerie fumose, il vento freddo che spazza le strade, i suoi bizzarri abitanti. Una città che, agli occhi e al cuore di Joyce, è in po’ il precipitato di tutte le città occidentali del nostro secolo.

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Arabia

La frase che abbiamo scelto è tratta da Arabia, il terzo racconto contenuto nel volume “Gente di Dublino”. Protagonista del racconto è un ragazzo, di cui non è mai esplicitato il nome, segretamente innamorato della sorella del suo migliore amico e vicino di casa, Mangan. Egli non ha mai occasione di parlarle, nonostante continui a seguirla e a fantasticare su di lei. Così ogni mattina la osserva dalla finestra di casa.  È qui che il giovane protagonista viene travolto da una sensazione di estasi mentale, così descritta: “Il mio corpo era come un’arpa e le parole e gesti di lei come dita sulle sue corde“.

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