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Il potere dell’amore secondo Percy Bysshe Shelley

Il sentimento amoroso concepito come vera e propria entità universale, una forza della natura che dà vita. Ecco la concezione di amore di Percy Bysshe Shelley, di cui oggi ricordiamo l’anniversario di nascita.

Il 4 agosto 1792 nasce Percy Bysshe Shelley, uno fra i più celebri poeti della corrente del Romanticismo, noto per capolavori quali “Prometeo liberato” (1820). Lo ricordiamo per i suoi contributi letterari, per la sua indomabile passione artistica e sensibilità all’emozioni ed esperienze umane, partendo da una sua frase dedicata all’amore: 

“Tu chiedi che cosa sia l’Amore. È quella forza potente che ci attrae verso tutto quello che concepiamo o temiamo o speriamo fuori di noi stessi, quando scopriamo nei nostri pensieri l’abisso di un insaziabile vuoto e cerchiamo di risvegliare in tutte le cose che esistono una consonanza con quello che proviamo dentro di noi”.

La vita di Percy Bysshe Shelley

Percy Bysshe Shelley nasce in West Sussex, in Inghilterra, in una famiglia molto agiata e conservatrice. Suo padre, Sir Timothy Shelley, era un affluente avvocato, politico e parlamentare.

Sin da piccolo, Shelley si fa riconoscere per la sua memoria impressionante e per una particolare dote nei confronti delle lingue, il che gli permette di iniziare a frequentare l’esclusivo Eton College. È proprio durante questo periodo che Shelley sviluppa un interesse per la scienza, il soprannaturale e il misticismo, tematiche che influenzeranno molo le sue opere. Questi nuovi interessi vengono anche accompagnati da improvvisi attacchi d’ira, sonnambulismo ed allucinazioni che lo tormenteranno per il resto della sua vita.

Gli anni di Eton non sono piacevoli per lo scrittore, che viene soprannominato “Shelley il Matto” a causa dei suoi esperimenti e attacchi di rabbia, nonché interessi eccentrici. Ciò nonostante, Percy Shelley entra all’Università di Oxford, dove va a studiare all’University College: qui incontra Thomas Jefferson Hogg, studente e futuro avvocato con il quale forma un legame molto stretto.

Shelley viene soggiogato dall’influenza di Hogg, e nel giro di poco tempo si trova a condividerne il pensiero politico e religioso, all’epoca rivoluzionario ed infiammatorio. Spinto da questo impeto idealista, Shelley scrive un trattato intitolato “La Necessità dell’Ateismo” (1811) e viene conseguentemente espulso.

La filosofia di amore libero

 Nonostante dichiarato apertamente ateo, Shelley era in realtà un epicureo panteista. Credeva quindi in un Eden pagano in cui non esiste il peccato, ma solo gioia e piacere, strumenti necessari per raggiungere l’eudaimonia, ossia la felicità intesa come scopo fondamentale della vita.

In “La Regina Mab”(1813), Percy Shelley discute anche della sua concezione di amore libero. Egli credeva infatti che la struttura della monogamia limitasse l’espressione amorosa degli esseri umani – concepisce quindi del sentimento amoroso come vera e propria entità universale, una forza della natura che dà alla vita.

Nel suo poema “Filosofia dell’amore” (1819), l’autore scrive:

“Niente al mondo è celibe
e tutto per divina
legge in una forza
si incontra e si confonde
”.

Fra amore e dolore, Percy Shelley e le sue tempeste romantiche

Percy Shelley purtroppo fece fatica a raggiungere questo ideale di amore nella propria vita. Il suo ateismo e attivismo politico radicale lo portano ad essere diseredato dal padre, costringendolo quindi a spostarsi continuamente per fuggire dai debiti accumulati. Si sposa in maniera impetuosa con Harriet Westbrook, che però decide di lasciare per Mary Gooodwin, all’epoca solo sedicenne.

Percy, Mary e la sorellastra di quest’ultima, Claire Clairmont, continuano a girare l’Europa, per stabilirsi poi in Italia. Mary, ormai divenuta Mary Shelley, scrive il suo famosissimo libro “Frankenstein” in questo periodo.

Percy Shelley ama ed ama tempestivamente ed intensamente – ma credendo nell’amore libero, ama più persone. Questo pesa a Mary che attraversa un forte periodo di depressione. La tormentosa vita del giovane romantico si conclude in maniera altrettanto tragica: durante una gita in barca di fronte a Viareggio, Percy Bysshe Shelley muore annegato l’8 luglio 1822, all’età di 29 anni.

Considerando la vita dell’autore, ne emerge un ritratto di una persona fortemente sensibile ed idealista. Shelley viveva l’amore in maniera folgorante e tempestosa, e soprattutto, senza limiti – per l’appunto, “una forza potente”.

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