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Gabriel García Márquez e l’importanza di non dimenticare

Le parole di Márquez ci preparano ad affrontare il domani, quando speriamo tutto questo sarà finito e a noi spetterà il compito più difficile: quello di non dimenticare

In occasione dell’anniversario di Gabriel García Márquez,  nato il 6 marzo 1927 e scomparso il 17 aprile del 2014 a Città del Messico, vi riportiamo un suo celebre passo, tratto da “L’amore ai tempi del colera“.

Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato.

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La memoria come antidoto agli errori

Con queste parole, lo scrittore colombiano Márquez ci invita a riflettere sulla memoria e sulla sua capacità di rimuovere, quanto di plasmare il passato. Una riflessione che, alla luce di quanto sta accadendo, ci proietta nel domani. Ovvero, quando dovremo fare i conti con il passato, segnati dalle cicatrici che le ferite dell’oggi hanno provocato. Continuiamo a interrogarci sul nostro futuro, ma dimentichiamo di considerare che un domani dovremo fare i conti con quanto è accaduto. Dovremo tramandare la memoria di quanto accaduto negli ultimi tempi, tra pandemia e guerra, del dolore che ha generato ai nostri figli e poi ai figli dei nostri figli. A noi adesso spetta combattere, ma domani ci attende un compito ancora più difficile: conservare memoria. Diventare testimoni di un momento storico che ci sta cambiando profondamente, forse anche più di quanto immaginiamo.

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Márquez e l’importanza di non dimenticare 

Ma è qui che Márquez ci mette in guardia: la memoria tende a rimuovere i brutti ricordi e a magnificare quelli belli. Questo è un meccanismo che ci aiuta a tollerare il dolore, ma che rischia di consegnare la nostra storia all’oblio. Perché continuiamo a ripetere gli stessi errori del passato? La risposta è fin troppo semplice: perché dimentichiamo, rimuoviamo, eliminiamo quanto di doloroso abbiamo provato. La paura è che, una volta finito tutto questo, torneremo quelli di prima: stanchi, distratti, frenetici, superficiali. Prepariamoci, dunque, al domani con lo stesso ardore spirituale che animava i personaggi di Márquez e le loro storie senza tempo. 

 

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