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Una frase di Beppe Fenoglio per dichiarare il proprio amore

La frase del giorno è tratta dal romanzo "Una questione privata", pubblicato postumo nell'aprile del 1963, due mesi dopo la morte dell'autore


La citazione con cui vi proponiamo di iniziare la giornata appartiene al partigiano, scrittore e traduttore italiano Beppe Fenoglio ed è tratta dal suo libro “Una questione privata”: quest’estratto rappresenta una vera e propria dichiarazione d’amore sincera e sentita, senza tempo.

Tu non devi sapere niente, solo che io ti amo. Io invece debbo sapere, solo se io ho la tua anima. Ti sto pensando, anche ora, anche in queste condizioni sto pensando a te. Lo sai che se cesso di pensarti, tu muori, istantaneamente? Ma non temere, io non cesserò mai di pensarti”

L’amore che si amplifica con la guerra

La frase di oggi racconta della ricerca di una verità senza la quale l’innamorato Milton, il giovane partigiano ventenne protagonista del libro, non può vivere. Costretto nella tensione costante tra il dubbio del tradimento e la sincerità del suo sentimento, il giovane protagonista non è in grado comunque di lasciar andare via il ricordo dell’amata e di liberarsi di lei. Milton si sottopone a delle prove durissime ed estenuanti, ma ciò che più lo strazia è il pensiero della sua Fulvia ormai lontana. 

Nell’ultima scena Milton è a terra, nel bosco, ma non c’è sangue sul suo corpo né ferita sul suo viso. Noi non sappiamo se Milton sia morto, ma se lo fosse forse è a causa della stanchezza accumulata, della debolezza del suo fisico oramai provato e del dolore per il tradimento di Fulvia, più che per i proiettili dei fascisti.

Ancora oggi, molti ragazzi costretti ad arruolarsi per difendere la propria terra rivolgono il loro pensiero alla donna amata distante: Tananai nella canzone “Tango” racconta proprio questo tipo di situazione. Ma l’amore viene vissuto intensamente anche sul posto di guerra, come testimoniano la storia dei due soldati che hanno giurato il loro amore e si sono sposati al fronte, oppure quella del soldato che ad un posto di blocco vicino alla capitale Kiev ha chiesto la mano della sua futura sposa.

L’amore, sembrerà assurdo, diventa più intenso e forte nelle difficoltà e nei luoghi dove l’odio verso l’avversario contro cui si combatte sembra avere la meglio. Ma nell’animo umano l’amore vince su tutto: così valeva ai tempi della lotta partigiana raccontata da Fenoglio, la stessa regola oggi è più che mai confermata nei luoghi dove purtroppo ancora si combatte. 

Beppe Fenoglio

Beppe Fenoglio è stato partigiano, autore di numerosi romanzi e racconti, drammaturgo e traduttore. Nato ad Alba, nelle Langhe, in una famiglia umile (il padre era un garzone di macelleria seguace di Turati e del socialismo), Beppe Fenoglio si unì alle prime forze partigiane nel 1944. Al termine della guerra, grazie alla conoscenza della lingua inglese, fu assunto in un’azienda vinicola come corrispondete estero e, visto che il lavoro era poco impegnativo, riuscì a dedicarsi alla scrittura.

Nel 1950 conobbe Elio Vittorini, che si stava occupando per Einaudi della nuova collana “Gettoni”, dedicata alle nuove voci del panorama italiano, e che lo aiutò a pubblicare la sua prima raccolta di racconti “I ventitré giorni della città di Alba”. Vincitore di numerosi premi letterari, morì nel 1963 a causa della tubercolosi. Nel 2005 l’Università di Torino gli ha conferito la laurea ad honorem in Lettere. 

Una questione privata

Il romanzo fu pubblicato da Garzanti, insieme ad altri sei racconti di Fenoglio, nel 1963 in un unico libro dal titolo “Un giorno di fuoco”; e solo nel 1978 è stato pubblicato in forma separata da Einaudi, in ben due versioni.

Il romanzo racconta la storia di un giovane partigiano ventenne, il cui nome di battaglia è Milton. Militante nelle formazioni badogliane, Milton è innamorato di una ragazza torinese di buona famiglia, Fulvia, sfollata per un breve periodo ad Alba prima dell’armistizio. Dopo la sua partenza, Milton fa ritorno alla villa dove di solito trascorrevano le loro serate insieme e lì incontra la guardiana della villa, che durante una visita all’interno della casa, gli racconta della relazione tra Fulvia e un suo amico partigiano Giorgio. 

Milton inizia, così, una ricerca ossessiva dell’amico per chiedergli la verità sull’informazione avuta, ma intanto Giorgio è stato catturato dai fascisti. Dopo aver tentato in tutti i modi di liberarlo, Milton fa ritorno alla villa per parlare ancora con la guardiana, ma viene sorpreso da una milizia di fascisti, che lo obbliga alla fuga.

Il libro suscitò polemiche e discussioni, dovute al fatto che Fenoglio non racconta in maniera chiara cosa accadde a Milton durante l’inseguimento finale da parte dei fascisti e non dice nulla sulle sue condizioni di salute. Molti hanno pensato a un romanzo incompiuto, dato che la stesura fu ritrovata dopo la morte dello scrittore.

 

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