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Lettera al padre di Marianna Di Falco

Il 28 Giugno 2014 ti ho scritto una lettera e ti ho promesso di badare a loro due.
Ci ho provato (e ci provo tutt’ora).
Lui non mi ascolta, da giorni non mi parla.
Lei è così debole, a tratti infantile.

Fuori dalle mura di casa rido, scherzo, fingo di essere quella di sempre.
Cerco, come posso, di occultare il vuoto che mi porto dentro.
Mi dispiace. Mi dispiace tanto.
Ti avevo promesso che mi sarei occupata di tutti e due ma non ci riesco.
Perdonami. Sono sempre così arrabbiata, cerco risposte che nessuno potrà mai darmi. La rabbia mi logora… Lentamente.

Ho rinunciato ai miei sogni (e alla vita che desideravo) da diversi anni.
Lo sai, è stato necessario che lavorassi, i problemi sono sempre stati tanti, così ho dovuto accontentarmi e adottare la filosofia “l’importante è lavorare”.
Mi dispiace perché ti dispiacevi dei miei sacrifici.
Ero lontano da voi per quasi 14 ore e questo, oltre al dispiacere per il mio “sacrificio”, ti faceva sentire un fallito… Me lo ha detto lei.
Cosa avrei potuto fare? Ci sono sempre state tante spese.
Certo lavorare mi è sempre piaciuto, ma sono così stanca di lottare e l’ultima volta abbiamo perso tutto e tutti hanno perso TUTTO.

La mia metà parla di matrimonio, fra 2 o forse 3 anni, è strano, non faccio salti di gioia.
Perché? La mia metà è adorabile, certo abbiamo alti e bassi come tutte le coppie ma io continuo a pensare all’abito da sposa.
Ricordi cosa dicevo? – ” voglio te nella scelta dell’abito “.

Dei tuoi gusti, della tua opinione, mi sono sempre fidata.
Ricordi tutte le volte in cui ti chiedevo: ” Come sto? Meglio questa scarpa o l’altra? La maglietta sta bene con questo pantalone? “.
Così sarebbe dovuto essere anche per il mio vestito da sposa.

Sai, papà, cosa penso, adesso, quando la mia metà mi parla di matrimonio?

Penso che dovrò percorrere la navata, che mi separa da quello che sarà mio marito, da sola perché non sono riuscita a salvarti.

Perdonami, non avevo il potere di salvarti.
Il tumore è stato più forte dell’amore che legava tutti noi.
Ti ho visto sparire, consumato lentamente dalla malattia… Ed io non ho potuto fare nulla.

Quella sera ti tenevo la mano, hai fissato i tuoi occhi azzurri nei miei e… sei spirato.
Una parte di me è morta con te e un pezzo del mio cuore è stato chiuso in quella bara e sotterrato con te.

ogni giorno, rientrando da lavoro, fisso il “lettone” e guardo il tuo posto ormai vuoto e, come una bambina di 5 anni, aspetto il tuo ritorno.
Lo so è stupido ma… Mi manchi.

Ti voglio bene papà, ovunque tu sia.

Marianna

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