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Ucraina, distrutta la Cattedrale di Odessa

Patrimonio dell'Unesco dall'inizio dell'anno, la Cattedrale di Odessa è la più grande chiesa ortodossa, obiettivo di un'attacco russo lo scorso 23 luglio

Distrutta la Cattedrale di Odessa in un brutale attacco contro il simbolo del patrimonio ucraino e della civiltà. Nella notte tra il 22 e il 23 luglio, è avvenuto un pesante attacco missilistico russo che ha ucciso due civili e ne ha feriti gravemente altri venti. La mattina del 23 luglio, la Cattedrale di Odessa appariva distrutta, con ampie voragini sui tetti e crolli delle pareti interne ed esterne. L’attacco che ha danneggiato uno dei simboli della città è soltanto l’ultimo di una serie infinita nel centro storico.

La Cattedrale di Odessa

Odessa è la terza municipalità più grande dell’Ucraina, con una popolazione di più o meno un milione di persone. Nel centro storico della città, dichiarato patrimonio Unesco, nel 1794 venne eretta la Cattedrale della Trasfigurazione di Odessa, il cui progetto fu finalizzato dall’architetto italiano Francesco Frapolli. La chiesa fu concepita per essere un simbolo, al punto da diventare fonte di ispirazione per altre costruzioni: per esempio, la Cattedrale della Natività, a Chisinau in Moldova, ne è una conscia imitazione. Forse proprio per la sua importanza simbolica, la Cattedrale di Odessa ha da sempre avuto una storia travagliata. Nel 1936, le forze Sovietiche la demolirono sotto i principi di ateismo Stalinisti. La ricostruzione cominciò soltanto 60 anni dopo, nel 1999 e i lavori si conclusero nel 2003.

Un’infrazione alle convenzioni internazionali

Il Capo Sacerdote della Cattedrale di Odessa, Myroslav Vdodovych, ha commentato denunciando il bombardamento: “Questo è barbarismo, è terrorismo”. Questo attacco è una infrazione alle convenzioni internazionali, in particolare quella dell’Aja sulla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato. Nell’articolo 27 delle Leggi ed usi della guerra terrestre (1899) venne stabilito che avrebbero dovuto essere prese “tutte le misure necessarie per risparmiare, per quanto possibile, gli edifici consacrati ai culti, alle arti, alle scienze e alla beneficenza, i monumenti storici, gli ospedali ed i luoghi di raccolta di malati e feriti”. Nell’articolo 56 si stabilì che “qualsiasi appropriazione, distruzione o degradazione volontaria di simili stabilimenti, di monumenti storici, di opere d’arte e di scienza, è vietata e deve essere perseguita”.

Perché proteggere la cultura

Se è vero che “ogni danno a proprietà culturale, indipendentemente dalle persone a cui appartiene, è un danno all’eredità culturale di tutta l’umanità, perché ogni popolo contribuisce alla cultura del mondo”, vien da sé l’importanza di promuovere un ideale di cooperazione finalizzato alla protezione di un patrimonio culturale e artistico di immensa rilevanza.

Dopo quanto accaduto alla Cattedrale di Odessa, è inevitabile fermarsi a riflettere su cosa vogliano dire veramente queste parole. Siamo circondati dai segni di coloro che ci hanno preceduto. L’uomo deve fin da subito far conto con la propria essenza transitoria: e l’arte che creiamo spesso resta come uno dei pochi segni indissolubili del nostro passaggio.

La reazione del Governo italiano

I patrimoni artistici che abbiamo ereditato sono anche simbolo di unione, il lascito di una continua interazione di idee, culture e stili, pensieri e caratteristiche di popolazioni diverse. Il Ministro della Cultura italiana si appoggia su queste concezioni di cultura come simbolo del legame, viscerale e intrinseco, che ci lega al prossimo nonostante le nostre differenze, come espressione dell’esperienza umana. Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura, ha quindi sottolineato che l’Italia ha intenzione di continuare a supportare il governo ucraino nella tutela del patrimonio culturale in pericolo ed esprime la propria solidarietà. Ci lascia con una frase di impatto, che meglio racchiude la gravità degli eventi del 23 luglio a Odessa: “Colpire un monumento significa colpire la storia di una nazione”.

 

 

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