Perché Carlo Scarpa è un artista da riscoprire

13 Luglio 2025

Per conoscerlo meglio vi consigliamo la mostra "Carlo Scarpa e le arti alla Biennale" che ne ricostruisce il lungo e articolato dialogo con le arti attraverso il filo conduttore della Biennale di Venezia

Perché Carlo Scarpa è un artista da riscoprire

A quasi cinquant’anni dalla scomparsa di Carlo Scarpa, il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno dedica all’architetto veneziano un’ampia esposizione “Carlo Scarpa e le arti alla Biennale” che ne ricostruisce il lungo e articolato dialogo con le arti attraverso il filo conduttore della Biennale di Venezia, con cui collaborò per quasi quarant’anni, dal 1934 al 1972.

La mostra, visitabile fino all’11 gennaio 2026 e curata da Mario Gemin e Orietta Lanzarini, si concentra su uno degli aspetti più fertili e meno convenzionali della produzione di Carlo Scarpa: la sua capacità di muoversi sul crinale sottile tra architettura e allestimento, tra disegno e opera, tra creazione e cura della visione.

Le tre sezioni della mostra dedicata a Carlo Scarpa

L’esposizione, articolata attorno a una selezione di opere della Collezione Gemin, offre l’occasione di approfondire i molteplici aspetti di Scarpa e di esplorare la rilevanza della sua collaborazione con la Biennale di Venezia. Organizzata in tre sezioni, Gli artisti, I vetri, La Biennale, la rassegna permette di attraversare la geografia culturale ed estetica che nutrì l’immaginario dell’artista, sottolineando il ruolo centrale che la Biennale ebbe nello sviluppo della sua poetica.

La prima sezione presenta una selezione di opere di artisti che Scarpa conobbe, studiò o contribuì a far conoscere al grande pubblico proprio attraverso le sue scenografie museali: tra gli altri, Paul Klee, Gustav Klimt, Giorgio Morandi, Arturo Martini, Osvaldo Licini, Alberto Viani, Mario De Luigi. In questa prima tappa, che appunto ricostruisce una sorta di “geografia culturale” dei riferimenti impiegati dall’architetto all’interno della propria ricerca progettuale e artistica, spiccano l’Angelo di Paul Klee, lo Studio per il ritratto di Gustav Klimt (disegno su carta), Angelo ribelle di Osvaldo Licini, Paesaggio di Giorgio Morandi.

La seconda sezione, invece, è dedicata alla stagione muranese di Scarpa, iniziata negli anni Venti presso la M.V.M. Cappellin e proseguita poi con la ditta Venini, con la quale lavorò in modo continuativo fino al 1947. I vetri in mostra, una ventina in tutto, evidenziano l’eleganza tecnica e la tensione sperimentale con cui Scarpa riuscì a reinventare un linguaggio formale dall’impronta tradizionale, mettendolo a confronto con le ricerche delle avanguardie e i linguaggi plastici contemporanei.

La terza sezione si concentra infine sulla Biennale del 1968, evento centrale non solo per la storia dell’istituzione veneziana, ma anche per la parabola professionale e poetica di Scarpa. In quell’occasione, chiamato a progettare l’allestimento della mostra Linee della ricerca: dall’informale alle nuove strutture, Scarpa decise di esporre in prima persona non disegni o progetti architettonici, ma tre sculture, oggi conservate nella Collezione Gemin, affermando con forza il proprio statuto di artista, oltre che di architetto.

La mostra presenta, inoltre, disegni autografi inediti, che documentano lo sforzo creativo impiegato da Scarpa per ampliare e trasformare gli spazi espositivi del Padiglione Italia, e i materiali relativi all’allestimento della mostra Capolavori della pittura del XX secolo 1900-1945, che nel 1972 segna la chiusura della sua collaborazione con la Biennale.

L’intervento di restauro

In occasione della mostra, il Museo sarà anche teatro di un intervento di restauro conservativo su una sezione del celebre ampliamento progettato da Carlo Scarpa. L’intervento rappresenta un’importante opportunità per garantire la piena conservazione nel tempo dell’opera dell’architetto veneziano, attraverso un’approfondita campagna diagnostica e un articolato lavoro di recupero.

La temporanea inagibilità della sezione dell’ambiente denominato “Cannocchiale” si rende necessaria per assicurare la tutela del patrimonio storico, artistico e architettonico di Possagno.

Il restauro è realizzato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso, in collaborazione con il Comune di Possagno e l’Università Iuav di Venezia, grazie a un finanziamento straordinario del MIC – Direzione Generale ABAP.

L’amicizia con Luciano Gemin

La mostra è anche spunto per ricordare la figura di Luciano Gemin la cui vicenda è legata a doppio filo alla storia del Museo Gypsotheca Antonio Canova, ma anche a quella di Carlo Scarpa, conosciuto durante gli anni di formazione allo IUAV di Venezia. L’amicizia tra i due, fiorita dalla prima metà degli anni Sessanta, divenne un rapporto lavorativo durato fino alla scomparsa del maestro, come testimonia anche l’impegno assunto da Gemin, per sviluppare e realizzare l’ultimo progetto condiviso con Scarpa per la Banca Popolare di Gemona. Da questo lavoro Luciano Gemin trasse ispirazione per la realizzazione dell’omonima Ala, ampliamento del Museo adiacente all’Ala realizzata da Scarpa, oggi sede di mostre temporanee.

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