L’amore muove il mondo, lo illumina di bellezza. Proprio attraverso la metafora della luce, Emily Dickinson compone un potente inno all’amore con “Ti vedo meglio al buio”, che scopriamo sia in traduzione italiana che in versione originale.
“Ti vedo meglio al buio” di Emily Dickinson
Ti vedo meglio al buio
non mi occorre altra luce:
l’amore è per me un prisma
che supera il violetto.Ti vedo meglio per gli anni
che s’inarcano in mezzo.
Al minatore basta la sua lampada
per annullare la miniera.E ti vedo ancor meglio nella tomba –
le sue brevi pareti
si rischiarano, rosse, per la luce
che così in alto sollevai per te.A cosa serve il giorno
per chi nella sua tenebra
ha un sole così eccelso
che mai sembra scostarsi
dal meridiano?
La versione originale della poesia
I see thee better—in the Dark—
I do not need a Light—
The Love of Thee—a Prism be—
Excelling Violet—I see thee better for the Years
That hunch themselves between—
The Miner’s Lamp—sufficient be—
To nullify the Mine—And in the Grave—I see Thee best—
Its little Panels be
Aglow—All ruddy—with the Light
I held so high, for Thee—What need of Day—
To Those whose Dark—hath so—surpassing Sun—
It deem it be—Continually—
At the Meridian?
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Ti vedo meglio nel buio”
“Ti vedo meglio nel buio” è stato composto da Emily Dickinson nel 1862. All’interno della sua vasta produzione poetica, rinvenuta postuma, è riconosciuto come il frammento 611.
La traduzione italiana che abbiamo letto è curata da Margherita Guidacci ed è rintracciabile all’interno del volume “Emily Dickinson. Poesie d’amore”, edito da Bompiani nel 2004 e riedito nel 2023. La poesia si compone di quattro strofe di eguale misura: le quartine, composte da versi liberi, non rimano, ma sono rese fluide e armoniose da enjambement e da frequenti assonanze.
L’amore che oltrepassa la morte
Sono tre gli scenari rappresentati in questa evocativa poesia che Emily Dickinson ha composto nel 1862, e sono via via più potenti, in un climax ascendente che riesce a raccontare cosa rappresenti l’amore nella vita della poetessa americana.
Quando tutto intorno è buio, allora l’immagine della persona amata è più chiara e forte. Non occorre altra luce. Anzi. L’invisibile si fa visibile attraverso la magia di un amore che oltrepassa l’oscurità.
Così, arriviamo al secondo scenario, descritto attraverso la metafora del minatore che osserva il percorso buio grazie alla sua lampada: neanche la distanza fisica rappresenta un ostacolo per due cuori che si amano.
Infine, la distanza spazio-temporale, quella della morte, che appare invalicabile e che, attraverso il filtro dell’amore, non conosce confine: le pareti della tomba diventano “sottili”. Nulla può ostacolare questo sentimento così potente e universale.
Non il buio, non la distanza. Nemmeno la morte, che in questo componimento, così come in quelli contemporanei, appare più vicina alle vicende umane, esorcizzata.
Emily Dickinson
Emily Dickinson nasce il 10 dicembre del 1830 ad Amherst in una famiglia borghese di tradizioni puritane. Dopo studi irregolari continua a studiare come autodidatta e scopre il suo grande amore per la poesia.
La sua vita fu segnata dall’inquietudine sia per motivi religiosi sia a causa dei noti disturbi nervosi che le impedirono spesso di uscire di casa. Forse soffrì anche di una forma genetica di epilessia.
Muore di nefrite nel 1886, nella sua città natale. Le sue poesie, trovate nella sua camera da letto dalla sorella, che si occuperà personalmente di pubblicarle con l’aiuto di un’amica, erano scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo.
Altre poesie sono state ricavate dalle sue corrispondenze private o dai biglietti di accompagnamento ad alcuni regali per parenti e amici.