“Tutto imparammo dell’amore” è una poesia unica nel suo genere: composta nel 1863 da Emily Dickinson, mette in relazione il tema dell’amore e quello del linguaggio partendo dalla metafora della lettura. La scopriamo insieme, cercando di sviscerare il suo originale contenuto.
“Tutto imparammo dell’amore” di Emily Dickinson
Tutto imparammo dell’amore:
alfabeto, parole,
un capitolo, il possente libro,
e la rivelazione terminò.Ma negli occhi dell’altro
ciascuno contemplava un’ignoranza
divina, ancora più che nell’infanzia;
l’uno all’altro, fanciulli,tentammo di spiegare
quanto era per entrambi incomprensibile.
Ahi, com’è vasta la saggezza
e molteplice il vero!
“We learned the Whole of Love”, il testo originale
We learned the Whole of Love—
The Alphabet—the Words—
A Chapter—then the mighty Book—
Then—Revelation closed—But in Each Other’s eyes
An Ignorance beheld—
Diviner than the Childhood’s—
And each to each, a Child—Attempted to expound
What Neither—understood—
Alas, that Wisdom is so large—
And Truth—so manifold!
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Tutto imparammo dell’amore”
La poesia di Emily Dickinson che abbiamo appena letto è la 568 dell’opera omnia dell’autrice. La versione italiana è tratta da “Emily Dickinson. Poesie d’amore”, raccolta edita da Bompiani, curata da Massimo Bacigalupo, con traduzione di Margherita Guidacci e Ariodante Marianni.
Come un libro
Sembra che racconti una storia, Emily Dickinson: inizia dall’alfabeto, il principio di tutto. Come se stessero imparando una nuova lingua, gli amanti imparano a conoscersi. Sono i primi sguardi, colmi di desiderio, i gesti improvvisi, le azioni sorprendenti. Proprio come quando si legge un libro.
La prima strofa del componimento, infatti, è costruita sul parallelismo fra gli amanti e la lettura: quando il libro si apre, tutto è nuovo e intrigante. Si legge, si impara. Poi, a un certo punto, il libro finisce. E va chiuso. È la “fine della rivelazione”.
Un’ignoranza nuova
Così, inizia il periodo difficile, i momenti in cui si conosce molto dell’altro, forse tutto, e nulla è più nuovo, fresco e intrigante. Eppure, questi due amanti hanno qualcosa di diverso.
Il loro amore trascende l’entusiasmo delle prime volte. È più forte, più vero. Anche se si conoscono come le loro tasche, continua ad esserci uno spazio ignoto e segreto, inaccessibile a entrambi. È un’ignoranza che ha una “scintilla divina”, che li riporta bambini, curiosi.
Impossibile conoscere tutto
L’ultima strofa si costruisce sul tentativo di scoprire tali “ignoranze”. Ognuno dei due amanti prova a parlare all’altro, a raccontare l’antro buio entro cui si cela il non detto.
Questo, forse, è uno dei più grandi segreti per un amore sano: cercare di parlare, sempre, anche quando spiegarsi sembra impossibile.
Anche perché, ed Emily Dickinson lo dice nella chiusa finale come a voler regalarci qui il senso ultimo della sua poesia: la saggezza è così vasta da non poter essere incapsulata in una vita intera, e il vero è altrettanto molteplice, fallace, interpretabile.
Fuor di metafora
Con “Tutto imparammo dell’amore”, Emily Dickinson mette in comunicazione due ambiti che non si incontrano spesso nel mondo della poesia ma che hanno molto in comune: l’amore e il linguaggio.
Entrambi sono terreni complessi da gestire. Entrambi hanno a che vedere con le relazioni, coi legami, con il nostro modo di comunicare. Entrambi sono meravigliosi e misteriosi, nella loro vasta gamma di sfumature che mai riusciremo a cogliere, nemmeno impegnandoci con tutti noi stessi.
Emily Dickinson
Emily Dickinson nasce il 10 dicembre del 1830 ad Amherst in una famiglia borghese di tradizioni puritane. Dopo studi irregolari continua a studiare come autodidatta e scopre il suo grande amore per la poesia.
La sua vita fu segnata dall’inquietudine sia per motivi religiosi sia a causa dei noti disturbi nervosi che le impedirono spesso di uscire di casa. Forse soffrì anche di una forma genetica di epilessia.
Muore di nefrite nel 1886, nella sua città natale. Le sue poesie, trovate nella sua camera da letto dalla sorella, che si occuperà personalmente di pubblicarle con l’aiuto di un’amica, erano scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo.
Altre poesie sono state ricavate dalle sue corrispondenze private o dai biglietti di accompagnamento ad alcuni regali per parenti e amici.