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“Continuità” (1888), la suggestiva poesia di Walt Whitman sull’immortalità della vita

Qualcuno avrebbe detto che “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Walt Whitman, dopo una chiacchierata con un filosofo tedesco, lo racconta con la suggestiva “Continuità”.

La vita ci sorprende sempre. Anche quando pensiamo che tutto volga al termine, ci ricorda che non c’è fine al flusso delle cose, che esse si trasformano per divenire altro, senza mai arrendersi al dolore, alla morte. “Continuità” è una suggestiva poesia in cui il poeta statunitense Walt Whitman riflette proprio sul tema della trasformazione come impulso vivificatore. Scopriamola insieme.

“Continuità” di Walt Whitman

Niente è mai veramente perduto, o può venir perduto,
Non nascita, identità, forma – oggetto veruno del mondo.
Non vita, non forza, né cosa alcuna visibile;
Le apparenze non debbono ingannare, sfera mutata non deve confonderti il cervello.
Vasti sono il Tempo e lo Spazio – vasti i campi della Natura.

Il corpo torpido, vecchio, freddo – ceneri che sono rimaste dai fuochi d’un tempo,
La luce offuscata degli occhi tornerà a risplendere;
Il sole ora basso a occidente rinnova perenne i mattini, i meriggi;
Alla zolla gelata ritorna perenne, invisibile, la legge della primavera,
Con erba, con fiori, con frutti estivi e con grano.

La poesia in inglese

Nothing is ever really lost, or can be lost,
No birth, identity, form—no object of the world.
Nor life, nor force, nor any visible thing;
Appearance must not foil, nor shifted sphere confuse thy brain.
Ample are time and space—ample the fields of Nature.

The body, sluggish, aged, cold—the embers left from earlier fires,
The light in the eye grown dim, shall duly flame again;
The sun now low in the west rises for mornings and for noons continual;
To frozen clods ever the spring’s invisible law returns,
With grass and flowers and summer fruits and corn.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Continuità”

“Continuità”, di cui il titolo in versione originale è “Continuities”, è uno dei testi poetici più affascinanti nati dalla penna di Walt Whitman.

Il componimento, costruito su dieci versi liberi di lunghezza variabile ma sempre piuttosto estesa – il più breve è un endecasillabo -, è stato pubblicato per la prima volta il 20 marzo 1888, incluso nella raccolta “Leaves of grass”. In italiano abbiamo letto la traduzione curata da Enzo Giachino.

Una poesia in risposta

Precede il testo poetico una parentesi che recita: “dopo una recente conversazione con uno spiritualista tedesco”.

Conosciamo, dunque, anche il motivo scatenante da cui sono nati questi ispirati versi di Walt Whitman, in cui, nonostante non venga fatto uso di rime vere e proprie, una strana armonia ciclica, resa possibile grazie alle anafore e alle assonanze, circola lungo tutto il componimento, come a ricordarne il tema principale, pensato e raccontato proprio dopo una conversazione con un filosofo spiritualista.

Il flusso della vita

Nulla si crea. Nulla si distrugge. Tutto si trasforma. Walt Whitman lo racconta con una poesia armonica e sorprendente, in cui concetti chiave della riflessione metafisica come il tempo e lo spazio vengono personificati e accostati agli elementi naturali più semplici: l’erba e i fiori, i frutti estivi, le zolle di terra ricoperte di ghiaccio.

Come a volerci raccontare che questo flusso di cambiamento sempiterno ci interessa tutti, dalla formica che scava la terra in cerca di riparo, all’essere umano il cui corpo è destinato a marcire – ma sempre per divenire altro.

Per essere parte di un’unità armoniosa e perenne – aggettivo usato più di una volta da Whitman -, che spesso viene celebrata nei componimenti dell’autore statunitense.

Walt Whitman

Conosciuto come Walt Whitman, l’autore di “Continuità” nasce il 31 maggio 1819 nel Suffolk, negli Stati Uniti. Vive un’infanzia irrequieta, segnata dalle ristrettezze economiche e dal trasferimento della famiglia a Brooklyn. A undici anni interrompe gli studi e inizia a lavorare supportando la redazione di un quotidiano locale, il Patriot. 

Grazie a questa esperienza, Whitman impara i trucchi del mestiere e si appassiona al mondo della carta stampata.

Nel frattempo, si avvicina alla fazione politica dei whigs e comincia a concepire un’idea libertaria, democratica e progressista che contribuirà a farlo ricordare dai posteri come un “cantore della democrazia e della libertà”.

Vive momenti di sconforto che lo inducono a tornare a vivere con la famiglia. Lavora, oltre che per diversi giornali locali, anche a scuola, dove insegna usando un metodo innovativo e molto attento alle necessità dei discenti. Infine, fonda anche una sua rivista.

Whitman è ricordato per essere il padre della poesia americana, colui che, per la prima volta, si avvicina al verso libero senza paura di stravolgere la tradizione. Muore a Camden, in New Jersey, il 26 marzo 1892.

I suoi versi sono dedicati a tematiche come la storia degli Stati Uniti, il ruolo del poeta nella società, le emozioni, le sensazioni, l’amore – in senso fisico e platonico –, la natura.

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