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10 parole usate quotidianamente che derivano da nomi propri

Scopri i deonomici e i deonomastici più comuni che ci troviamo ad utilizzare quotidianamente, parole di cui molte volte non conosciamo la vera origine (nome proprio di persona o di luogo).

Ci sono dei nomi propri che nella lingua italiana e non solo si trasformati in parole comuni che usiamo ogni giorno. In linguistica quando avviene questo fenomeno si parla di termini deonomastici o deonomici, parole che possono essere di vari tipi a seconda della base di derivazione (rispettivamente nome proprio di persona o di luogo).

Ci sono due procedimenti per formare i deonomastici: uno morfologico e l’altro semantico. Per evitare di addentrarci in un territorio molto tecnico qual è appunto la linguistica, per i deonomastici ci focalizzeremo su quelli di origine semantica, dove il nome proprio viene reinterpretato e diventa un nome comune che identifica una data categoria di prodotti, servizi, professioni, eventi, attività o altro.

Deonomastici e deonomici fanno parte del fenomeno dell’antonomasia, figura retorica che consiste nell’usare un nome comune al posto di un nome proprio o, viceversa, un nome proprio come nome comune.

Le parole che derivano da nomi propri che usiamo nella nostra lingua

Di seguito, abbiamo selezionato i deonomici e i deonomastici più comuni che ci troviamo ad utilizzare quotidianamente, molte volte non conoscendo qual è la vera origine (nome proprio) e storia di quella parola.

Deonomici

Bermuda
I bermuda sono un tipo di pantaloni corti, la cui lunghezza arriva più o meno alle ginocchia. In questo caso abbiamo a che fare con un deonomico: il termine deriva dalla loro popolarità nell’arcipelago britannico delle Bermuda, dove questo tipo di pantaloncini viene indossato non soltanto come capo casual, ma anche in occasioni più formali, spesso abbinato anche a giacca e cravatta.

Bikini
Restiamo in ambito vestiario e parliamo della parola bikini, termine usato per indicare a un tipo di costume da bagno femminile assai ridotto, indicato in italiano anche con la locuzione “due pezzi”. Anche in questo caso abbiamo a che fare con un deonomico di origine geografica: il termine bikini riprende il nome di un atollo delle isole Marshall, che costituiscono un arcipelago appartenente alla Micronesia, nell’Oceano Pacifico. Proprio l’atollo di Bikini e il vicino atollo di Eniwetok furono sede, a partire dal 1946, di esperimenti nucleari statunitensi. La “bomba atomica” a Bikini, in epoca in cui si iniziava a parlare di Guerra Fredda, suscitò molto scalpore.

Da qui proviene l’associazione tra il nome dell’atollo e quello del costume, accomunati entrambi dallo scalpore che suscitarono all’epoca per la loro audacità. La lingua italiana adottò la voce per tramite e influsso dell’inglese, che dal ’47 ebbe bikini nella doppia accezione di “esplosione atomica” e di “costume esplosivo”.

Colonia
Un altro esempio di deonomico è la parola “Colonia” in riferimento alla celebre acqua di Colonia, profumo costituito in genere da una soluzione alcolica di olî essenziali. Il termine prende il nome dalla città tedesca di Colonia dove il detentore della ricetta, il novarese Giovanni Maria Farina, impiantò all’inizio del XVIII secolo un negozio di produzione e vendita del profumo, dapprima chiamato aqua admirabilis e dal 1742 eau de Cologne.

Attualmente il nome acqua di Colonia originale (Echt Kölnisch Wasser oppure Original Eau de Cologne) identifica un prodotto ad indicazione geografica protetta di Colonia[3] in Germania, dov’è tuttora prodotto.

Recenti studi hanno attribuito l’invenzione della formula dell’aqua mirabilis a Giovanni Paolo Feminis (circa 1660-1736), originario di Crana, piccola borgata che oggigiorno fa parte del comune di Santa Maria Maggiore in Val Vigezzo, in Piemonte, emigrato in giovanissima età in Germania e stabilitosi a Colonia nel 1693, proveniente da Magonza. Importante, per il successo della sua attività, fu l’amicizia e il sostegno di un mercante vigezzino emigrato a Maastricht, Giovanni Maria Farina (1657-1732). La creazione del prodotto era stata attribuita in precedenza da alcuni studiosi a Giovanni Maria Farina (1685-1766), commerciante originario di Santa Maria Maggiore, anche lui emigrato a Colonia insieme a due fratelli e nipote di Giovanni Maria di Maastricht.

Derby
Si tratta di una parola che sentiamo spesso quando si parla di calcio e che è diventata simbolo di passione e purtroppo in alcuni casi anche violenza. Il derby è, lo sappiamo tutti, una partita fra squadre della stessa città o regione.

L’unica cosa certa è che il nome ha origine dalla città di Derby in Inghilterra. Poi ci sono diverse ipotesi riguardo all’origine del deonomico: la prima ipotesi ha un’origine medievale, in particolare del Derbyshire. Una volta l’anno si organizzava, prima che della quaresima cristiana, grandi e caotiche sfide tra due squadre o fazioni, talvolta composte da centinaia di persone. Sfide che potevano durare giorni, in cui in genere le due fazioni si scontravano per la conquista di un pallone al fine di portarlo in un determinato luogo.

Ancora oggi questa tradizione è presente in certe aree dell’Inghilterra e la più importante tra queste sfide, che si ispirano al “calcio medievale” o “calcio delle folle” è il Royal Shrovetide Football di Ashbourne, cittadina del Derbyshire di circa settemila abitanti.

Per gli amanti delle corse di cavalli, il derby è la gara ippica riservata ai puledri di tre anni. L’origine del nome, secondo alcuni, è legata a Edward Stanley conte di Derby, una cittadina inglese, che nel 1780 istituì un premio per una corsa ippica al galoppo, che ebbe grandissimo successo, dedicata a cavalli di tre anni d’età. Da quel momento quella tipologia di corsa prese il suo nome per il fatto che si svolgeva presso la sua tenuta.

Nel secolo successivo, molti altri Paesi istituirono il proprio “Derby”. Ad esempio, in Italia fu re Umberto I, nel 1883, a istituire il “Derby Reale” per dare evidenza all’ippica italiana. Fu verso la metà del ‘900 che iniziò a trovare uno sbocco semantico al di fuori dell’ippica, diventando più popolare e coinvolgendo una gara sportiva, principalmente di calcio, fra due squadre della stessa città o regione.

Deonomastici

Biro
La Biro è una la penna a sfera che utilizziamo per scrivere. In realtà, il deonomastico nasce da un marchio di fabbrica e dal nome dell’inventore della prima penna a sfera, László József Bíró (Budapest, 29 settembre 1899 – Buenos Aires, 24 ottobre 1985), un ungherese emigrato in Argentina.

L’intensa attività giornalistica di Bíró lo portò a ricercare uno strumento per scrivere che fosse più efficace della penna stilografica; pur essendo un tipo di penna molto diffuso all’epoca, spesso capitava che il suo inchiostro macchiasse i fogli su cui si scriveva. Così Bíró ebbe l’idea di sostituire il tipo di inchiostro che si usava per scrivere con quello delle rotative che stampavano i giornali. Tuttavia, essendo questo molto viscoso, rendeva la scrittura difficoltosa e poco fluida.

Quindi arriva l’illuminazione: creare una penna a sfera inserendo all’estremità di una cartuccia d’inchiostro una piccola sfera metallica libera di ruotare. La rotazione prelevava l’inchiostro dalla cartuccia e lo depositava sulla carta. L’invenzione venne perfezionata insieme al fratello György, il quale sviluppò la formula di un inchiostro a rapida asciugatura e viscosità adeguata. Il 15 giugno 1938 i due fratelli crearono un primo prototipo soddisfacente e lo brevettarono in Ungheria e in Gran Bretagna.

Scopri di più sull’incredibile storia di Biro, l’inventore della penna a sfera

Cicerone
Avete mai sentito l’espressione “fare da Cicerone” durante una visita ad un museo o in generale in una città d’arte? Si tratta di un modo di dire che indica qualcuno che fa da guida illustrando ad altri quello che si sa su un dato argomento, e più specificamente fare da guida in un museo, in una città o una zona d’interesse turistico, artistico o simili.

L’espressione deriva dal celebre filosofo romano Marco Tullio Cicerone: celebre per la sua eloquenza e la verbosità, il famoso oratore viene così paragonato alle guide turistiche specializzate. Non a caso, nelle sue Lettere Cicerone descrive con grande efficacia e diligenza la Grecia e le residenze dei suoi grandi uomini; proprio per questo nel 1855 Jacob Burckhardt pubblicò un volume intitolato “Il Cicerone, guida al godimento delle opere d’arte italiane”, considerato un fondamentale repertorio storico e critico dei nostri monumenti artistici.

Dedalo
Il termine dedalo viene utilizzato oggi come sinonimo di “labirinto”, ma da dove deriva? Per scoprirlo dobbiamo dobbiamo risalire alla mitologia greca, dove troviamo il mitico artefice e inventore di nome Dedalo, figlio di Metione (o di Eupalamo) e di Ifinoe (o Metiadusa).

Secondo la leggenda, esiliato da Atene per aver gettato dall’Acropoli il nipote Talos, inventore della sega, Dedalo fuggì a Creta presso Minosse. Per la moglie di questo, Pasifae, costruì una vacca di legno, per Minosse il famoso Labirinto, dal quale Teseo riuscì a uscire grazie all’astuzia suggerita da Dedalo ad Arianna. Punito da Minosse e imprigionato a sua volta nel Labirinto, ne uscì con il figlio Icaro, volando con le ali da lui progettate.

Diesel
Il celebre motore deve il suo nome al suo inventore, l’ingegnere tedesco Rudolf Christian Karl Diesel (Parigi, 18 marzo 1858 – Canale della Manica, 30 settembre 1913) . Nel 1892 Rudolf Diesel brevettò un tipo di motore alternativo a combustione interna, alimentato in origine a olio vegetale e oggi a gasolio, che sfruttava il principio della compressione per ottenere l’accensione del combustibile in maniera spontanea, quindi non tramite l’azione delle candele d’accensione, impiegate invece dal motore ad accensione comandata.

Per spiegare in cosa consistesse la sua intuizione, Diesel pubblicò nel 1893 il saggio “Teoria e costruzione di un motore termico razionale, destinato a soppiantare la macchina a vapore e le altre macchine a combustione finora conosciute”.

Durante il resto della sua vita si sforzò di introdurre il suo motore in tutto il mondo, ma fu sempre afflitto da problemi relativi alla fabbricazione, alle licenze e ai finanziamenti. Mentre era in viaggio verso l’Inghilterra (1913) cadde in mare e morì. Negli anni seguenti il motore Diesel acquistò sempre maggiore importanza come generatore di potenza per macchinari e mezzi di trasporto.

Mecenate
La parola “mecenate” indica il protettore e benefattore di poeti e artisti. Essa deriva da Gaio Plinio Mecenate, un patrizio romano vissuto nel I secolo a.C., amico dell’imperatore Augusto e protettore e amico di poeti e letterati latini, come Virgilio e Orazio. Ecco quindi spiegata l’origine di questo deonomastico, con cui si indica chi protegge letterati e artisti sostenendoli economicamente.

Pulman o Pullman
Tutti sappiamo che cos’è un Pulman, ovvero quel mezzo da trasporto per diverse persone e bagagli che viene utilizzato per viaggi turistici o professionali. Tende a distinguersi dal si distingue dal comune autobus e dall’autocorriera per un maggiore conforto e per l’aspetto più lussuoso.

Non tanti sanno invece che il termine nasce da una persona fisica George Mortimer Pullman (Brocton, 3 marzo 1831 – Chicago, 19 ottobre 1897) che fu un inventore e imprenditore statunitense.

Tra le sue attività George Pullman investì i suoi soldi per sviluppare una nuova carrozza ferroviaria dall’elevato comfort rispetto agli standard dell’epoca. Prese il nome di Pullman sleeper, che in italiano possiamo benissimo tradurre con “cuccetta” Pullman.

Il primo esemplare fu concluso nel 1864 e come è naturale che fosse per il tipo di servizio che offriva costava anche 5 volte in più di una normale carrozza ferroviaria dell’epoca. Malgrado il costo più elevato, grazie alla tipologia di servizio più esclusivo, Pullman riuscì ad ottenere l’attenzione degli investitori.

Quindi, la denominazione riguardava in origine, e ancor oggi nei paesi anglosassoni, soltanto alla carrozza ferroviaria. Successivamente il termine coinvolse gli autobus lussuosi e i turistici.

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