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Sabina Minardi, “Molte donne oggi non vivono la vita che vorrebbero”

Il caposervizio del settimanale L’Espresso è in libreria con "Caterina della notte", il primo romanzo storico dedicato a Santa Caterina da Siena, raccontata sotto una prospettiva inedita

MILANO – Una donna di oggi in cerca di risposte, una santa di ieri che tentò di cambiare il suo mondo. E’ su questi due personaggi così affini che si intreccia la trama del libro “Caterina della notte“, il primo romanzo storico dedicato a Santa Caterina da Siena, raccontata sotto una prospettiva inedita dalla giornalista Sabina Minardi, caposervizio del settimanale L’Espresso che scrive di cultura e società e cura la sezione Visioni ed autrice di ‘Bookmarks’, il suo blog sui libri. Ecco l’intervista all’autrice.

 

Come nasce l’idea di questo romanzo storico?

Questo romanzo nasce intorno all’Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena, un luogo così carico di suggestione, di bellezza e di mistero da farmi appassionare alla sua storia e ai suoi protagonisti. Per chi non lo ha mai visitato, il Santa Maria della Scala è un ospedale, sorto nel Medioevo, con funzione di cura dei malati, di assistenza dei gettatelli, di accoglienza dei pellegrini sulla Francigena, che correva non distante da lì. Oggi è un museo. Nel corso dei secoli, è stato crocevia di gente e di culture, di espressioni artistiche, di scienza medica, di civiltà. Tra i personaggi che l’hanno attraversato anche Caterina da Siena. All’interno dell’edificio, l’Orario di Santa Caterina della notte, dal quale deriva il titolo del mio libro, ricorda proprio l’abitudine della santa di ripararsi qui, al termine delle sue giornate intense.

 

Quante donne non vivono oggi la vita che vorrebbero, come Catherine, la protagonista del libro?

Purtroppo molte donne, oggi, non vivono la vita che vorrebbero per ostacoli ben più complessi e violenti di quelli del mio personaggio. Il libro intreccia due piani: uno storico, che coincide con gli anni di vita di Caterina da Siena, tra il 1347 e il 1380. E uno contemporaneo, che ha protagonista, appunto, Catherine. E’ una donna che vive a Londra, bella, inquieta, scontenta della sua vita, ma pur sempre libera di autodeterminarsi. E poiché ha quasi 40 anni, i vuoti che ha dentro di sé, come nodi vengono al petto: l’assenza della madre, l’incapacità di avere relazioni durature. Catherine è una donna che ama di continuo. Ma i suoi rapporti durano pochissimo. “Con facilità un uomo può avvicinarsi a me”, ammette: “Ma con la stessa micidiale rapidità può scivolare via dal mio cuore, lontano, e rotolare altrove per sempre”. Finché non ha il coraggio di guardare in faccia questa sua indipendenza. E intraprende un percorso che la cambierà per sempre.

 

Cosa ha di attuale oggi un personaggio così complesso come quello di Santa Caterina da Siena?

Caterina da Siena è una figura di grande modernità. Innanzi tutto ha una concezione della santità fatta di impegno concreto verso gli altri. Non è la santa ascetica, separata dal mondo: è solo una bambina quando chiede di far parte delle “mantellate” senesi, donne che hanno attraversato la vita, e che si dedicano agli altri. E’ una figura disobbediente: sin da piccola, e di continuo, da adulta. Ed è una donna che ingaggia battaglie di continuo: le lettere ai potenti del suo tempo trasudano una fierezza e un ardimento che colpiscono ancora oggi. A partire dal modo in cui si rivolge agli altri in tutte le epistole: “Io, Caterina”. Una dichiarazione di identità fortissima, e di novità: Caterina è la donna che spezza il silenzio delle altre donne di Chiesa.

 

Quanto influisce la tua esperienza di giornalista nella stesura dei tuoi libri?

Non sono certa che lo sguardo giornalistico e gli strumenti del mio lavoro abbiano influenzato questo libro. La scrittura del tutto diversa, attenta ad assecondare storia e personaggi, anziché la verità dei fatti, è stata un’esperienza opposta rispetto a quella giornalistica. Certo, da giornalista mi sono recata diverse volte a Siena e nei luoghi in cui ho ambientato il romanzo. Ho osservato la bellezza di una città costretta a misurarsi con alterne vicende politiche. Ho registrato le difficoltà finanziarie di molte istituzioni culturali. E con ancora più passione sono tornata a interessarmi, e a scrivere, di un tempo nel quale Siena era emblema assoluto di accoglienza e di cultura. Vantava una classe di moderni banchieri. Brillava per presenze artistiche. E imponeva ai suoi governanti, per legge, di occuparsi di bellezza.

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