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Chiara Gamberale, “La noia? Un cuscinetto di tempo in cui i pensieri si spezzano e diventano idee”

Oltre ai pinguini, le balene e i ghiacciai, a rischio di estinzione è anche la noia. Ecco perché la noia è importante secondo Chiara Gamberale

MILANO – Oltre ai pinguini, le balene e i ghiacciai, a rischio di estinzione è anche la noia. Anzi, sono in tanti a credere che abbiamo già superato il punto critico, quello di non ritorno. Le nostre giornate sono così piene e affollate di eventi e cose – più o meno importanti – che la sera arriva in un batter d’occhio, con passo felpato, senza fare rumore. Spesso neanche ce ne accorgiamo. La noia ci sembra uno stato antico, antecedente alla modernità, qualcosa che ha smesso di appartenere alle nostre vite. Non la viviamo più ma molti di noi, in qualche anfratto della memoria, ne conservano ancora un ricordo. Per chi è nato dopo il 2000, però, la noia è una parola della quale scopre il significato soltanto perché gli viene raccontato. Non ne ha mai avuta un’esperienza diretta.

QUANDO I PENSIERI DIVENTANO IDEE – Chiara Gamberale ricorda bene quei momenti in cui la solitudine era solitudine e il silenzio era il silenzio. Lei che è così brava a raccontare la solitudine degli orfani, pur avendo due genitori vivi che la amano tanto. Forse, ipotizza lei, “mi viene facile parlare di questa condizione perché la solitudine dell’infanzia prescinde dall’avere o meno i genitori”. In fondo la noia è importante perché “è un cuscinetto di tempo vuoto dove i pensieri possono spezzarsi e diventare idee”. Di questo ha parlato l’autrice di “Adesso” a casa Longanesi, dove in tanti siamo venuti per poter parlare con lei. Oggi ci sono tantissime opinioni e pochissimo spazio per le idee, ha detto Chiara. “Perché la società ha tanta paura degli spazi vuoti?”, si chiede. Anche di questo parla “Qualcosa“, il nuovo romanzo di Chiara Gamberale uscito nei giorni scorsi per Longanesi.

LA TESTA SOTTO LA SABBIA – Chiara scrive da quando aveva sette anni. I mostri li ha sempre affrontati con la scrittura ed è proprio così che si spiega il suo essere così prolifica: ogni qual volta sente dentro sé un’inquietudine o si accorge della necessità di parlare di un determinato tema, prende il computer e comincia a scrivere. “Ogni romanzo nasce da un’esigenza emotiva – ha detto la scrittrice – ‘Per dieci minuti‘, per esempio, se non fosse nato da una mia urgenza non sarebbe diventato urgente per le tante persone che l’hanno letto”. E da una medesima urgenza è nato “Qualcosa“, nel quale tenta di raccontare come si possa reagire a una perdita, come sia possibile entrare in contatto con i buchi creati dalla dipartita di persone che abbiamo amato, senza farci inghiottire dalla voragine che hanno lasciato. Il libro ha la forma della fiaba, sul modello del “Piccolo principe” e di “Pinocchio“, in modo da poter prendere le questioni di petto con la massima semplicità formale possibile. “Perché ci si sono due momenti nella vita – racconta Chiara – in cui non è possibile nascondere la testa sotto la sabbia: quando si soffre e quando ci si innamora”.

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