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Cathleen Schine, “Nel mio libro analizzo cosa vuole dire invecchiare oggi”

La scrittrice americana è in libreria con "Le cose cambiano", un romanzo che racconta il sopraggiungere della vecchiaia con grande dignità e rispetto, grazia ed empatia

MILANO – “Oggi è più facile arrivare a 100 anni, ma vivere quella vita è diventato più difficile per come la famiglia è cambiata.” E’ questa una delle osservazioni di Cathleen Schine, la scrittrice americana in libreria con “Le cose cambiano“, un romanzo profondamente umano, sincero e commovente che racconta il sopraggiungere della vecchiaia con grande dignità e rispetto, grazia ed empatia. Abbiamo intervistato l’autrice in occasione della sua presenza in Italia per Pordenonelegge.

 

Parafrasando il titolo del romanzo come sono cambiate le cose nelle famiglie di oggi? Famiglia allargate etc  e che cosa il cambiamento ha determinato all’interno dei vecchi ruoli?

La famiglia è cambiata nel senso che è diventata, direi tentacolare, anche se sembra una brutta parola. Certo non è più semplice come una volta. E’ diventata complicata e le aspettative e i ruoli sono diversi. Qualsiasi riunione familiare diventa complicata, anche dal punto di vista pratico. Ci si chiede a casa di chi farla. Prima la domanda era se farla nella casa della propria famiglia o di quella dei suoceri, ora ci sono 4 o 5 altri gruppi che si riuniscono. Ci sono quindi tutta questa serie di problemi pratici. E questi sono anche i tempi in cui la gente non vive più nella stessa città, i genitori rispetto ai figli, c’è una distanza fisica notevole che deve essere coperta, con cui ci si deve organizzare, e penso che sia uno stress per le famiglie. Ma c’è anche una compensazione nel fatto che ci si può telefonare: qualche volta, quando leggo dei romanzi ambientati nel secolo scorso (mi piacciono molto), e leggo per esempio di un ragazzo cresciuto in Inghilterra che poi emigra in Australia, mi rendo conto che in questo caso probabilmente non si rivedono più. Questo non succede oggi, ma quello che si sente perlopiù è la mancanza di un centro o di un’ancora, ed è come se la gente andasse alla deriva e dovesse fare uno sforzo per creare un nuovo centro o una nuova ancora per la famiglia. Per via della distanza fisica, per via del lavoro, perché le donne lavorano.

 

Nel romanzo si parla della vecchiaia. E’ più difficile invecchiare nella società di oggi ?  Perché?

Invecchiare oggi in un certo senso è più facile, perché 100 anni fa la gente invece moriva. I vecchi avevano 60 anni. La vera vecchiaia non era un tema, ma ora la gente vive fino a 100 anni. Ho appena letto che in Giappone le persone che compiono 100 anni ricevono un bicchiere da saké d’argento, e ora ce ne sono così tanti che lo stato non si può più permettere i bicchierini d’argento e ha cominciato a farli placcati argento. Ovviamente ci sono molte più persone che sono veramente vecchie, il che significa che è più facile arrivarci, ma vivere quella vita è diventato più difficile per come le famiglie sono cambiate e perché il mondo moderno è così frammentato, visto che non viviamo più tutti insieme in una grande casa di una piccola città.  Si può dire che abbiamo degli anni placcati argento, invece degli anni d’argento.

 

“Gli errori a volte nascono dalla buona fede, ma anche da fragilità, gelosie e a volte miserie,  che tuttavia non devono metterne in crisi l’essenza e il valore”:  ha detto in un’intervista. Dagli errori si impara sempre? Quanto è importante sbagliare?

Quando mia mamma faceva l’insegnante di lettura, e ha insegnato a leggere a mio figlio Max, ogni volta che lui faceva un errore gli dava un penny. E’ così che lui ha imparato a leggere, veniva premiato perché prendeva dei rischi, ci provava. Qualche volta fare errori serve, se non fai nulla non fai errori, ma non impari neanche nulla. Ma non ne consegue necessariamente che da ogni errore ogni persona impari qualcosa. Spesso continuiamo a ripetere gli stessi errori. E’ più comodo e non abbiamo abbastanza immaginazione per vedere che ci può essere un approccio diverso. Però penso che in termini di rapporti con i genitori che invecchiano sia molto difficile ammettere i propri errori, perché si pensa di saperne di più, perché loro sono fragili, hanno perso la memoria, dicono delle cose che non si capiscono, ci si crede superiori. E spesso è difficile porsi in una posizione di ascolto e chiedersi che cosa vogliono davvero, non che cosa noi pensiamo che vogliano. Qualche volta ce lo dicono anche chiaramente, quello che vogliono, ma per noi è difficile ascoltarlo. E’ qualcosa che emerge dai personaggi del libro, la necessità di ascoltare. Qualcuno che ti chiede qualcosa con molta chiarezza e noi cerchiamo di spingerlo in un’altra direzione. Bisogna fermarsi e ascoltare. Ascoltare davvero qualcuno è una delle cose più difficili da fare.

 

Quali sono gli ingredienti giusti per una buona letteratura?

E’ una domanda interessante, ci sono così tante ricette e così tanti scopi. Direi piuttosto le cose da non fare: i libri che sono troppo didattici, spesso sono appunto didattici, didascalici e non bei romanzi; i libri scritti pensando troppo al pubblico a cui sono destinati, sono troppo auto-consapevoli; oppure i libri scritti solo per esprimere quello che lo scrittore sente e basta. C’è una certa artificiosità che va evitata, ma anche una indulgenza verso se stessi che va ugualmente evitata. E da qualche parte in mezzo a queste due cose sta l’autenticità di ogni scrittore, che scrivano fantasy o commedie o mistery o qualsiasi altro genere. Da qualche parte tra l’indulgente indisciplinato e l’eccesso di artificiosità c’è il punto giusto. Ci vuole anche una certa arroganza per cominciare un libro ma anche una certa modestia. E anche un reddito indipendente aiuta!

 

Quando scrive come si immagina il suo lettore tipo?

Non scrivo per i lettori ma non scrivo neanche per me stessa. Ho in mente un lettore ideale e spesso è mia madre, che ha letto molto e bene ma non per professione, che mi sostiene ma mi dice la verità. Me la immagino come il mio lettore ideale. Altre volte è una persona anonima.

 

Il suo è un romanzo dove primeggiano le protagoniste femminili: sono pronti gli Stati Uniti ad avere la prima presidente donna?

Spero di sì, prego che sia così. Penso che gli Usa lo debbano essere, e sono rimasta sorpresa dall’ondata di misoginia che è sorta quando Hillary Clinton ha annunciato la sua candidatura, così come ero rimasta sorpresa dall’ondata di razzismo che era emerso quando Obama si era candidato. E’ un paese che sorprende, l’America, ma penso che tutto il mondo dovrebbe sperare che la risposta a questa domanda sia sì.

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