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Un frase di William Lyon Phelps (1933) sul potere del leggere e dei libri

Scopri il significato della frase di William Lyon Phelps sulla grande forza che ci donano i libri tratta da un discorso radiofonico del 1933.

Perché è importante leggere ed avere una casa piena di libri? A questa domanda offre una risposta una frase di William Lyon Phelps attraverso una frase che fa parte di un discorso più ampio sull’importanza del leggere, della lettura e dei libri.

L’abitudine alla lettura è una delle più grandi risorse dell’umanità; e ci piace leggere i libri che ci appartengono molto di più che se vengono presi in prestito. Un libro preso in prestito è come un ospite in casa; deve essere trattato con puntiglio, con una certa premurosa formalità. Bisogna fare in modo che non subisca danni, che non soffra sotto il proprio tetto. Non potete lasciarlo senza attenzione, non potete segnarlo, non potete abbassare le pagine, non potete usarlo con familiarità. E poi, un giorno, anche se lo si fa raramente, si dovrebbe davvero restituirlo.

William Lyon Phelps (2 gennaio 1865 New Haven, Connecticut – 21 agosto 1943 New Haven, Connecticut) è stato uno scrittore, critico e studioso americano. Ha tenuto il primo corso universitario americano sul romanzo moderno ad Yale, che desto l’interesse dei media nazionali e internazionali. 

Questo lo portò a sospendere il suo corso in Università e per rispondere alle richieste che arrivavano dal successo popolare e per evitare ogni forma di controllo da parte dell’Università, tenne lo stesso corso fuori dai programmi ufficiali accademici.

La sua capacità a divulgare i grandi della letteratura lo portarono a gestire un programma radiofonico, dal quale il 6 aprile del 1933 deliziò gli ascoltatori con un discorso che è rimasto nella storia della radio e della letteratura. 

Il Discorso sui libri e la lettura di William Lyon Phelps

L’abitudine alla lettura è una delle più grandi risorse dell’umanità; e ci piace leggere i libri che ci appartengono molto di più che se vengono presi in prestito. Un libro preso in prestito è come un ospite in casa; deve essere trattato con puntiglio, con una certa premurosa formalità. Bisogna fare in modo che non subisca danni, che non soffra sotto il proprio tetto. Non potete lasciarlo senza attenzione, non potete segnarlo, non potete abbassare le pagine, non potete usarlo con familiarità. E poi, un giorno, anche se lo si fa raramente, si dovrebbe davvero restituirlo.

Ma i vostri libri appartengono a voi e li trattate con quell’intimità affettuosa che annichilisce la formalità. I libri sono da usare, non da mostrare; non dovreste possedere alcun libro che abbiate paura di segnare o di mettere sul tavolo, aperto e a faccia in giù. Una buona ragione per segnare i passaggi preferiti nei libri è che questa pratica permette di ricordare più facilmente i detti significativi, di farvi riferimento rapidamente, e poi, negli anni successivi, è come visitare una foresta dove una volta si è tracciato un sentiero. Si ha il piacere di ripercorrere il vecchio terreno e di ricordare sia lo scenario intellettuale sia il proprio io precedente.

Ognuno dovrebbe iniziare a raccogliere una biblioteca privata fin da giovane; l’istinto della proprietà privata, che è fondamentale nell’essere umano, può essere coltivato con ogni vantaggio e nessun male. Si dovrebbero avere i propri scaffali, che non dovrebbero avere porte, finestre di vetro o chiavi; dovrebbero essere liberi e accessibili sia alla mano che all’occhio. La migliore delle decorazioni murali sono i libri; sono più variegati nei colori e nell’aspetto di qualsiasi carta da parati, sono più attraenti nel design e hanno il vantaggio primario di essere personalità separate, così che se ci si siede da soli nella stanza alla luce del fuoco, si è circondati da amici intimi. Il fatto che siano lì in bella vista è stimolante e rinfrescante. Non è necessario leggerli tutti. La maggior parte della mia vita in casa la trascorro in una stanza che contiene seimila libri; e ho una risposta pronta alla domanda invariabile che mi viene rivolta dagli sconosciuti. “Hai letto tutti questi libri?”.
“Alcuni di loro due volte”. Questa risposta è al tempo stesso vera e inaspettata.

Naturalmente non ci sono amici come gli uomini e le donne vivi, che respirano, corporei; la mia devozione alla lettura non mi ha mai reso un recluso. Come potrebbe? I libri sono del popolo, dal popolo, per il popolo. La letteratura è la parte immortale della storia; è la parte migliore e più duratura della personalità. Ma gli amici dei libri hanno questo vantaggio rispetto agli amici vivi: si può godere della società più veramente aristocratica del mondo ogni volta che lo si desidera. I grandi morti sono al di fuori della nostra portata fisica, e i grandi vivi sono di solito quasi altrettanto inaccessibili; per quanto riguarda i nostri amici e conoscenti personali, non possiamo sempre vederli. Forse dormono o sono in viaggio. Ma in una biblioteca privata si può conversare in qualsiasi momento con Socrate o Shakespeare o Carlyle o Dumas o Dickens o Shaw o Barrie o Galsworthy. E non c’è dubbio che in questi libri si vedono questi uomini al loro meglio. Hanno scritto per voi. Si sono “messi in mostra”, hanno fatto del loro meglio per intrattenervi, per fare una buona impressione. Siete necessari per loro come il pubblico lo è per un attore; solo che invece di vederli mascherati, guardate nel loro cuore più intimo.

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Il discorso in lingua originale di William Lyon Phelps

The habit of reading is one of the greatest resources of mankind; and we enjoy reading books that belong to us much more than if they are borrowed. A borrowed book is like a guest in the house; it must be treated with punctiliousness, with a certain considerate formality. You must see that it sustains no damage; it must not suffer while under your roof. You cannot leave it carelessly, you cannot mark it, you cannot turn down the pages, you cannot use it familiarly. And then, some day, although this is seldom done, you really ought to return it.

But your own books belong to you; you treat them with that affectionate intimacy that annihilates formality. Books are for use, not for show; you should own no book that you are afraid to mark up, or afraid to place on the table, wide open and face down. A good reason for marking favorite passages in books is that this practice enables you to remember more easily the significant sayings, to refer to them quickly, and then in later years, it is like visiting a forest where you once blazed a trail. You have the pleasure of going over the old ground, and recalling both the intellectual scenery and your own earlier self.

Everyone should begin collecting a private library in youth; the instinct of private property, which is fundamental in human beings, can here be cultivated with every advantage and no evils. One should have one’s own bookshelves, which should not have doors, glass windows, or keys; they should be free and accessible to the hand as well as to the eye. The best of mural decorations is books; they are more varied in color and appearance than any wallpaper, they are more attractive in design, and they have the prime advantage of being separate personalities, so that if you sit alone in the room in the firelight, you are surrounded with intimate friends. The knowledge that they are there in plain view is both stimulating and refreshing. You do not have to read them all. Most of my indoor life is spent in a room containing six thousand books; and I have a stock answer to the invariable question that comes from strangers. “Have you read all of these books?”
“Some of them twice.” This reply is both true and unexpected.

There are of course no friends like living, breathing, corporeal men and women; my devotion to reading has never made me a recluse. How could it? Books are of the people, by the people, for the people. Literature is the immortal part of history; it is the best and most enduring part of personality. But book-friends have this advantage over living friends; you can enjoy the most truly aristocratic society in the world whenever you want it. The great dead are beyond our physical reach, and the great living are usually almost as inaccessible; as for our personal friends and acquaintances, we cannot always see them. Perchance they are asleep, or away on a journey. But in a private library, you can at any moment converse with Socrates or Shakespeare or Carlyle or Dumas or Dickens or Shaw or Barrie or Galsworthy. And there is no doubt that in these books you see these men at their best. They wrote for you. They “laid themselves out,” they did their ultimate best to entertain you, to make a favorable impression. You are necessary to them as an audience is to an actor; only instead of seeing them masked, you look into their innermost heart of heart.

L’analisi del discorso di William Lyon Phelps

Il grande studioso americano esordisce nel discorso esaltando l’importanza della lettura dei libri come una delle più importanti “risorse dell’Umanità”. William Lyon Phelps e incoraggia le persone a raccogliere e conservare come preziosi i propri libri.

In sostanza, l’autore fornisce il quadro critico di un approccio alla lettura. Tuttavia, Phelps ci invita a riflettere sull’importanza di sviluppare una cultura della lettura. Sostiene che essere un lettore attivo è la vera forza di chi vuol godere dei libri al massimo, senza doversi limitare nel leggere e nell’utilizzo dei libri. 

I libri devono essere utili per aumentare la comprensione di ciò che cerchiamo o di ciò che ci intressa. Sono per certi versi il più importante e grande “motore di ricerca” che la storia dell’umanità ci ha donato.

Proprio per questo è bene che i testi vengano commentati, recensiti e “usati” al massimo. Senza dover naturalmente rinunciare alla sensibilità di prendersi cura dei libri.

Inizialmente, lo studioso americano afferma che ogni potenziale lettore che utilizza un testo dovrebbe assicurarsi che non si usuri. Nel contempo, riconosce lo scenario inaspettato in cui il libro può subire danni, ma fornisce una misura di concessione.

Phelps afferma che i lettori anche se devono tenere il libro al “sicuro”, la lettura non deve limitarsi alla sola copertina. Il leggere deve avvenire in modo approfondito, non superficiale, aiutandosi sottolineando o segnando le cose d’interesse. 

Di certo, per far questo il libro può essere “contaminato”, quindi deve appartenere al lettore. I libri in prestito non vanno in nessun modo oltraggiati. 

William Lyon Phelps fa presente l’importanza di avere una biblioteca in casa. I libri sono utili per la mente, ma hanno anche un ruolo fondamentale per l’arredo della propria dimora.

La parte più significativa del discorso è l’ultima. Lo studioso americano afferma infatti che i libri sono come i migliori amici. Allo stesso tempo però la lettura è accessibilità e condivisone. 

“I libri sono del popolo, dal popolo, per il popolo” alludendo al fatto che solo attraverso la lettura si può migliorare la società in cui si vive. 

Non solo, quando si ha una biblioteca si può essere certi che non ci annoierà mai e non si rimarrà mai da soli. Si avrà infatti la possibilità di poter condividere i propri pensieri con i più grandi autori di tutti i tempi.

Il contenuto dei testi presenti in biblioteca, sono stati scritti da esseri umani per altri esseri umani. I gradi autori di tutti i tempi si sono “messi in mostra”, hanno fatto del loro meglio per intrattenere il loro pubblico.

E chi legge, per questi autori, è un soggetto necessario, come il pubblico lo è per un attore. Solo che invece di vederli “mascherati”, il lettore guarda al cuore più intimo dell’autore.

Buona lettura e buoni libri!

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