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Ultra Violet, il colore dell’anno di Pantone nella storia dell’arte

Ultra Violet è il colore vibrante, eccentrico ed enigmatico dell’anno scelto da Pantone, azienda specializzata in classificazione e catalogazione del colore

MILANO – Dagli antichi affreschi alla Pop Art, il colore viola ha influenzato la cultura artistica, essendo da sempre un colore associato alla grandezza e all’immenso potere. “Originalità, ingegno e pensiero visionario che ci indirizza verso il futuro”. Queste le parole con cui attraverso un comunicato stampa, l’azienda Pantone ha motivato la sua scelta per questo 2018, facendo riferimento alla lunga connessione del viola con l’anticonformismo e la genialità artistica. Basti pensare a Cleopatra e Giulio Cesare che adornarono i loro palazzi e le loro vesti con questo colore, per arrivare alle pennellate dell’impressionista Claude Monet, fino a Prince che con la sua musica funky  di questo colore aveva fatto il proprio simbolo. Una scelta ricaduta su un colore che altro non è che l’accostamento del rosso e del blu. Due tinte opposte che secondo alcuni vogliono essere una sorta di augurio in riferimento alla complessa situazione politica statunitense in cui i Repubblicani sono rappresentati dal colore rosso e i Democratici dal blu.

 

Dagli imperatori alla chiesa cattolica

Come spiega il sito Artsy, il colore viola inizia a fare il suo ingresso nell’immaginario collettivo nel primo millennio a.C. quando gli umani scoprirono un pigmento noto come viola di Tyrian, proveniente da un minuscolo mollusco chiamato murex. Come con la maggior parte delle merci rare, la porpora divenne preziosa e costosa tanto che i ricchi e famosi della Roma antica, si innamorarono del colore. Ad alimentare particolarmente l’attenzionedi Giulio Cesare, fu una visita al sontuoso palazzo egizio di Cleopatra. Lo sfarzo del palazzo sembrava essere alimentato dai decori in pietra di porfido viola e divani rivestiti in tessuto viola. Una visione che mandò in visibilio l’imperatore, tanto che al suo ritorno a Roma, dichiarò che solo lui poteva indossare toghe tinte completamente di viola. L’associazione con il potere e il lusso andò a rafforzarsi ancor di più con gli imperatori successivi, tanto che le pitture murali e i mosaici che decoravano le ville romane dell’epoca spesso usavano questo colore per trasmettere il proprio status. Anche i sovrani bizantini assunsero un amore per il violetto.  Anche la chiesa cattolica in seguito adottò il colore per adornare i propri vestiti e tutt’ora caratterizza l’identità dei cardinali.

 

Il viola nella storia dell’arte

La pratica pittorica di Monet agli inizi del 900 era radicata in uno studio approfondito sugli effetti di luce e ombra sul colore viola. Egli credeva, infatti, che ia viola fosse in grado di sfruttare la dimensionalità dell’ombra meglio del nero, tanto da asserire: “Ho finalmente scoperto il vero colore dell’atmosfera. È viola”. Un’inclinazione che si diffuse rapidamente all’interno del movimento impressionista tanto che la tonalità venne descritta come “violettomania”. Su questa scia altri artisti radicali del XX secolo hanno poi usato il viola con effetti diversi. Georgia O’Keeffe ha selezionato varie sfumature di viola per creare le pieghe profonde di un fiore nel suo dipinto Black Iris del 1926, cercando di trasmettere forze intangibili come il calore, la sensualità e il vigore. Anche il pittore Francis Bacon userà il viola liberamente attraverso vari dipinti di corpi lamentosi e contorti. Forse il legame più letterale tra la storia dell’arte e la scelta dell’ultravioletto di Pantone, tuttavia, arriva con l’avvento della Pop art negli anni ’60. Le tele serigrafate di Andy Warhol sfoggiavano la tonalità del neon e la sua amica artista Isabelle Collin Dufresne divenne letteralmente l’ombra. Nel 1967, aveva cambiato il suo nome in Ultra Violet e indossava capelli viola, ombretto viola e rossetto viola ovunque andasse. Si unì a una lunga serie di creativi aggiungevano anche il loro tocco personale a questa tonalità seducente.

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