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Vialli, un provinciale che credeva nel lavoro più che al talento

Tutta l'umanità e la professionalità di Gianluca Vialli in un'intervista del 2020 a cura di Piero Almiento (SDA Bocconi)

Circa due anni fa Gianluca Vialli fu intervistato da Piero Almiento, Direttore dell’Online Program SDA Bocconi “Sport Marketing & Sponsorship”.   

Un confronto che proponiamo oggi perché lo riteniamo notevolmente formativo e che sarebbe proporre ai giovani e non solo per capire come bisognerebbe affrontare la vita, qualsiasi sia il settore di lavoro. 

Vialli era un campione di altissima professionalità e in grado di donare immensa umanità, doti che oggi andrebbero insegnate a scuola, all’università, agli atleti di tutti gli sport, ai ragazzi che decidono di voler intraprendere la sfida del lavoro.

L’intervista risale all’11 febbraio 2020, nel suggestivo scenario dell’auditorium del Museo del Violino,  in occasione del 5° Anniversario di Pro Cremona, guarda caso un progetto nato da un’idea di un gruppo di giovani cremonesi per far riscoprire la cultura e la storia della città.

In quell’occasione Pro Cremona insieme al Comune della città lombarda premiarono Gianluca Vialli , quale personaggio che negli anni si era distinto nel proprio campo di competenza a livello nazionale e internazionale, diventando ambasciatore cittadino.

Ringraziamo e Pro Cremona e Cremona 1, emittente televisiva della città grigio-rossa, per il video condiviso su You Tube  che ci ha aiutato a trascrivere i passi salienti di questa bellissima intervista di Piero Almiento a Gianluca Vialli.

L’intervista di Piero Almiento a Gianluca Vialli

Gianluca Vialli, “fiero di essere stato un provinciale”

Stimolato da Piero Almiento, Gianluca Vialli nell’intervista rivendicava il legame con la propria città Cremona e con la Cremonese, la squadra che l’ha fatto conoscere al grande pubblico e diventare professionista.  

“Sono fiero di essere stato un “provinciale”, affermava Gianluca.

Quella provincia che in tanti, soprattutto giovani vedono come limitante, per il percorso di vita e professionale di Vialli è stata la giusta ricetta per la sua crescita. 

Ci vuole un intero villaggio per educare un bambino.

L’appartenenza comunitaria è stato il segreto del successo di Vialli come uomo e come professionista.

Non a caso, rivolto ad Almiento, l’ex giocatore della Juve e della Nazionale, precisava “Io oltre alla mia famiglia, i miei genitori, devo sicuramente ringraziare la mia città…Cremona mi ha aiutato a diventare un certo tipo di uomo. L’uomo che sono oggi e nello specifico dal punto di vista professionale.”

Vialli, “bisogna saper crescere gradatamente”

Il concetto di crescita progressiva per Vialli è stato un valore. Infatti, seguendo l’intervista l’ex Nazionale sottolineava che “credo che sia stata fondamentale perché io credo che la carriera debba essere una progressione e si debba andare passo dopo passo.

“La mia carriera è cominciata nel posto giusto e nella squadra del livello giusto. – continuava Vialli – La Cremonese mi  ha permesso di non dover andare a vivere a Milano o a Roma perché era la squadra ideale nella quale cominciare.”

“Dopo Cremona sono passato alla Sampdoria, quindi a Genova, poi la Juventus e poi sono andato al Chelsea, quindi è stato il modo ideale per poter svolgere la mia carriera. Non avrei voluto arrivare subito in una grande squadra, è stato giusto partire da qui e quindi sono grato.”

Vialli, “non ho mai avuto un bellissimo rapporto con la sconfitta”

“Non ho mai avuto un bellissimo rapporto con la sconfitta.” Sottolineava Vialli al suo intervistatore Piero Almiento.

“Ho sempre diffidato di quelli che dicono o si vince e si perde, va bene lo stesso. Io penso che più ti fa male la la sconfitta e più ti dà le motivazioni per cercare di non sentire più quella sensazione di catalessi. Non riuscivo ad accettarla. Ho sempre giocato con l’idea di non perdere più che con l’idea di battere un avversario.”

“Oggi la mia filosofia è leggermente diversa, ambisco a non perdere mai, o si vince o si perde si impara qualcosa. Quindi, si riesce ad imparare anche dalla sconfitta. Imparare significa evitare di continuare a sbagliare e quindi si può vincere di più.”

Vialli, “credo più alla pratica che al talento”

La cultura professionale di Gianluca Vialli, come peraltro dimostrato in tutta la sua carriera, diventava tangibile nel corso dell’intervista di Piero Almiento.

“Io credo più alla pratica che al talento. – Sosteneva Gianluca Vialli – Il talento non è un semplice dono che riceviamo, ma arriva al termine di un percorso formativo. Prima la formazione, la pratica nell’allenamento e poi arriva il talento.”

Certo per Vialli il percorso verso il talento non era solo un discorso di quantità, ma soprattutto di qualità.

L’omaggio ai suoi allenatori

“Oltre che la quantità della pratica è fondamentale la qualità della pratica. Dipende dai tuoi allenatori, cosi come a scuola dipende dai tuoi professori e io sono stato molto fortunato, ho sempre avuto allenatori che mi hanno fatto sempre fare le cose giuste e non hanno mai consumato un minuto del tempo che ho trascorso con loro, facendomi fare cose sbagliate.”

“Sono molto grato e credo che non sarei arrivato a ottenere risultati che ho ottenuto se non avessi avuto certi allenatori. – Sottolineava Vialli – Ho avuto Lippi, Sacchi, Trapattoni, Vicini, Bearzot, Mondonico. Sono stato molto, molto fortunato.”

Il coinvolgimento è determinante

Per Gianluca Vialli il segreto per diventare una squadra di successo era legata al coinvolgimento dei dirigenti e del gruppo.

“Quando qualcuno ti coinvolge, – emergeva dall’intervista – smetti di essere obiettivo, smetti di essere critico e diventa un fatto di di cuore. E lì, secondo me, che le persone danno il massimo.”

“Tanto è vero che noi alla Sampdoria siamo riusciti a ottenere risultati inaspettati. Ci toglievamo la maglia e ci mettevamo il pigiama della squadra per andare a dormire. E non credo che sia una cosa che oggi succeda spesso.”

“Per anni ho fatto il calciatore – segnalava Vialli – e diciamo che per noi calciatori l’industria del nostro business è regalare emozioni e ricordi alle persone. Noi giochiamo, vinciamo, perdiamo, le persone vanno a casa, sono felici, sono esaltate o invece depresse.

“Adesso che non posso più regalare questo tipo di emozioni? – concludeva Vialli – Voglio essere fonte di ispirazione e quindi vorrei che un giorno un bambino mi guardasse e mi dicesse. Anch’io un giorno voglio essere ambasciatore di Cremona.”

L’intervista integrale nel video di Cremona 1

Saro Trovato

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