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Pasqua, i 10 riti della settimana santa più suggestivi d’Italia

In Italia sono numerosissime le tradizioni legate a questa importante festività cristiana. Oggi andiamo dunque alla scoperta delle 10 tradizioni italiane più belle legate alla Pasqua, da nord a sud.

In tutta Italia, le celebrazioni della Pasqua sono molto sentite e rivelano un’antica tradizione. Fra le processioni dei carri che mostrano le scene della passione di Cristo e gli incontri dei simulacri della Vergine e di Gesù Risorto, sono innumerevoli i dettagli che rendono unici i festeggiamenti pasquali nelle varie regioni italiane. 

Pasqua, i 10 riti della settimana santa più suggestivi d’Italia

Scopriamo, quindi, le 10 tradizioni pasquali più belle, dal nord al sud dell’Italia.

I Pasquali di Bormio

Cominciamo il nostro viaggio attraverso l’Italia da Bormio, in cui a Pasqua sfilano i “pasquali”, delle portantine che accolgono scene a carattere religioso. I pasquali vengono trasportati lungo le strade di Bormio e sono seguiti da un lungo corteo di cittadini vestiti con i costumi tradizionali della regione, che portano con sé oggetti di artigianato e fiori variopinti.

La processione di Orte

La processione che si svolge il Venerdì Santo a Orte è conosciuta per essere la più antica in Italia. Qui, le Confraternite cittadine seguono il feretro di Gesù in una lunga processione che si inoltra nelle stradine della città. Tradizione estremamente sentita dai cittadini di Orte, la processione del Venerdì Santo è molto caratteristica anche per gli indumenti indossati dai confratelli, che camminano scalzi, con delle catene ai piedi, vestiti con abiti bianchi e incappucciati.

Lo spettacolo è davvero suggestivo, anche perché per l’occasione la città spegne tutte le sue luci, lasciando solo le torce dei fedeli ad illuminare il cammino.

Lo scoppio del carro di Firenze

Immancabile nella nostra lista di tradizioni pasquali italiane, lo scoppio del carro che si svolge a Firenze la Domenica di Pasqua, al termine della Santa Messa. Il duomo di Firenze viene raggiunto da un carro trainato da due buoi. Su questo carro troneggia una torretta, che viene chiamata Brindellone.

La festa raggiunge il suo culmine quando una colomba pirotecnica parte dall’altare del duomo e raggiunge rapidamente il carro, facendolo scoppiare. Se la colomba ritorna incolume dopo lo scoppio, non c’è dubbio: quello che si prospetta è un futuro di prosperità.

I “misteri” di Procida

Anche a Procida i protagonisti del Venerdì Santo sono dei carri. Si chiamano “misteri”, e sfilano riportando episodi della vita di Gesù. L’intera processione è accompagnata dalla “chiammata”, un’armonia di trombe e tamburi che rendono ancor più suggestiva la scena.

Le croci di alloro di Tarquinia

A Tarquinia, invece, la tradizione pasquale più sentita avviene la Domenica di Pasqua, quando una statua di legno che raffigura il Cristo attraversa le vie della città preceduta da una processione di nove croci caratterizzate da una corona di alloro, che simboleggia la resurrezione.

I “baballottis” sardi

In Sardegna, ciò che più colpisce delle celebrazioni in onore della Pasqua è che hanno tutte un forte richiamo spagnolo. Le tradizionali processioni iniziano già il Martedì Santo, con la sfilata dei carri, e proseguono il Mercoledì con i “baballottis”, figure bianche incappucciate che fino a sera inoltrata riempiono le strade delle cittadine circondati dal suono dei tamburi e delle matraccas. Con il funerale di Gesù, che avviene la sera, un silenzio surreale cala sulle città.

La “Processione dei Misteri” di Taranto

I riti della Settimana santa di Taranto sono degli eventi che si svolgono nella città a partire dalla Domenica delle palme. Questi riti della Settimana santa risalgono all’epoca della dominazione spagnola nell’Italia meridionale.

La tre giorni dei Riti di Taranto inizia alle 15 del Giovedì Santo, quando i confratelli della confraternita del Carmine, in coppia, cominciano il loro peregrinare tra le parrocchie del borgo umbertino e della Città Vecchia in adorazione davanti agli Altari della reposizione. Poche ore dopo, alla mezzanotte di Giovedì Santo, la prima processione, quella dell’Addolorata, con il simulacro della Vergine vestita di nero che cerca il figlio tra i vicoli dell’isola e oltre il ponte e appare in cima alla scalinata settecentesca di San Domenico.

La Croce dei Misteri, i “perdoni”, confratelli della confraternita dell’Addolorata, che seguono penitenti, ma anche le donne con i ceri, animano la processione, fino al primo pomeriggio del Venerdì Santo, con un passo avanti e alcuni passi indietro. Tutti dietro la Madre in preda al dolore, comprese le bande, a suonare le marce funebri.

Poche ore per riposare e poi un’altra processione, la Via Crucis per eccellenza: alle 17 di Venerdì Santo si apre il portone della chiesa del Carmine, nel cuore del borgo di Taranto. Troccola, Gonfalone, Croce dei Misteri e otto statue che raccontano le ultime ore di vita di Gesù, si susseguono insieme ad oltre un centinaio di confratelli del Carmine e quattro complessi bandistici.

L’“Affruntata” calabrese

In molti comuni calabresi, la Domenica di Pasqua è invece caratterizzata dall’“Affruntata”, in cui i simulacri della Vergine e di Gesù Risorto si incontrano nelle strade principali delle città e sanciscono la resurrezione di Cristo. A Bagnara Calabra, le statue sono tre: si aggiunge infatti San Giovanni, che con l’incontro con il Risorto viene affidato alla Madonna.

La Real Maestranza di Caltanissetta

A Caltanissetta, la tradizione prevede celebrazioni che cominciano con la Domenica delle Palme e si concludono la Domenica di Pasqua. Qui, il lunedì e il martedì si assiste a scene e rappresentazioni teatrali all’aperto, mentre l’evento più caratteristico, quello della Real Maestranza, ha luogo il Mercoledì Santo, quando un corteo di quattrocento persone sfila nella città, in memoria della Maestranza, la storica guardia cittadina istituita per far fronte alle invasioni saracene. Segue una processione di carri che rappresentano le scene della passione.

“U Gioia” di Scicli

Ancora una volta ci troviamo in Sicilia, a Scicli, dove la Domenica di Pasqua si festeggia con “U Gioia”, una processione animata e molto movimentata che coinvolge i cittadini sciclitani e le migliaia di turisti che arrivano per l’occasione ogni anno. A suon di musica e tamburi, il simulacro del Cristo Risorto – che i cittadini chiamano “l’Uomu Vivu” – sfila per le vie del centro storico, dalla mattina fino a tarda sera.

La tradizione sciclitana, con i suoi colori e i suoi suoni avvolgenti, ha ispirato pittori, poeti ed artisti di tutti i generi, fra cui troviamo anche Vinicio Capossela, che dopo aver assistito a “U Gioia” ha inciso il brano “Uomo Vivo (Inno alla gioia)”.

Photocredits: Teresa Morettoni

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